venerdì 27 dicembre 2019
martedì 17 dicembre 2019
giovedì 12 dicembre 2019
giovedì 5 dicembre 2019
martedì 26 novembre 2019
Libia Caratteri Demografci
Caratteri demografici
La popolazione della Libia è pr la maggior parte araba o profondamente arabizzata, sebbene sussistano ancor oggi piccoli nuclei berberi.
Omogenea e compatta risulta essere la popolazione sia dal punto di vista religioso che linguistico, esseno la quasi totalità dei libici di religione musulmana di rito sunnita e di lingua araba nelle sue varie forme regionali.
Nonostante il suo alto tasso d'incremento demografico (3,0%) e le forti correnti immigratorie provenienti soprattutto dai vicini Stati arabi, la Libia è, con i suoi abitanti, uno dei Paesi africani meno densamente popolati (1,3 abitanti per kmq).
La stragrande maggioranza dei libci è concentrata lungo la costa tripolitana e sul suo altopiano, e lungo il litorale cirenaico.
Oltre ai tradizionali villaggi delle oasi dell'entroterra cirenaico, del Fezzan e del Deserto Libico, si stanno recentemente sviluppando nella Sirte, conseguentemente allo sfruttamento petrolifero della regione, nuovi nuclei abitati.
Le due uniche città libiche di una certa importanza sono, la capitale Tripoli che ha da poco raggiunto i 300.000 abitanti, e Bengasi (190.000 ab.), mentre la città di Misurata e di El-Beida superano di poco i 50.000. Tra i centri che contano più di 10.000 abitanti vanno menzionati: Derna, Tobruch, Agedabia, Homs, Zuara, El-Marj e Iefren.
martedì 19 novembre 2019
Libia Lineamenti Geografici
Lineamenti di geografia fisica
La Libia, dalla caratteristica forma quadrangolare, si estende su di
una superficie di 1.759.540 kmq, ed è costituita per oltre l'85% da zone desertiche.
Il Paese, che si affaccia a N. per circa 2.000 km sul Mar Mediterraneo,
confina ad O. con la Tunisia e l'Algeria, a S. con il Niger ed il Ciad, a S.E.
con il Sudan e ad oriente con l'Egitto.
La Tripolitania, la Cirenaica, il Fezzan ed il Deserto Libico sono le
quattro grandi regioni naturali in cui si articola la Libia:
- la Tripolitania, che è costituita dalla Tripolitania propriamente
deta ed a oriente dalla città più inospitale Sirtica, comprende la parte
nord-occidentale dello Stato, estendendosi dalla bassa e sabbiosa costa
mediterranea all'altopiano del Nefusa, la cui altitudine varia tra gli 800 ed i
900 metri.
- la Cirenaica, situata nella parte nord-orientale del paese, è
caratterizzato dall'omonimo altopiano che si spinge fino al mare con alte e
ripide coste degradando ad oriente verso il confine egiziano nella regione
della Marmarica.
- il Fezzan, che comprende le vaste estensioni desertiche
sud-occidentali, alterna, tra le sperse oasi, formazioni sabbiose ad aridi
altipiani rocciosi.
- il Deserto Libico, praticamente privo di vegetazione, quasi del tutto
spopolato, ad eccezione dell'oasi di Cufra con il piccolo nucleo abitato di
El-Giof, si estende ad oriente del Fezzan ed a sud della Cirenaica penetrando
in profondità nell'Egitto occidentale.
La Libia è priva di corsi d'acqua a carattere permanente, essendo i
pochi esistenti di tipo stagionale (wadi o uadi).
Il clima libico, che risente dovunque dell'influenza sahariana, è
caratterizzato da bassissime precipitazioni e da una rilevante escursione
termica, e la temperatura, che si aggira sui 20° di media nelle regioni
litoranee, raggiunge i 40/50° verso l'interno.
