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Metodo di Ricerca ed analisi adottato


Il medoto di ricerca ed analisi adottato è riportato suwww.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com

Vds. post in data 30 dicembre 2009 seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al medesimo blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

mercoledì 30 gennaio 2013

Un volume di interesse sulla patnerschip Eu-Africa

Strengthening the Africa-EU Partnership on Peace and Security: How to Engage African Regional Organizations and Civil Society

edited by Nicoletta Pirozzi

Nuova Cultura Nuova Cultura

IAI Research Papers No. 6

October 2012
Pages 105, Euro 15,60
ISBN 978-88-6134-887-5

 Online order     download pdf.gif (151 byte) 1,82 Mb

 The volume

The Joint Africa-European Union Strategy (JAES), adopted at the Lisbon Summit in December 2007, was conceived to overcome the unequal partnership between the African and European continents by establishing a framework of cooperation based on shared values and common objectives. In particular, it was designed as an inclusive and people-centred partnership, aimed at involving both institutional and non-institutional actors beyond the Brussels-Addis Ababa axis. However, already during the first implementation phase (2008-2010), it became clear that these conditions were far from being fully realized and needed a longer timeframe to display their potential. The Tripoli Summit in November 2010 and the second Action Plan (2011-2013) have tried to address some of these problems, but full implementation of the Joint Strategy is still a work in progress.
This study analyses the sub-optimal involvement of two main stakeholders, namely African regional organizations - Regional Economic Communities (RECs) and Regional Mechanisms (RMs) - and civil society actors, especially non-governmental organizations. It addresses current engagement in and the potential of civil society's contribution to Africa-EU relations in the field of peace and security, by looking at their interaction with institutions on the continent and their added value in sectors such as early warning, crisis management, mediation and training. Finally, it offers some policy recommendations for the future implementation of the Joint Strategy, in particular on the issues of dialogue, capacity-building and funding.

This study has been conducted by IAI in the framework of the project"Strengthening the Africa-EU partnership on peace and security: how to engage African regional organisations and civil society", commissioned by the Brussels-based Foundation for European Progressive Studies (FEPS) with the support of the European Parliament.

Main findings and policy recommendations published also as IAI Working Paper 1228.

 The editors

Nicoletta Pirozzi is Senior Fellow in the European affairs area at the Istituto Affari Internazionali (IAI).

 The authors

Gianni Bonvicini, Valérie Vicky Miranda, Nicoletta Pirozzi, Kai Schäfer.

lunedì 21 gennaio 2013

Africa Centrale


CONGO, REPUBBLICA DEMOCRATICA. 2012 Dicembre 12. Nord Kivu: a rischio i negoziati.
I Colloqui tra il Governo di Kinshasa e il ribelli del movimento M23  a Kapala con la mediazione dei Paesi dei Grandi Laghi sono a rischio e si profila la ripresa dei combattimenti. Francois Rucogoza, segretario esecutivo del M23 ed ex ministro della Giustizia nel Nord Kivu accusa il Governo di Kinshasa di aver passato per le armi soldati governativi appartenenti ad una etnia minoritaria, quella di lingua kinyarwanda e di non aver aiutato la popolazione del Nord Kivu. Raymond Thhibanda, capo della delegazione governativa ha respinto le accuse imputando a sua volta ai ribelli sistematiche e ininterrotte violenze.
Le trattative a Kampala sono basate sull’accordo del 23 marzo 2009 e secondo il primo Ministro congolese Matata Ponyo non vi è spazio per altre concessioni.
Il movimento ribelle formato da ex guerriglieri che il 23 marzo 2009 firmarono un accordo e furono integrati nell’Esercito congolese, salvo poi disertare in massa accusando il Governo di violare i patti, sembra orientato a riprendere i combattimenti.
Parole Chiave: Minoranze. Sicurezza Rischio Paese. Confine. Guerriglia. Etnia.

martedì 15 gennaio 2013

Sudan La Nascita del Sudan del Sud. Precedenti

Sudan . Materiale di Approfondimento

Luciano Larivera S.I. La Secessione del Sud Sudan

Il 9 luglio 2011 è nata la Repubblica del Sud Sudan, dopo il referendum secessionista del 9-15 febbraio scorsi. Sarà il 54° Stato Africano, grande il doppio dell’Italia e con dieci milioni di abitanti, in attesa del rientro dei profughi ed emigrati. Il Sud Sudan, con capitale Juba, era già affidatoad un Governo semi-autonomo del 9 gennaio 2005, quando fu siglato l’Accordo comprensivo di pace(CPA Comprehensive Peace Agreement) dopo due guerre civili (1956-72) 1983-2005). La questioni di Khartoum e Juba devono ancora risolvere , in applicazione den CPA, sono: la delimitazione delle frontiere, la gestione delle risorse petrolifere, la sorte della regione di Abyei, la cittadinanza, la moneta, la ripartizione del patrimonio e dei debiti dei due Stati, la sicurezza dei rispettivi cittadini, in particolare delle popolazioni nomadi e delle minoranze anche religiose.
Articolo. La Civiltà Cattolica, Anno 162 2011 I 425-431, quaderno 3857, 5 marzo 2011
Sito web. www.laciviltàcattolica.it; e mail laciviltàcattolica.it

