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Metodo di Ricerca ed analisi adottato


Il medoto di ricerca ed analisi adottato è riportato suwww.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com

Vds. post in data 30 dicembre 2009 seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al medesimo blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

giovedì 12 dicembre 2019

giovedì 5 dicembre 2019

martedì 26 novembre 2019

Libia Caratteri Demografci

Caratteri demografici

La popolazione della Libia è pr la maggior parte araba o profondamente arabizzata, sebbene sussistano ancor oggi piccoli nuclei berberi.
Omogenea e compatta risulta essere la popolazione sia dal punto di vista religioso che linguistico, esseno la quasi totalità dei libici di religione musulmana di rito sunnita e di lingua araba nelle sue varie forme regionali.

Nonostante il suo alto tasso d'incremento demografico (3,0%) e le forti correnti immigratorie provenienti soprattutto dai vicini Stati arabi, la Libia è, con i suoi abitanti, uno dei Paesi africani meno densamente popolati (1,3 abitanti per kmq).
La stragrande maggioranza dei libci è concentrata lungo la costa tripolitana e sul suo altopiano, e lungo il litorale cirenaico.
Oltre ai tradizionali villaggi delle oasi dell'entroterra cirenaico, del Fezzan e del Deserto Libico, si stanno recentemente sviluppando nella Sirte, conseguentemente allo sfruttamento petrolifero della regione, nuovi nuclei abitati.
Le due uniche città libiche di una certa importanza sono, la capitale Tripoli che ha da poco raggiunto i 300.000 abitanti, e Bengasi (190.000 ab.), mentre la città di Misurata e di El-Beida superano di poco i 50.000. Tra i centri che contano più di 10.000 abitanti vanno menzionati: Derna, Tobruch, Agedabia, Homs, Zuara, El-Marj e Iefren.

martedì 19 novembre 2019

Libia Lineamenti Geografici


Lineamenti di geografia fisica

La Libia, dalla caratteristica forma quadrangolare, si estende su di una superficie di 1.759.540 kmq, ed è costituita per oltre l'85% da zone desertiche.
Il Paese, che si affaccia a N. per circa 2.000 km sul Mar Mediterraneo, confina ad O. con la Tunisia e l'Algeria, a S. con il Niger ed il Ciad, a S.E. con il Sudan e ad oriente con l'Egitto.

La Tripolitania, la Cirenaica, il Fezzan ed il Deserto Libico sono le quattro grandi regioni naturali in cui si articola la Libia:
- la Tripolitania, che è costituita dalla Tripolitania propriamente deta ed a oriente dalla città più inospitale Sirtica, comprende la parte nord-occidentale dello Stato, estendendosi dalla bassa e sabbiosa costa mediterranea all'altopiano del Nefusa, la cui altitudine varia tra gli 800 ed i 900 metri.
- la Cirenaica, situata nella parte nord-orientale del paese, è caratterizzato dall'omonimo altopiano che si spinge fino al mare con alte e ripide coste degradando ad oriente verso il confine egiziano nella regione della Marmarica.
- il Fezzan, che comprende le vaste estensioni desertiche sud-occidentali, alterna, tra le sperse oasi, formazioni sabbiose ad aridi altipiani rocciosi.
- il Deserto Libico, praticamente privo di vegetazione, quasi del tutto spopolato, ad eccezione dell'oasi di Cufra con il piccolo nucleo abitato di El-Giof, si estende ad oriente del Fezzan ed a sud della Cirenaica penetrando in profondità nell'Egitto occidentale.

La Libia è priva di corsi d'acqua a carattere permanente, essendo i pochi esistenti di tipo stagionale (wadi o uadi).
Il clima libico, che risente dovunque dell'influenza sahariana, è caratterizzato da bassissime precipitazioni e da una rilevante escursione termica, e la temperatura, che si aggira sui 20° di media nelle regioni litoranee, raggiunge i 40/50° verso l'interno.
Gran parte del Paese è soggetto al ghibli, caratteristico vento caldo secco, che soffia dal Sahara verso le zone costiere.


venerdì 25 ottobre 2019

Egitto Caratteri demografici

Caratteri demografici

Secondo la teoria più diffusa il popolo egiziano sarebbe fondamentale di origine camitica, anche se nel corso dei secoli rilevanti sono stati, da un punto di vista etnico, gli apporti di altri popoli del Mediterraneo e del Vicino Oriente.
Fatto storico fondamentale per la formazione dell'attuale cultura egiziana deve essere considerata l'invasione araba del VII secolo d.C. che ha determinato il carattere arabo ed islamico del Paese.
L'arabo è la lingua ufficiale dell'Egitto anche se continuano ad essere commercialmente diffusi l'inglese ed il francese.
Nonostante un'importante minoranza cristiana di fede copta (7%), la religione musulmana è professata dalla stragrande maggioranza degli egiziani.