Gran parte del Paese è soggetto al ghibli, caratteristico vento caldo
secco, che soffia dal Sahara verso le zone costiere.
martedì 12 novembre 2019
martedì 5 novembre 2019
venerdì 25 ottobre 2019
Egitto Caratteri demografici
Caratteri demografici
Secondo la teoria più diffusa il popolo egiziano sarebbe fondamentale di origine camitica, anche se nel corso dei secoli rilevanti sono stati, da un punto di vista etnico, gli apporti di altri popoli del Mediterraneo e del Vicino Oriente.
Fatto storico fondamentale per la formazione dell'attuale cultura egiziana deve essere considerata l'invasione araba del VII secolo d.C. che ha determinato il carattere arabo ed islamico del Paese.
L'arabo è la lingua ufficiale dell'Egitto anche se continuano ad essere commercialmente diffusi l'inglese ed il francese.
Nonostante un'importante minoranza cristiana di fede copta (7%), la religione musulmana è professata dalla stragrande maggioranza degli egiziani.
La quasi totalità della popolazione egiziana, stimata nel 1973 a 35.619.000 unità, vive nelle regioni della valle e del delta del Nilo, dove si raggiunge l'elevatissima densità di circa 1.000 ab. per kmq. Considerando invece l'intero territorio nazionale la densità scende a 35,6 ab. per kmq.
Basandosi sul censimento del 1966, che contava 30.083.419 abitanti, l'incremento demografico annuo si aggira intorno ai 2,1%.
Nonostante la caratteristica essenzialmente rurale del paese, molto elevato risulta il tasso di urbanizzazione, essendo concentrato nelle sole due maggiori città quasi il 25% dell'intera popolazione.
Oltre la capitale. Il Cairo (El-Qahira) che, contando con il suo agglomerato urbano circa 5.800.000 abitanti, è di gran lunga la più popolosa città del Continente africano, vanno menzionate le citta di:
Alessandria 2.200.000 ab. Damanhur 175.000 ab.
El-Giza 680.000 ab. El-Fayyum 155.000 ab.
Imbaba 410.000 ab. Aswan 150.000 ab.
El-Mahalla 325.000 ab. Ismaila 144.00 ab.
Tanta 290.000 ab. El-Minya 135.000 ab.
Port Said 283.000 ab. Gaza 118.000 ab.
Suez 264.000 ab. Asyut 110.000 ab.
El-Mansura 235.000 ab. Sohag 102.000 ab.
Zagazig 180.000 ab.
domenica 20 ottobre 2019
Egitto Lineamenti Geografci
Lineamenti di geografia fisica
L'Egitto, naturale ponte fra il Continente africano e l'asia, si
estende per 1.001.449 kmq, dei quali 59.202 in territorio asiatico (Sinai).
Bagnato a N. dal Mar Mediterraneo, dove sviluppa circa 1.000 km di
coste, l'Egitto, che si affaccia ad oriente per quasi 2.000 km sul Mar Rosso,
confina a N.E. con Israele, a S. con il Sudan e ad occidente con la Libia.
Principale caratteristica della struttura geografica dell'Egitto è
l'esiguità della zona abitabile, che si riduce in effetti ai soli 35.577 kmq –
pari al 4% dell'intero territorio nazionale – della valle del Nilo e del suo
delta. Ad ocidente e ad oriente si estendono rispettivamente il deserto Libico
e quello Arabico.
Sono configurabili pertanto quattro principali regioni naturali:
- la valle ed il delta del Nilo, costituita dalla foce del grande fiume
e da due strette fasce di terra fertile, dalla profondità di 10-15 km, che
costeggiano il Nilo attraversando da S. a N. l'intero Paese;
- la regione orientale, caratterizzata principalmente dal deserto
Libico che si estende, a S. dell'omonimo rialto e della depressione di
El-Qattara (137 m. al disotto del livello del mare), per oltre due terzi
dell'intera superficie del paese, e che presenta nella sua parte meridionale,
alla confluenza dei confini con la Libia ed il Sudan, un vasto altipiano
culminante nel massiccio dell'Auenat di poco inferiore ai 2.000 metri;
- il deserto Arabico che, situato tra il Nilo ed il Mar Rosso, è
considerato il naturale prolungamento delle distese della penisola Arabica.