martedì 8 gennaio 2013

Il Mali vittima delle primavere arabe





Una ragazza di 15 anni è stata umiliata con sessanta colpi di frusta dalla polizia islamica di Timbuctù perché si era intrattenuta a parlare per strada con alcun uomini. La stessa fonte rileva che le sedi della polizia religiosa erano piene di donne arrestate perché non si erano adeguate alle nuove norme sull’abbigliamento.
Queste notizie fanno ancora riflettere sulla Religione Mussulmana, sulla shairia, sulla applicazione di tali norme soprattutto verso le donne ed il ruolo della donna nella società umana nella versione fondamentalista islamica. Chiedere ad esponenti islamici, sia laici e sia religiosi se questo è possibile alla luce della loro grande cultura e tradizione; chiedere come possono confrontarsi con un mondo occidentale che ha ormai raggiunto il concetto della parta tra uomo e donna. E per noi italiani come si applica a costoro, che in italiana sono stati accolti, che credono nella schiaria, l’articolo 2 della nostra Costituzione.
In attesa di risposta la nota è incentrata sulla situazione del Mali, paese devasto e sconvolto dall’onda lunga delle cosiddette primavere arabe, che, nate per dare maggiore libertà e democrazia contro i dittatori, si stanno rilevando dei veri e propri inverni freddi e bui, in presenza di una affermazione di un fondamentalismo alto medioevale. La Tunisia per prima sta sperimentando questo inverno.
In Mali le milizie islamiche si sono impossessate del nord del paese ed hanno applicato la schairia in modo integrale. Quale il lor percorso per arrivare a questo.

Il Mali Una storia complessa: dalla dittatura alla democrazia.
Lo stato del Mali, già colonia francese con il nome di Sudan francese, ha acquisito l’indipendenza il 20. Giugno 1960, unito al Senegal nella Federazione del Mali. Collassata in breve tempo la Federazione, il Mali si è proclamato indipendente il 22 settembre 1960. Da questa data al 1968 ha subito la dittatura di M. Ketia, di stampo “socialista” che è collassata dando spazio ad una dittatura militare, dal 1968 al 1991, guidata da M. Traorè. Varata una costituzione democratica nel 1992, dal 1993 è stato avviato un processo di democratizzazione accettabile, che, tra l’altro prevede, la elezione del presidente della repubblica a suffragio diretto con mandato di 5 anni, ed una Assemblea Nazionale, composta da 147 membri in grado di legiferare. Fino alla fine del 2011 era presidente Amadau Tourè, eletto il 12 aprile 2002 e rieletto il 29 maggio 2007. Primo ministro Cisse Marian Sidibe, in carica il 3 aprile 2011 fino alla vigilia delle primavere arabe. Fino al 2011 il mondo occidentale considerava il Mali un paese stabile, con una presenza di un islam moderato e con buone prospettive di sviluppo.

L’Effetto domino  
In poco più di otto mesi il Paese è stato sconvolto. Si è spaccato in due e a nord la rivolta si è impossessata di tutto il territorio tanto che oggi il paese è diviso da una frontiera invisibile, creando una repubblica islamica; problemi endemici che gravano sul paese sono esplosi e il governo non è riuscito a gestirli, provocando l’intervento dei militari a fine marzo che hanno deposto Amadou Toumani Tourè, considerato troppo debole; l’esercito è troppo debole per riprendere il controllo dei territori del nord.

Una situazione molto grave per la stabilità internazionale. Stati Uniti, Francia, la nume tutelare del Paese, e l’Unione Europea sono stupite dall’evolversi della situazione ed ancora non sanno come agire, sbigottite solo dal fatto che il Mali è diventato dall’oggi al domani il nuovo teatro della “guerra al terrorismo”.

