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Metodo di Ricerca ed analisi adottato


Il medoto di ricerca ed analisi adottato è riportato suwww.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com

Vds. post in data 30 dicembre 2009 seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al medesimo blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

domenica 17 marzo 2019

Africa centrale: una evoluzione non auspicabile

Lo Stato Islamico nel Sahel è una possibile nuova minaccia?

Ci sono rischi concreti di un nuovo Stato Islamico nel Sahel? 
Ciò che preoccupa l‟intelligence occidentale è l‟annuncio della creazione dell‟ISBS “Grande Stato Islamico del Sahara”, la terra in cui si sta sviluppando è il confine tra Libia, Niger e Mali, dove il controllo statale è assente e i traffici illegali prosperano. La cosa che preoccupa di più è la probabile alleanza tra i gruppi Quaedisti della zona e gli uomini vicini allo Stato Islamico, tra cui molti jihadisti scappati da Derna e Sirte.
Quali sono questi gruppi? Il gruppo jihadista della regione è Al-Mourabitoun “Le sentinelle” capeggiato da Adnan Al Saharawi, ora è il fondatore dell‟ISGS.
Adnan al-Sahrawi era l'ex portavoce e autoproclamato emiro (leader) del gruppo di al-Qaeda al-Mourabitoun ("Le sentinelle") basato sul Sahara. Nel maggio 2015, Sahrawi ha promesso la fedeltà di Mourabitoun all'ISIS e al suo califfo Abu Bakr al-Baghdadi, che esorta "altri gruppi jihadisti a fare altrettanto". Il Sahrawi si è quindi separato da al-Mourabitoun per formare il proprio gruppo, lo Stato islamico affiliato all'ISIS nel Grande Sahara (ISGS) , alias Stato islamico del Sahel. Si sospetta che attualmente operi al di fuori del Mali.
Sembra esserci il suo gruppo dietro l‟uccisione di 4 soldati americani nel deserto ed è guardato con preoccupazione non tanto per le sue azioni in questo momento, finora poco rilevanti, ma per le capacità espansive che potrebbe avere nella zona.
Il territorio in cui si sta espandendo è il confine tra Niger e Mali, una terra di nessuno dove prosperano i traffici illegali, dal contrabbando al traffico di migranti, in questo territorio passano infatti l‟80% dei migranti che si dirigono verso l‟Europa, non solo, è lo snodo che poi porta i migranti nel Fezzan, e quindi nella costa libica per imbarcarsi verso l‟Europa. Il territorio è da tempo a rischio radicalizzazione e da tempo le formazioni jihadiste fanno molti proseliti tra queste popolazioni nomadi.
La cosa che preoccupa di più è la sospetta ma non confermata alleanza tra l‟ISBS e l‟AQIM (Al Qaeda nel Maghreb  islamico) di Belmokhtar, un fantasma, l‟” imprendibile” francesi, se non è chiara l‟effettiva alleanza tra i 2 teorici rivali, è certa la connivenza e sospetta radicalizzazione con i Tuareg di Ansar Dine e altri gruppi nomadi del deserto, oltre che il legame lato con Boko Haram che opera in Nigeria.
 Lo scopo è la lotta contro il G5 (Niger, Mali, Burkina Faso, Mauritania e Ciad), e le forze internazionali che qui vi operano, tra cui la Francia con l‟operazione Barkhane (circa 4000 uomini) e forse nei prossimi mesi del 2018 anche l‟Italia, che deve superare l‟ostruzionismo francese che opera nelle sue ex colonie. È necessario un intervento italiano? Quanto è rischioso? Quanto è rischioso non intervenire?
Ricercatore Cesvam, Dott. Matteo Bortolami

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