Tale deserto è separato dal mare da una serie di sistemi montuosi, generalmente
paralleli alla costa, che superano i 2.000 m. (monte Shayib);
- la penisola del Sinai che, divisa dal resto del Paese dal canale
artificiale di Suez, è costituita da una zona pianeggiante lungo le coste del
Mediterraneo, del Golfo di Suez e di quello di Aqaba, e da un massiccio
montagnoso meridionale, con vette che superano i 2.600 m., che va lentamente
degradando verso settentrione.
La rete idrica dell'Egitto è composta oltre che dal Nilo, che dal
grande lago artificiale Nasser, si snoda fino al Mare Mediterraneo per oltre
1.200 km, dal suo articolato complesso deltizio che ha inizio a soli 25 km a N.
del Cairo, dove si diramano le due principali branche: quella occidentale di
Rosetta e quella orientale di damietta.
Il clima delle regioni abitate è fondamentalmente del tipo
mediterraneo, mentre quello dell'interno è di tipo sahariano con temperature
molto elevate, scarsissime precipitazioni e forti escursioni termiche.
sabato 12 ottobre 2019
Ceuta e Melilla Lineamenti
Lineamenti di geografia fisica ed umana
I possedimenti spagnoli nel Marocco hanno una superficie complessiva di
soli 32,3 kmq così suddivisi: Ceuta 19 kmq, Melilla 12,3 kmq, e le menores
nel loro insieme circa 1 kmq.
La città di Ceuta, situata di fronte al possedimento britannico di
Gibilterra all'imboccatura dell'omonimo stretto, conta attualmente circa 67.000
abitanti.
La città di Melilla, che dista poco più di 60 km dalla frontiera
algero-marocchina, ha una popolazione di poco superiore ai 64.000 abitanti.
Tuttavia la popolazione delle due città. Ormai da diversi anni, è in
lenta ma costante diminuzione.
Le menores, isolotti di natura rocciosa, che insieme contano
soltanto qualche centinaio di abitanti, sono disseminate lungo la costa
mediterranea del Marocco.
L'isola Vélez de la Gomera e le isole Alhucemas composte de Penon de
Alhucemas e dagli isolotti de Mar e de Tierra, sono situate in posizioni
pressapoco equidistanti da Ceuta e da Melilla, mentre l'arcipelago delle
Chafarinas, composto dalle isole Congrèso, Isabel II e Rey, si trovano ad
oriente di Melilla, in prossimità del confine algero-marocchino.
La popolazione delle plazas de soberania è per la quasi totalità
di origine spagnola e di religione cattolica, pur essendo presente una
minoranza di musulmani di lingua araba.
sabato 5 ottobre 2019
venerdì 27 settembre 2019
Algeria
Lineamenti di geografia fisica
L'Algeria, situata al centro della regione maghrebina, è uno dei più
vasti paesi africani, estendendosi per 2.293.190 kmq.
Lo Stato algerino, che si affaccia a N. sul Mare Mediterraneo con uno
sviluppo costiero di olre 1.200 km, confina ad O. con il Marocco, a S. O. con
la Mauritania, a S. con il Mali e con il Niger, ed a E. con la Libia e la
Tunisia.
L'Algeria si articola in tre grandi regioni naturali:
- la fascia costiera mediterranea, la più densamente abitata,
costituita da una serie di pianure, tra cui le più importanti sono quelle di
Orano, Algeri e di Annaba, intercalate dalle estreme propaggini della catena
montuosa dell'Atlante;
- la regione montagnosa, comprendente i sistemi montuosi del Piccolo e
del Grande Atlante – che raggiungono la loro massima altezza con il monte
Chélis (2.328 m) nel massiccio degli Aurés – inframmezzati dalla zona stepposa
degli altipiani, che disseminata di chott (bacini paludosi e salmastri) varia
tra i 700 ed i 1.100 metri di altitudine;
- la vastissima e desertica
regione del Sahara Algerino, che rappresenta oltre l'85% dell'intero Paese ed è
costituita dalle immense distese sabbiose del Grande Erg Occidentale, del
Grande Erg Orientale e dell'Erg Iguidi e dagli altipiani rocciosi del Tademait,
del Tassili n'Ajjer e dell'Hoggar, che con il monte Tahat sfiora i 3.000 m.