Che cosa è successo?
Il fatto che nel nord Mali si sia costituita una repubblica islamica fondamentalista, forte e compatta, permeata da Al Qaeda ed altre organizzazioni estremistiche islamiche, è dovuto alla primavera araba soffiata in Libia, ovvero alla caduta di Muammar Gheddafi. Gheddafi per il Mali era uno zio ricco, snob, imprevedibile, un po’ pittoresco, che aveva ampia influenza sulla classe dirigente del Mali, che sosteneva con fiumi di petrodollari, di pari passo che sosteneva le popolazioni tuareg del nord da sempre in lotta con il potere centrale di Bomako, che il leader libico addestrava nei suoi campi di addestramento. Inoltre li impiegava anche nelle sue forze armate, tanto che molti di loro hanno partecipato al conflitto con i cirenaici del Cnt in difesa di Gheddafi stesso. Al momento della caduta di Gheddafi, i tuareg e le altre milizie si sono ritirati, con tutte le loro armi, più quelle rastrellate in Libia, di notevole quantità, in Mali. Questo è un passaggio chiave per comprendere la situazione d’oggi in Mali.

All’inizio del 2012, la insignificante latente rivolta presente nel territorio del nord si è rinvigorita: in nome del Movimento nazionale per la liberazione dell’Azawad, i tuareg hanno iniziato ad attaccare l’esercito governativo. Rinforzati da vari gruppi di fondamentalisti islamici che operavano come milizie, i Tuareg riescono in breve ad avere ragione delle forze governative, troppo deboli e disorganizzate e scarsamente equipaggiate che si ritirano a sud della linea immaginare di confine arroccandosi a Mopti. I Tuareg riescono a controllare il Nord Mali un territorio che è grande come la Francia. A maggio i Tuareg concludono un accordo con gli esponenti delle milizie islamiche, sopratutto quelle espressioni di Al Quaida nel Magreb islamico (Aqmi). Un accordo che da loro stessi smentito in pochi giorni in quanto gli esponenti delle milizie rilevarono le loro reali intenzioni. I Tuareg sono stati tutti messi in fuga e emarginati dai miliziani espressione dei fondamentalisti islamici, che sono gli attuali vincitori della rivoluzione. Le milizie fondamentalisti amministrano le principali città del nord: Kidal, Gao, Timbuctou.
Il gruppo leader di queste milizie è un gruppo islamico chiamato Ansar Eddine , dall’arabo “difensori della fede”, che, come primo atto, è stata la creazione della polizia religiosa; questa punisce con pene corporali il consumo di alcool e di sigarette, punisce con l’amputazioen della mano i ladri, aggredisce e punisce le donne che non rispettano la legge islamica, e si prefigge di portare il Jihad in tutta l’Africa Occidentale.
Il capo di Ansar Eddine è Iyad ag Ghali, tuareg maliano convertito al fondementalismo, estremista che nega colloqui con i suoi vecchi compagni parlamentari a Bomako, sostenendo che i parlamentari sono dei miscredenti in quanto vogliono dettare e fare la “legge”, attività che, secondo lui, può svolgere solo Dio. Il vero potere di Iyad ag Ghali nasce dalla sua principale attività che ha svolto negli utili dieci anni:intermediario per liberare gli occidentali in mano ai rivoluzionari. Il riscatto passava per le sue mani e, insieme ai servizi segreti di Bomako, molto vi rimaneva.
 Queata dei rapimenti di turisti stranieri per poi chiedere il riscatto è stata una industria fiorente in Mali. Che si innesta con le altre attività illegali: traffico di armi, di schiavi, di organi umani, droga, sigarette ed altro. Il grande errore dei Paesi occidentali è stato quello di non comprendere che questa attività illegale di criminalità organizzata aveva creato nel territorio del nord una rete criminale che aveva dissolto lo stato di diritto. Bomako non controllava più il nord, ove la legge, prima delle primavere arabe, la faceva capi e capetti come Iyad ag Ghali. Con la primavera araba si è creata una simbiosi tra la criminalità organizzata e i gruppi jihadisti, cementata dai lauti guadagni dei traffici illeci, che arricchivano anche i politici maliani tra cui l’ex presidente Amadou Toumani Tourè è il precedente che fa comprendere come in pochi mesi le strutture stauali del Mali siano state abbattute nei territori del nord.

Una popolazione in fuga

In poco più di u semestre, oltre 500.000 maliani è fuggito dai territori del nord per non socciacere alla legge islamica, riversandosi nei paesi vicini, in particolare verso il Niger, il Burkina Faso, e verso gli altri paesi del sud. Proprio i profughi portano le notizie di come si vive nel nord. Le notizie sono aberranti. Gli abitanti di Aguelhok sono rimasti sconvolti dalla lapidazione ( uccider ele persone a colpi di pietre) di una coppia che aveva avuto dei figli fuori dal matrimonio