La quasi totalità della popolazione egiziana, stimata nel 1973 a 35.619.000 unità, vive nelle regioni della valle e del delta del Nilo, dove si raggiunge l'elevatissima densità di circa 1.000 ab. per kmq. Considerando invece l'intero territorio nazionale la densità scende a 35,6 ab. per kmq.
Basandosi sul censimento del 1966, che contava 30.083.419 abitanti, l'incremento demografico annuo si aggira intorno ai 2,1%.
Nonostante la caratteristica essenzialmente rurale del paese, molto elevato risulta il tasso di urbanizzazione, essendo concentrato nelle sole due maggiori città quasi il 25% dell'intera popolazione.
Oltre la capitale. Il Cairo (El-Qahira) che, contando con il suo agglomerato urbano circa 5.800.000 abitanti, è di gran lunga la più popolosa città del Continente africano, vanno menzionate le citta di:

Alessandria         2.200.000 ab.                                    Damanhur                            175.000 ab.
El-Giza                  680.000 ab.                                    El-Fayyum                           155.000 ab.
Imbaba                  410.000 ab.                                    Aswan                                   150.000 ab.
El-Mahalla            325.000 ab.                                    Ismaila                                  144.00   ab.
Tanta                     290.000 ab.                                    El-Minya                               135.000 ab.
Port Said               283.000 ab.                                    Gaza                                      118.000 ab.
Suez                      264.000 ab.                                    Asyut                                     110.000 ab.
El-Mansura           235.000 ab.                                    Sohag                                    102.000 ab.
Zagazig                 180.000 ab.

domenica 20 ottobre 2019

Egitto Lineamenti Geografci


Lineamenti di geografia fisica

L'Egitto, naturale ponte fra il Continente africano e l'asia, si estende per 1.001.449 kmq, dei quali 59.202 in territorio asiatico (Sinai).
Bagnato a N. dal Mar Mediterraneo, dove sviluppa circa 1.000 km di coste, l'Egitto, che si affaccia ad oriente per quasi 2.000 km sul Mar Rosso, confina a N.E. con Israele, a S. con il Sudan e ad occidente con la Libia.

Principale caratteristica della struttura geografica dell'Egitto è l'esiguità della zona abitabile, che si riduce in effetti ai soli 35.577 kmq – pari al 4% dell'intero territorio nazionale – della valle del Nilo e del suo delta. Ad ocidente e ad oriente si estendono rispettivamente il deserto Libico e quello Arabico.
Sono configurabili pertanto quattro principali regioni naturali:
- la valle ed il delta del Nilo, costituita dalla foce del grande fiume e da due strette fasce di terra fertile, dalla profondità di 10-15 km, che costeggiano il Nilo attraversando da S. a N. l'intero Paese;
- la regione orientale, caratterizzata principalmente dal deserto Libico che si estende, a S. dell'omonimo rialto e della depressione di El-Qattara (137 m. al disotto del livello del mare), per oltre due terzi dell'intera superficie del paese, e che presenta nella sua parte meridionale, alla confluenza dei confini con la Libia ed il Sudan, un vasto altipiano culminante nel massiccio dell'Auenat di poco inferiore ai 2.000 metri;
- il deserto Arabico che, situato tra il Nilo ed il Mar Rosso, è considerato il naturale prolungamento delle distese della penisola Arabica. Tale deserto è separato dal mare da una serie di sistemi montuosi, generalmente paralleli alla costa, che superano i 2.000 m. (monte Shayib);
- la penisola del Sinai che, divisa dal resto del Paese dal canale artificiale di Suez, è costituita da una zona pianeggiante lungo le coste del Mediterraneo, del Golfo di Suez e di quello di Aqaba, e da un massiccio montagnoso meridionale, con vette che superano i 2.600 m., che va lentamente degradando verso settentrione.

La rete idrica dell'Egitto è composta oltre che dal Nilo, che dal grande lago artificiale Nasser, si snoda fino al Mare Mediterraneo per oltre 1.200 km, dal suo articolato complesso deltizio che ha inizio a soli 25 km a N. del Cairo, dove si diramano le due principali branche: quella occidentale di Rosetta e quella orientale di damietta.

Il clima delle regioni abitate è fondamentalmente del tipo mediterraneo, mentre quello dell'interno è di tipo sahariano con temperature molto elevate, scarsissime precipitazioni e forti escursioni termiche.


sabato 12 ottobre 2019

Ceuta e Melilla Lineamenti


Lineamenti di geografia fisica ed umana

I possedimenti spagnoli nel Marocco hanno una superficie complessiva di soli 32,3 kmq così suddivisi: Ceuta 19 kmq, Melilla 12,3 kmq, e le menores nel loro insieme circa 1 kmq.
La città di Ceuta, situata di fronte al possedimento britannico di Gibilterra all'imboccatura dell'omonimo stretto, conta attualmente circa 67.000 abitanti.
La città di Melilla, che dista poco più di 60 km dalla frontiera algero-marocchina, ha una popolazione di poco superiore ai 64.000 abitanti.
Tuttavia la popolazione delle due città. Ormai da diversi anni, è in lenta ma costante diminuzione.
Le menores, isolotti di natura rocciosa, che insieme contano soltanto qualche centinaio di abitanti, sono disseminate lungo la costa mediterranea del Marocco.
L'isola Vélez de la Gomera e le isole Alhucemas composte de Penon de Alhucemas e dagli isolotti de Mar e de Tierra, sono situate in posizioni pressapoco equidistanti da Ceuta e da Melilla, mentre l'arcipelago delle Chafarinas, composto dalle isole Congrèso, Isabel II e Rey, si trovano ad oriente di Melilla, in prossimità del confine algero-marocchino.
La popolazione delle plazas de soberania è per la quasi totalità di origine spagnola e di religione cattolica, pur essendo presente una minoranza di musulmani di lingua araba.

sabato 5 ottobre 2019

venerdì 27 settembre 2019

Algeria


Lineamenti di geografia fisica

L'Algeria, situata al centro della regione maghrebina, è uno dei più vasti paesi africani, estendendosi per 2.293.190 kmq.
Lo Stato algerino, che si affaccia a N. sul Mare Mediterraneo con uno sviluppo costiero di olre 1.200 km, confina ad O. con il Marocco, a S. O. con la Mauritania, a S. con il Mali e con il Niger, ed a E. con la Libia e la Tunisia.