Il sistema idrico algerino è formato da corsi d'acqua a prevaelnte
carattere torrentizio che, nascendo dal piccolo Atlante, sfociano nel
Mediterraneo. Altri corsi defluiscono negli chott della regione interna degli
altipiani e nello chott Melrhir situato nella zona di confine algero-tunisina.
Il clima, che è di tipo mediterraneo nel N. del paese, favorendo così
una importante attività agricola, diviene semi-arido e continentale nella
fascia degli altipiani con forti escursioni termiche tra il giorno e la notte
che si accentuano con l'aumentare dell'altitudine.
Torrido e con più marcate escursioni termiche è il clima della regione
sahariana, che consente soltanto una radissima vegetazione tranne che nelle
sparse oasi dotate di sorgenti naturali.
Caratteri demografici
Anche in Algeria, come generalmente nell'interno Maghreb, etnicamente
l'elemento predominante è quello berbero, elemento, peraltro, ormai
profondamente arabizzato dalla minoranza di origine araba. Ancor oggi
sussistono, tuttavia, soprattutto nella regione della Kabylia, compatti nuclei
berberi che tuttora conservano i propri costumi e la loro lingua.
Sono presenti, inoltre, in alcune oasi sahariane elementi negri
discendenti da schiavi importati nei secoli scorsi.
Religione comune alla quasi totalità degli algerini è la musulmana di
rito sunnita.
Unica lingua ufficiale dello Stato è l'arabo, benchè siano ancora vivi
idiomi berberi e sia tuttora molto diffuso l'uso del francese.
Secondo l'ultimo censimento del 1966 la popolazione algerina ammontava
a 11.821.679 abitanti, mentre una stima del 1973 ne contava 15.772.000 con un
incremento demografico annuo dell'ordine del 3,4% che figura tra i più elevati
del mondo.
L'Algeria presenta, a causa delle sue vastissime regioni disabitate del
Sud, una bassa densità demografica media che raggiunge appena i 7 abitanti per
kmq. Considerando la sola parte settentrionale del paese la densità sale a
quasi 50 ab. per kmq, mentre nella zona sahariana cala allo 0,3/0,4 ab. per
kmq.
Come negli altri Paesi maghrebini il tasso di urbanizzazione è
abbastanza elevato ed in accentuato incremento. Tra le maggiori città, situate
tutte nella fascia costiera, oltre alla capitale, Algeri (Al-Jaza'ir) che con
il suo agglomerato urbano supera il milione di abitanti, vanno ricordate:
Orano 410.000
ab.
Costantina 295.000 ab.
Annaba 187.000 ab.
Sidi-bel-Abbes 122.000 ab.
Setif 115.000
ab.
Blida 109.000
ab.
Skikda 105.000 ab.
Tlemencen 101.000 ab.
martedì 24 settembre 2019
martedì 17 settembre 2019
Malì
Lineamenti di geografia fisica
La Repubblica del Mali, situata al centro dell'Africa Ocidentale, ha
una estensione di 1.204.021 kmq. Il paese, privo di sbocchi sul mare, confina a
N.E. Con l'Algeria, ad E. con il Niger, a S.E. con l'Alto Volta, a S. con la
Costa d'Avorio e la Guinea, ad O. con il Senegal ed a N.O. con la Mauritania.
Il Mali, che per quasi il 90% del suo territorio è costituito da
bassipiani che non superano i 300 m. di altitudine, si può dividere in due
vastissime regioni naturali:
- la regione sahariana che, estendendosi a N. della grande ansa del
fiume Niger, è formata da ampie distese sabbiose desertiche tra le quali si
elevano a N.E., in prossimità del confine algerino, il massiccio montagnoso
dell'Adrar Ifora che non supera i 700 m. di altitudine.
- la regione meridionale, o saheliana, costituita da una vasta zona
paludosa, compresa tra il fiume Niger ed il Bani, e che, come il resto del
Paese, è formata da ampi tavolati, che vanno accentuandosi soltanto ad
occidente di Bamako vero il confine guineano.
La rete idrica maliana è basata sul fiume Niger, che attraversa gran
parte del territorio nazionale, e sulla rete dei suoi affluenti, tra i quali il
maggiore è il Bani. All'estremo occidente il paese è attraversato dal fiume
Senegal. A settembre della zona paludosa sono presenti inoltre numerose
formazioni lacustri.
Il clima, nelle regioni settentrionali battute dal vento secco
dell'harmattan, si presenta di tipo prettamente sahariano, con temperature
molto elevate, forti escursioni termiche giornaliere e precipitazioni quasi
inesistenti.
Le regioni meridionali sono caratterizzate da temperature molto elevate
e da più rilevanti precipitazioni atmosferiche che superano i 1.100 mm annui
nell'estremo nord.
Caratteri demografici
Nel Mali, punto d'incontro tra la civiltà arabo-berbera e quella
sudanese, si possono incontrare oltre venti diverse etnie. Tra i principali
gruppi etnici di ceppo sudanese, che rappresentano circa il 95% dei maliani e
che vivono nelle regioni centro-meridionali del Paese, i maggiori sono i
Bambara, che da soli formano un terzo dell'intera popolazione, i Fuòbe, i
Sarakollè, i Senufo, i Mossin ed i Songhai.
Le regioni settenrionali sono abitate dalla minoranza arabo-berbera che
è composta in netta prevalenza dai nomadi.
Mentre il francese è la lingua ufficiale dello Stato, ed ogni gruppo
etnico adopera un proprio idioma, la lingua locale diffusa è il mande, che è
parlato da oltre i due terzi della popolazione.
Nettamente prevalente è la religione musulmana, professata da oltre il
75% dei musulmani. La restante parte della popolazione segue culti animisti,
mentre particolarmente esigua è la comunità cattolica (1%).
Il Mali secondo una stima del 1973, contava 5.376.000 abitanti, con una
densità di 4,5 ab. per kmq e con un tasso d'incemento demografico del 2,3%
annuo.
La quasi totalità della popolazione abita le regioni centro-meridionali
del Paese ed è concentrata, in particolar modo, nella zona del Niger e dei suoi
affluenti.
L'unico centro urbano di rilievo è la capitale Bamako, che ha superato
i 350.000 abitanti. Le altre principali città del Mali sono:
Mopti 58.000 ab.
Sikasso 41.000 ab.
Ségou 53.000 ab.
Koulikoro 24.000 ab.
Kayes 52.000 ab.
San 22.000 amartedì 10 settembre 2019
mercoledì 4 settembre 2019
venerdì 30 agosto 2019
venerdì 23 agosto 2019
sabato 17 agosto 2019
sabato 10 agosto 2019
sabato 3 agosto 2019
mercoledì 31 luglio 2019
domenica 28 luglio 2019
mercoledì 24 luglio 2019
martedì 16 luglio 2019
domenica 30 giugno 2019
domenica 16 giugno 2019
sabato 15 giugno 2019
L'attacco del Generale Haftar a Tripoli
Il gen. Khalifa Haftar
Quando il generale libico Khalifa Haftar ha ordinato, il 4 aprile 2019 alle sue forze militari - l'autoproclamato Esercito nazionale Libicoo (ENL) di marciare su tripoli, immaginava una rapida vittoria e non troppo cruenta. Egli era convinto che sarebbe stata la popolazione stessa della Tripolitania a richiedere l'intervento del ENL per far cessare le lotte intestine tra le numerose e litigiose milizie che sostengono il Governo di unità nazionale, guidato da Fayez al-Sarraj. Di fatto, tutto questo non è avvenuto. Anzi gli eventi si sono sviluppati in un modo che Haftar non aveva previsto, e l'attacco, per gli effetti che può avere sull'intera regine, è diventato un "incubo" per la comunità internazionale
L'attacco del Generale Haftar a Tripoli
Di Giovanni Sale, S.I.