L'Algeria si articola in tre grandi regioni naturali:
- la fascia costiera mediterranea, la più densamente abitata, costituita da una serie di pianure, tra cui le più importanti sono quelle di Orano, Algeri e di Annaba, intercalate dalle estreme propaggini della catena montuosa dell'Atlante;
- la regione montagnosa, comprendente i sistemi montuosi del Piccolo e del Grande Atlante – che raggiungono la loro massima altezza con il monte Chélis (2.328 m) nel massiccio degli Aurés – inframmezzati dalla zona stepposa degli altipiani, che disseminata di chott (bacini paludosi e salmastri) varia tra i 700 ed i 1.100 metri di altitudine;
   - la vastissima e desertica regione del Sahara Algerino, che rappresenta oltre l'85% dell'intero Paese ed è costituita dalle immense distese sabbiose del Grande Erg Occidentale, del Grande Erg Orientale e dell'Erg Iguidi e dagli altipiani rocciosi del Tademait, del Tassili n'Ajjer e dell'Hoggar, che con il monte Tahat sfiora i 3.000 m.

Il sistema idrico algerino è formato da corsi d'acqua a prevaelnte carattere torrentizio che, nascendo dal piccolo Atlante, sfociano nel Mediterraneo. Altri corsi defluiscono negli chott della regione interna degli altipiani e nello chott Melrhir situato nella zona di confine algero-tunisina.

Il clima, che è di tipo mediterraneo nel N. del paese, favorendo così una importante attività agricola, diviene semi-arido e continentale nella fascia degli altipiani con forti escursioni termiche tra il giorno e la notte che si accentuano con l'aumentare dell'altitudine.
Torrido e con più marcate escursioni termiche è il clima della regione sahariana, che consente soltanto una radissima vegetazione tranne che nelle sparse oasi dotate di sorgenti naturali.

Caratteri demografici

Anche in Algeria, come generalmente nell'interno Maghreb, etnicamente l'elemento predominante è quello berbero, elemento, peraltro, ormai profondamente arabizzato dalla minoranza di origine araba. Ancor oggi sussistono, tuttavia, soprattutto nella regione della Kabylia, compatti nuclei berberi che tuttora conservano i propri costumi e la loro lingua.
Sono presenti, inoltre, in alcune oasi sahariane elementi negri discendenti da schiavi importati nei secoli scorsi.
Religione comune alla quasi totalità degli algerini è la musulmana di rito sunnita.
Unica lingua ufficiale dello Stato è l'arabo, benchè siano ancora vivi idiomi berberi e sia tuttora molto diffuso l'uso del francese.

Secondo l'ultimo censimento del 1966 la popolazione algerina ammontava a 11.821.679 abitanti, mentre una stima del 1973 ne contava 15.772.000 con un incremento demografico annuo dell'ordine del 3,4% che figura tra i più elevati del mondo.
L'Algeria presenta, a causa delle sue vastissime regioni disabitate del Sud, una bassa densità demografica media che raggiunge appena i 7 abitanti per kmq. Considerando la sola parte settentrionale del paese la densità sale a quasi 50 ab. per kmq, mentre nella zona sahariana cala allo 0,3/0,4 ab. per kmq.
Come negli altri Paesi maghrebini il tasso di urbanizzazione è abbastanza elevato ed in accentuato incremento. Tra le maggiori città, situate tutte nella fascia costiera, oltre alla capitale, Algeri (Al-Jaza'ir) che con il suo agglomerato urbano supera il milione di abitanti, vanno ricordate:

Orano                  410.000 ab.
Costantina           295.000 ab.
Annaba               187.000 ab.
Sidi-bel-Abbes   122.000 ab.
Setif                    115.000 ab.
Blida                   109.000 ab.
Skikda                105.000 ab.
Tlemencen         101.000 ab.

martedì 24 settembre 2019

martedì 17 settembre 2019

Malì

Lineamenti di geografia fisica

La Repubblica del Mali, situata al centro dell'Africa Ocidentale, ha una estensione di 1.204.021 kmq. Il paese, privo di sbocchi sul mare, confina a N.E. Con l'Algeria, ad E. con il Niger, a S.E. con l'Alto Volta, a S. con la Costa d'Avorio e la Guinea, ad O. con il Senegal ed a N.O. con la Mauritania.