in LA CIVILTA' CATTOLICA, Quindicinale, Anno 170, n. 4055, 1/15 giugno 2019
In Libia agiscono:
Il Sovrastato, ONU, e la Comunità iternazionale
Gli Stati, ovvero gli attori esterni, Francia, Italia, Russia, Stati Uniti Gran Bretagna
Il Sottostato, componenti di una parte dello stato libico (ENL, Milizie, ecc.)
L'articolo è estremanete esastivo ed utile per vedere il ruolo di ogni attore in chiave amche di esempio per il Modulo 1b del master di 1° Livello in Politica Militare Comparata, Strategie, Dottrine, Armamenti dl 1945 ad oggi.
(mc)
sabato 1 giugno 2019
giovedì 23 maggio 2019
venerdì 3 maggio 2019
giovedì 25 aprile 2019
Libia. Gli attori esterni
Chi sono gli sponsor di Haftar?
Il triangolo tra Europa, Africa e Medio Oriente
Il grande passo fatto da Haftar a inizio
aprile è, oltre all'inizio di una nuova guerra civile, una nuova fonte di
preoccupazione per l'Italia, che traeva benefici e sicurezza da un'apparente
“tregua” in vigore dal 2016, riaperta a inizio 2019 dall'offensiva (vittoriosa)
nel Fezzan contro i gruppi islamisti e l'IS.
Un conflitto congelato, dal cui status quo
beneficiava in primis dal nostro paese che ha più interessi nell'ex colonia,
tra cui il terminal del gasdotto Green Stream dell'ENI a Melitha, in
Tripolitania, inoltre il controllo della
temuta ondata di potenziali profughi, le cui mete non possono che essere i
porti italiani. Controllo garantito dal patrocinio dell'Italia al GNA di
Al-Serraji.
Ma l'unificazione libica da parte di Haftar
può essere avvenuta senza il consenso dei suoi sponsor? Difficile da credere e
impossibile pensarlo. In particolare dopo l'avanzata nel Fezzan, con
l'onnipresente slogan della “lotta al terrorismo”, di cui in effetti è sempre
stato uno dei fautori.
Chi sono questi sponsor da cui il generale
ottiene l'appoggio e senza i quali non avrebbe mosso un dito?
Primo tra tutti come sponsor regionale
abbiamo l'Egitto di Al-Sisi, grande sostenitore del vicino della Cirenaica, il
cui appoggio politico e logistico è fondamentale, Abdel Fattah al-Sisi che
si è apertamente schierato con lui. In un comunicato: l'Egitto "conferma
il sostegno agli sforzi per combattere il terrorismo, i gruppi estremisti e le
milizie per ottenere la sicurezza e la stabilità per i cittadini libici e per
consentire la creazione di uno stato civile, stabile e sovrano", ha fatto
sapere la presidenza egiziana in una nota stringata ma inequivocabile.
Chi sostiene economicamente e militarmente
il LNA sono gli EAU (Emirati arabi Uniti), che con ingenti finanziamenti
sostengono l'avanzata verso Tripoli e in particolare fornisce anche i piloti
mercenari con elicotteri e aerei d'attacco, con i quali l'aviazione del
generale stabilisce una supremazia aerea.
La Russia non ha mai nascosto l'amicizia
con il generale e finanzia la campagna di Haftar in cambio di una base militare
e interessi delle compagnie petrolifere statali interessate al petrolio libico,
oltre che alle oscillazioni che questo determina. The Sun riporta fonti non
citate di Downing Street, che ufficiali dell'ex KGB e soldati delle forze
speciali russe, in qualità di trainer e addestratori delle forze dell'LNA si
sono visti in Cirenaica. Altre fonti non confermate sostengono anche di un
coinvolgimento di almeno 300 contractors russi della compagnia Wagner in
sostegno della rapida avanzata nel Fezzan, prima della battaglia di Tripoli a
inizio anno.