Il Mali, che per quasi il 90% del suo territorio è costituito da bassipiani che non superano i 300 m. di altitudine, si può dividere in due vastissime regioni naturali:
- la regione sahariana che, estendendosi a N. della grande ansa del fiume Niger, è formata da ampie distese sabbiose desertiche tra le quali si elevano a N.E., in prossimità del confine algerino, il massiccio montagnoso dell'Adrar Ifora che non supera i 700 m. di altitudine.
- la regione meridionale, o saheliana, costituita da una vasta zona paludosa, compresa tra il fiume Niger ed il Bani, e che, come il resto del Paese, è formata da ampi tavolati, che vanno accentuandosi soltanto ad occidente di Bamako vero il confine guineano.

La rete idrica maliana è basata sul fiume Niger, che attraversa gran parte del territorio nazionale, e sulla rete dei suoi affluenti, tra i quali il maggiore è il Bani. All'estremo occidente il paese è attraversato dal fiume Senegal. A settembre della zona paludosa sono presenti inoltre numerose formazioni lacustri.

Il clima, nelle regioni settentrionali battute dal vento secco dell'harmattan, si presenta di tipo prettamente sahariano, con temperature molto elevate, forti escursioni termiche giornaliere e precipitazioni quasi inesistenti.
Le regioni meridionali sono caratterizzate da temperature molto elevate e da più rilevanti precipitazioni atmosferiche che superano i 1.100 mm annui nell'estremo nord.

Caratteri demografici

Nel Mali, punto d'incontro tra la civiltà arabo-berbera e quella sudanese, si possono incontrare oltre venti diverse etnie. Tra i principali gruppi etnici di ceppo sudanese, che rappresentano circa il 95% dei maliani e che vivono nelle regioni centro-meridionali del Paese, i maggiori sono i Bambara, che da soli formano un terzo dell'intera popolazione, i Fuòbe, i Sarakollè, i Senufo, i Mossin ed i Songhai.
Le regioni settenrionali sono abitate dalla minoranza arabo-berbera che è composta in netta prevalenza dai nomadi.
Mentre il francese è la lingua ufficiale dello Stato, ed ogni gruppo etnico adopera un proprio idioma, la lingua locale diffusa è il mande, che è parlato da oltre i due terzi della popolazione.
Nettamente prevalente è la religione musulmana, professata da oltre il 75% dei musulmani. La restante parte della popolazione segue culti animisti, mentre particolarmente esigua è la comunità cattolica (1%).

Il Mali secondo una stima del 1973, contava 5.376.000 abitanti, con una densità di 4,5 ab. per kmq e con un tasso d'incemento demografico del 2,3% annuo.
La quasi totalità della popolazione abita le regioni centro-meridionali del Paese ed è concentrata, in particolar modo, nella zona del Niger e dei suoi affluenti.
L'unico centro urbano di rilievo è la capitale Bamako, che ha superato i 350.000 abitanti. Le altre principali città del Mali sono:

Mopti      58.000 ab.                                           Sikasso            41.000 ab.
Ségou      53.000 ab.                                           Koulikoro       24.000 ab.
Kayes      52.000 ab.                                           San                  22.000 a

sabato 3 agosto 2019

domenica 28 luglio 2019

sabato 15 giugno 2019

L'attacco del Generale Haftar a Tripoli


Il gen. Khalifa Haftar


Quando il generale libico Khalifa Haftar ha ordinato, il 4 aprile 2019 alle sue forze militari  - l'autoproclamato Esercito nazionale Libicoo (ENL)  di marciare su tripoli, immaginava una rapida vittoria e non troppo cruenta. Egli era convinto che sarebbe stata la popolazione stessa della Tripolitania a richiedere l'intervento del ENL per far cessare le lotte intestine tra le numerose e litigiose milizie che sostengono il Governo di unità nazionale, guidato da Fayez al-Sarraj. Di fatto, tutto questo non è avvenuto. Anzi gli eventi si sono sviluppati in un modo che Haftar non aveva previsto, e l'attacco, per gli effetti che può avere sull'intera regine, è diventato un "incubo" per la comunità internazionale

L'attacco del Generale Haftar a Tripoli
Di Giovanni Sale, S.I.
in LA CIVILTA' CATTOLICA, Quindicinale, Anno 170, n. 4055, 1/15 giugno 2019

In Libia agiscono:

Il Sovrastato, ONU, e la Comunità iternazionale
Gli Stati, ovvero gli attori esterni, Francia, Italia, Russia, Stati Uniti Gran Bretagna
Il Sottostato, componenti di una parte dello stato libico (ENL, Milizie, ecc.)
L'articolo è estremanete esastivo ed utile per vedere il ruolo di ogni attore in chiave amche di esempio per il Modulo 1b del master di 1° Livello in Politica Militare Comparata, Strategie, Dottrine, Armamenti dl 1945 ad oggi.
(mc)

giovedì 23 maggio 2019

venerdì 3 maggio 2019

Francia: L'immigrazione dal nord Africa



 Fonte: Rivista di Geopolitica LIMES

giovedì 25 aprile 2019

Libia. Gli attori esterni


Chi sono gli sponsor di Haftar?
Il triangolo tra Europa, Africa e Medio Oriente

di Matteo Bortolani*




Il grande passo fatto da Haftar a inizio aprile è, oltre all'inizio di una nuova guerra civile, una nuova fonte di preoccupazione per l'Italia, che traeva benefici e sicurezza da un'apparente “tregua” in vigore dal 2016, riaperta a inizio 2019 dall'offensiva (vittoriosa) nel Fezzan contro i gruppi islamisti e l'IS.

Un conflitto congelato, dal cui status quo beneficiava in primis dal nostro paese che ha più interessi nell'ex colonia, tra cui il terminal del gasdotto Green Stream dell'ENI a Melitha, in Tripolitania,  inoltre il controllo della temuta ondata di potenziali profughi, le cui mete non possono che essere i porti italiani. Controllo garantito dal patrocinio dell'Italia al GNA di Al-Serraji.

Ma l'unificazione libica da parte di Haftar può essere avvenuta senza il consenso dei suoi sponsor? Difficile da credere e impossibile pensarlo. In particolare dopo l'avanzata nel Fezzan, con l'onnipresente slogan della “lotta al terrorismo”, di cui in effetti è sempre stato uno dei fautori.

Chi sono questi sponsor da cui il generale ottiene l'appoggio e senza i quali non avrebbe mosso un dito?

Primo tra tutti come sponsor regionale abbiamo l'Egitto di Al-Sisi, grande sostenitore del vicino della Cirenaica, il cui appoggio politico e logistico è fondamentale, Abdel Fattah al-Sisi che si è apertamente schierato con lui. In un comunicato: l'Egitto "conferma il sostegno agli sforzi per combattere il terrorismo, i gruppi estremisti e le milizie per ottenere la sicurezza e la stabilità per i cittadini libici e per consentire la creazione di uno stato civile, stabile e sovrano", ha fatto sapere la presidenza egiziana in una nota stringata ma inequivocabile.

Chi sostiene economicamente e militarmente il LNA sono gli EAU (Emirati arabi Uniti), che con ingenti finanziamenti sostengono l'avanzata verso Tripoli e in particolare fornisce anche i piloti mercenari con elicotteri e aerei d'attacco, con i quali l'aviazione del generale stabilisce una supremazia aerea.

La Russia non ha mai nascosto l'amicizia con il generale e finanzia la campagna di Haftar in cambio di una base militare e interessi delle compagnie petrolifere statali interessate al petrolio libico, oltre che alle oscillazioni che questo determina. The Sun riporta fonti non citate di Downing Street, che ufficiali dell'ex KGB e soldati delle forze speciali russe, in qualità di trainer e addestratori delle forze dell'LNA si sono visti in Cirenaica. Altre fonti non confermate sostengono anche di un coinvolgimento di almeno 300 contractors russi della compagnia Wagner in sostegno della rapida avanzata nel Fezzan, prima della battaglia di Tripoli a inizio anno.

Ciò che ha invece fatto irritare il governo italiano è il sostegno francese all'impresa di Haftar, sostegno mal celato e volutamente profuso, causando anche lo scontro diplomatico con il nostro paese. Un mercenario egiziano, catturato ad Ain Zara, secondo quanto riferisce «Libya Observer», avrebbe confessato che si era imbarcato su un volo in partenza da Benina, l’aeroporto di Bengasi e diretto a Jufra. «Lo stesso dove erano a bordo 14 libici, 30 egiziani e sei consiglieri militari francesi». La notizia, se trovasse riscontri, spazzerebbe via ogni dubbio sul comportamento di Parigi, sconfessandone le reiterate dichiarazioni in sede ONU sulla totale estraneità all’offensiva del generale del 4 aprile.

Quindi Haftar prima di negoziare con Roma ha avuto il placet per l'impresa 4 giorni prima a Parigi, fornendo così un'idea su chi sia il reale problema del caos libico e quale sia la scala gerarchica seguita dal generale. La questione passa all'Italia, che ha scelto la via diplomatica in via principale, e la via manu militari in via secondaria, tutto questo finchè l'urto viene retto dalle milizie di Misurata e le altre milizie che sostengono il GNA, ma se queste dovessero cedere? Quali saranno i possibili sviluppi? In vista dell'enorme rischio di un flusso migratorio incontrollato dovrebbe anche l'Italia alzare il tiro?

* Il Dott. Matteo Bortolami ha conseguito un Master di 1° LIvello in Terrorismo ed Antiterrorismo Internazionale, Unicusano, 2018.                                                                               24 aprile 2019

mercoledì 24 aprile 2019

Libia. Parigi rafforza la sua influenza in Africa


La mossa francese per mettere le mani sulla Libia
E l’Italia?



di Matteo Bortolani*

La risoluzione 1973 ONU che ha legittimato l‟intervento militare che garantisse una no-fly zone sui cieli libici a scopi “umanitari” ovvero preservando i ribelli dai bombardamenti del raìs, non solo, la no-fly-zone è stato il primo passo, si è passati molto presto al diretto supporto delle milizie ribelli, con azioni anche aria-terra e non solo aria-aria. La frettolosa campagna aerea condotta dalle nazioni unite senza una exit strategy o un obbiettivo politico anche a medio termine, ha portato ad una seconda guerra civile, l‟inserimento dell‟Isis e la frammentazione politica attuale.
L‟intervento francese si è dimostrato disastroso, se non per lo scopo principe, ovvero l‟eliminazione di Gheddafi. Ora il governo francese si è spostato in un‟asse diverso rispetto a quello delle Nazioni Unite, ovvero supporta il generale Haftar in controtendenza e in alcuni casi anche di scontro con i suoi partner europei, tra cui l‟Italia.
Come gestì il quadro libico l‟Italia? Quale futuro si prospetta?
In Italia, l‟allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si mostrò scettico nell‟abbattere il colonnello, con cui mesi prima aveva concluso vantaggiosi accordi economici e si trovò in grande difficoltà a fornire basi e aerei per il bombardamento del suolo libico. Ciò che la Francia ha cominciato l‟Italia deve finire, per questo è importante ridefinire in termini più massicci l‟influenza italiana in Libia, necessario è scrollarsi di dosso quel decennale servilismo che danneggia gli interessi italiani proprio sulla sua ex colonia.
Come’è intervenuta l’Italia e quali sono gli interlocutori?
L’Italia sostiene il premier Al Serraji, pur considerato un interlocutore legittimo dall’ONU, non ha i mezzi ne l’influenza politica necessaria per poter governare, non tanto per il sostegno internazionale, ma per l’effettivo potere che ha a disposizione, non essendo molto conosciuto è legato alle milizie con un legame più economico che politico, di convenienza, in quanto l’unico posto dove ha effettivamente potere è la base navale in cui ha sede.
Le personalità che godono di maggiore fama e seguito sono tre: Haftar l‟uomo forte del parlamento di Tobruk, Ghwell primo ministro fino al 2017 e autore di un tentato golpe e forte di una base clientelare con varie milizie, infine una figura molto conosciuta in Libia ma poco acclamata dalla stampa occidentale ovvero il secondogenito di Gheddafi, Saif Al-Islam.
Ha senso continuare a giocare a fondo perduto su Al-Serraji o ha più senso puntare su un leader più carismatico e incisivo?



* Dottore, Ricercatore CESVAM

venerdì 12 aprile 2019

Libia: una situazione in evoluzione



Il Governo di Alleanza Nazionale di Fayez Al-Serraji: da chi è sostenuto?


(Bortolani)


In Tripolitania ha sede il GNA, presieduto da Fayez Al-Serraji che formalmente controlla la regione, in realtà la Libia è un mosaico di milizie e l‟assetto tribale è fondamentale per capire chi sta da una parte e chi dall‟altra. Infatti il governo di accordo nazionale si appoggia su varie milizie che controllano il territorio e dovrebbero rispondere al GNC, questo appoggio deriva più da un fattore economico poiché vengono stipendiate dalla banca centrale libica e dai fondi garantiti dalle risorse dei terminal petroliferi e dei gasdotti.                                                          
Il premier Al-Serraji è caldamente sostenuto dall‟Italia e dall‟ONU, ma ha un peso politico bassissimo e non ha il reale controllo nemmeno della sua città Tripoli, che è sotto il controllo di più milizie.
Il braccio armato più forte del GNC è formato dalle milizie di Misurata, con 40.000 uomini è la forza militare più forte nel quadro della Tripolitania, ha sostenuto la battaglia per scacciare lo Stato Islamico da Sirte e ne può vantare la vittoria. Inoltre sul suo fondamentale supporto è stata lanciata l‟operazione Alba libica e su di essa vertono le sicurezze del governo di Fayez Al-Serraji.
Altre milizie che compongono l‟ombrello sotto il GNC, combattono le milizie di Haithem alTajouri (Tripoli defence Brigade), Abdul Ghani al-Kikli (central security authority), Abdel Rauf Kara (RADA, deterrence forces,  o la Nawasi Brigade a Tripoli ne quartiere Suq alJouma e numerose altre milizie di Misurata che operano nella capitale.
L‟Italia sostiene il premier Al-Serraji e ha sul campo l‟operazione Ippocrate, Nell‟ambito della collaborazione e del supporto fornito dalle autorità italiane a quelle del governo di accordo nazionale libico nel processo di stabilizzazione del paese e a seguito di specifica richiesta libica al governo italiano, il Parlamento autorizzò nel 2016 lo schieramento di una struttura ospedaliera campale nell‟area di Misurata a partire dal 2017.
L‟intervento si inseriva nell‟ambito del supporto umanitario e sanitario che l‟Italia forniva al popolo libico con il trasporto e ricovero in Italia di feriti libici e la spedizione di farmaci e di supporti sanitari  (3 voli per trasporto feriti e 4 spedizioni di farmaci).
L‟operazione, dal 1° gennaio 2018, è stata riconfigurata nell‟ambito delle attività di supporto sanitario e umanitario previste dalla “Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia”.36

venerdì 29 marzo 2019

SOMALIA. si aggrava la crisi umanitaria



Gli Stati Uniti hanno avviato una campagna di bombardamenti aerei in Somalia che è diventata più intensa dopo l'arrivo alla Presidenza di Donald TRump. Nel 2018 sono state almeno 2326 le vittime di 47 raid aerei statunitensi . Dall'inizio del 2019 i bombardamenti sono stati 24 con 225 vittime . I raid secondo fonti di Al Shabaab causano la morte di molti civili. In ogni caso, secondo fonti del New York Times, i bombardamenti hanno aggravato la crisi umanitaria in Somalia

domenica 24 marzo 2019

ALGERIA: le proteste continuano


Da 22 Febbraio 2019 sono in corso in Algeria proteste popolari sempre più massicce contro la candidatura ad un quinto mandato di Abedelaziz Bouteflika, al potere del 1999. . Dalla Svizzera dove è ricoverato per cure Bouteflika ha mandanto una lettera al popolo algerino in cui promette in caso di rielezione il 18 aprile di indire le elezioni presidenziali libere ed anticipate.

La lettera è stata accolta in modo negativo, quasi come benzina sul fuoco e le proteste sono aumentate. Secondo i commentatori il sistema algerino sta raccogliendo frutti di quello che ha seminato . LO scontento deriva da anni di corruzione dilagante e fragilità istituzionale, minate dalla concentrazione del potere nelle mani di pochi. Tutto questo da inevitabilmente portando il paese al disastro.

L'Algeria, uno dei pochi stati ancora stabili nell'Africa settentrionale rischia di diventare instabile se la classe dirigente non prende atto della situazione ed indice nuove elezioni libere e portare al governo una nuova classe dirigente.

L'esercito scarica Nouteflika" uno dei tanti titoli apparsi sulla stampa algerina dopo le dichiarazioni del capo di stato maggiore algerino Ahmed Gaid  Salh che in una dichiarazione ha detto che intende ricorrere all'articolo 102 della costituzione che dichiara il presidente "inadatto" alla carica di presidente.

domenica 17 marzo 2019

Africa centrale: una evoluzione non auspicabile

Lo Stato Islamico nel Sahel è una possibile nuova minaccia?

Ci sono rischi concreti di un nuovo Stato Islamico nel Sahel? 
Ciò che preoccupa l‟intelligence occidentale è l‟annuncio della creazione dell‟ISBS “Grande Stato Islamico del Sahara”, la terra in cui si sta sviluppando è il confine tra Libia, Niger e Mali, dove il controllo statale è assente e i traffici illegali prosperano. La cosa che preoccupa di più è la probabile alleanza tra i gruppi Quaedisti della zona e gli uomini vicini allo Stato Islamico, tra cui molti jihadisti scappati da Derna e Sirte.
Quali sono questi gruppi? Il gruppo jihadista della regione è Al-Mourabitoun “Le sentinelle” capeggiato da Adnan Al Saharawi, ora è il fondatore dell‟ISGS.
Adnan al-Sahrawi era l'ex portavoce e autoproclamato emiro (leader) del gruppo di al-Qaeda al-Mourabitoun ("Le sentinelle") basato sul Sahara. Nel maggio 2015, Sahrawi ha promesso la fedeltà di Mourabitoun all'ISIS e al suo califfo Abu Bakr al-Baghdadi, che esorta "altri gruppi jihadisti a fare altrettanto". Il Sahrawi si è quindi separato da al-Mourabitoun per formare il proprio gruppo, lo Stato islamico affiliato all'ISIS nel Grande Sahara (ISGS) , alias Stato islamico del Sahel. Si sospetta che attualmente operi al di fuori del Mali.
Sembra esserci il suo gruppo dietro l‟uccisione di 4 soldati americani nel deserto ed è guardato con preoccupazione non tanto per le sue azioni in questo momento, finora poco rilevanti, ma per le capacità espansive che potrebbe avere nella zona.
Il territorio in cui si sta espandendo è il confine tra Niger e Mali, una terra di nessuno dove prosperano i traffici illegali, dal contrabbando al traffico di migranti, in questo territorio passano infatti l‟80% dei migranti che si dirigono verso l‟Europa, non solo, è lo snodo che poi porta i migranti nel Fezzan, e quindi nella costa libica per imbarcarsi verso l‟Europa. Il territorio è da tempo a rischio radicalizzazione e da tempo le formazioni jihadiste fanno molti proseliti tra queste popolazioni nomadi.
La cosa che preoccupa di più è la sospetta ma non confermata alleanza tra l‟ISBS e l‟AQIM (Al Qaeda nel Maghreb  islamico) di Belmokhtar, un fantasma, l‟” imprendibile” francesi, se non è chiara l‟effettiva alleanza tra i 2 teorici rivali, è certa la connivenza e sospetta radicalizzazione con i Tuareg di Ansar Dine e altri gruppi nomadi del deserto, oltre che il legame lato con Boko Haram che opera in Nigeria.
 Lo scopo è la lotta contro il G5 (Niger, Mali, Burkina Faso, Mauritania e Ciad), e le forze internazionali che qui vi operano, tra cui la Francia con l‟operazione Barkhane (circa 4000 uomini) e forse nei prossimi mesi del 2018 anche l‟Italia, che deve superare l‟ostruzionismo francese che opera nelle sue ex colonie. È necessario un intervento italiano? Quanto è rischioso? Quanto è rischioso non intervenire?
Ricercatore Cesvam, Dott. Matteo Bortolami

giovedì 14 marzo 2019

Libia ed iniziative altrui



La mossa francese per mettere le mani sulla Libia

E l’Italia?
La risoluzione 1973 ONU che ha legittimato l‟intervento militare che garantisse una no-fly zone sui cieli libici a scopi “umanitari” ovvero preservando i ribelli dai bombardamenti del raìs, non solo, la no-fly-zone è stato il primo passo, si è passati molto presto al diretto supporto delle milizie ribelli, con azioni anche aria-terra e non solo aria-aria. La frettolosa campagna aerea condotta dalle nazioni unite senza una exit strategy o un obbiettivo politico anche a medio termine, ha portato ad una seconda guerra civile, l‟inserimento dell‟Isis e la frammentazione politica attuale.
L‟intervento francese si è dimostrato disastroso, se non per lo scopo principe, ovvero l‟eliminazione di Gheddafi. Ora il governo francese si è spostato in un‟asse diverso rispetto a quello delle Nazioni Unite, ovvero supporta il generale Haftar in controtendenza e in alcuni casi anche di scontro con i suoi partner europei, tra cui l‟Italia.
Come gestì il quadro libico l‟Italia? Quale futuro si prospetta?
In Italia, l‟allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si mostrò scettico nell‟abbattere il colonnello, con cui mesi prima aveva concluso vantaggiosi accordi economici e si trovò in grande difficoltà a fornire basi e aerei per il bombardamento del suolo libico. Ciò che la Francia ha cominciato l‟Italia deve finire, per questo è importante ridefinire in termini più massicci l‟influenza italiana in Libia, necessario è scrollarsi di dosso quel decennale servilismo che danneggia gli interessi italiani proprio sulla sua ex colonia.
Come’è intervenuta l’Italia e quali sono gli interlocutori?
L’Italia sostiene il premier Al Serraji, pur considerato un interlocutore legittimo dall’ONU, non ha i mezzi ne l’influenza politica necessaria per poter governare, non tanto per il sostegno internazionale, ma per l’effettivo potere che ha a disposizione, non essendo molto conosciuto è legato alle milizie con un legame più economico che politico, di convenienza, in quanto l’unico posto dove ha effettivamente potere è la base navale in cui ha sede.


Le personalità che godono di maggiore fama e seguito sono tre: Haftar l‟uomo forte del parlamento di Tobruk, Ghwell primo ministro fino al 2017 e autore di un tentato golpe e forte di una base clientelare con varie milizie, infine una figura molto conosciuta in Libia ma poco acclamata dalla stampa occidentale ovvero il secondogenito di Gheddafi, Saif Al-Islam.
Ha senso continuare a giocare a fondo perduto su Al-Serraji o ha più senso puntare su un leader più carismatico e incisivo?

venerdì 8 febbraio 2019

mercoledì 30 gennaio 2019

Africa Centrale. L'epicentro del traffico degli emigranti


Controllare il Fezzan per controllare il rubinetto dei migranti

Il passaggio dei migranti dall’ Africa centrale alle coste mediterranee attraversa due direttrici una dal corno d’ Africa (Somalia, Eritrea ed Etiopia) e l’ altra dal golfo di Guinea (soprattutto Nigeriani oltre che dai paesi limitrofi), queste passano attraverso il confine tra Niger e Mali, zona semidesertica in nella più completa anarchia, dove lo stato è assente e dove ogni organismo è senza giurisdizione.
La terra di nessuno si canalizza attraverso il Fezzan, fino alla città di Sabha, lo snodo dove i migranti vengono rivenduti come schiavi e portati verso nord dai gruppi criminali sulla costa dove vengono messi suoi barconi per l’ Italia. La gestione di questi traffici è in mano alle tribù del sud libico che guadagnano sullo sfruttamento dei migranti, e tra questi ci guadagnano anche le formazioni jihadiste.
L’Italia mantiene gli assetti sulla costa con legami più o meno noti con vari enti tribali della zona costiera, in particolare quelle nell’ibrida galassia del GNC, dove il legame è più forte. Quindi il freno italiano è stato azionato sulla punta della direttrice, mentre ciò che più preoccupa è il rafforzamento di tutte quelle formazioni di jihadisti e trafficanti nella loro orbita.
Il Fezzan necessita delle attenzioni italiane e dovrà entrarci ancora di più, anche se l’ingerenza implicherebbe il conflitto di interessi con i francesi che mantengono l’ influenza sul Niger e Mali (dove combattono con l’operazione Serval contro i vari gruppi jihadisti nella zona), come ben visto dal freno all’intervento italiano nel Niger.
Il traffico dei migranti ha il suo epicentro nell’ alto Sahel, il controllo anche diretto del Fezzan è fondamentale se si vuole agire sulla tratta dei migranti, e su un maggiore controllo del suolo libico, conquistarsi la fiducia, non solo economica delle tribù locali, sarebbe fondamentale per arrivare a creare quel principio di controllo che tanto ci serve.

Ricercatore Cesvam dott. Matteo Bortolami


lunedì 14 gennaio 2019

lunedì 7 gennaio 2019

Indici Statistici al 31 dicembre 2018



Aperto nel 2008, ha un totale di 12724 visitatori

 con una media mensile che oscilla tra i 300 e 400 visitatori mensili

Sono stati pubblicati 250 post.

Come utenza, sorprende che dalla Russia
 vi sono 215 contatti,
mentre sull’ordine delle unità sono
i contatti dall’ Italia, Francia ed altri paesi europei.

(info:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org)

venerdì 4 gennaio 2019

Tesi di Laurea


La tesi è disponibile previo consenso dell'Autore,
presso il CESVAM
(info:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org)

Cartine: Sudan ed Algeria