Ciò che ha invece fatto irritare il governo
italiano è il sostegno francese all'impresa di Haftar, sostegno mal celato e
volutamente profuso, causando anche lo scontro diplomatico con il nostro paese.
Un mercenario egiziano, catturato ad Ain Zara,
secondo quanto riferisce «Libya Observer», avrebbe confessato che si era
imbarcato su un volo in partenza da Benina, l’aeroporto di Bengasi e diretto a
Jufra. «Lo stesso dove erano a bordo 14 libici, 30 egiziani e sei consiglieri
militari francesi». La notizia, se trovasse riscontri, spazzerebbe via ogni
dubbio sul comportamento di Parigi, sconfessandone le reiterate dichiarazioni
in sede ONU sulla totale estraneità all’offensiva del generale del 4 aprile.
Quindi Haftar prima di
negoziare con Roma ha avuto il placet per l'impresa 4 giorni prima a Parigi,
fornendo così un'idea su chi sia il reale problema del caos libico e quale sia
la scala gerarchica seguita dal generale. La questione passa all'Italia, che ha
scelto la via diplomatica in via principale, e la via manu militari in via
secondaria, tutto questo finchè l'urto viene retto dalle milizie di Misurata e
le altre milizie che sostengono il GNA, ma se queste dovessero cedere? Quali
saranno i possibili sviluppi? In vista dell'enorme rischio di un flusso
migratorio incontrollato dovrebbe anche l'Italia alzare il tiro?
* Il Dott. Matteo Bortolami ha conseguito un Master di 1° LIvello in Terrorismo ed Antiterrorismo Internazionale, Unicusano, 2018.
24 aprile 2019
mercoledì 24 aprile 2019
Libia. Parigi rafforza la sua influenza in Africa
La
mossa francese per mettere le mani sulla Libia
E
l’Italia?
di Matteo Bortolani*
La risoluzione 1973 ONU
che ha legittimato l‟intervento militare che garantisse una no-fly zone sui
cieli libici a scopi “umanitari” ovvero preservando i ribelli dai bombardamenti
del raìs, non solo, la no-fly-zone è stato il primo passo, si è passati molto
presto al diretto supporto delle milizie ribelli, con azioni anche aria-terra e
non solo aria-aria. La frettolosa campagna aerea condotta dalle nazioni unite
senza una exit strategy o un obbiettivo politico anche a medio termine, ha
portato ad una seconda guerra civile, l‟inserimento dell‟Isis e la
frammentazione politica attuale.
L‟intervento francese si
è dimostrato disastroso, se non per lo scopo principe, ovvero l‟eliminazione di
Gheddafi. Ora il governo francese si è spostato in un‟asse diverso rispetto a
quello delle Nazioni Unite, ovvero supporta il generale Haftar in
controtendenza e in alcuni casi anche di scontro con i suoi partner europei,
tra cui l‟Italia.
Come gestì il quadro libico
l‟Italia? Quale futuro si prospetta?
In Italia, l‟allora
presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si mostrò scettico nell‟abbattere il
colonnello, con cui mesi prima aveva concluso vantaggiosi accordi economici e
si trovò in grande difficoltà a fornire basi e aerei per il bombardamento del
suolo libico. Ciò che la Francia ha cominciato l‟Italia deve finire, per questo
è importante ridefinire in termini più massicci l‟influenza italiana in Libia,
necessario è scrollarsi di dosso quel decennale servilismo che danneggia gli
interessi italiani proprio sulla sua ex colonia.
Come’è intervenuta
l’Italia e quali sono gli interlocutori?
L’Italia sostiene il
premier Al Serraji, pur considerato un interlocutore legittimo dall’ONU, non ha
i mezzi ne l’influenza politica necessaria per poter governare, non tanto per
il sostegno internazionale, ma per l’effettivo potere che ha a disposizione,
non essendo molto conosciuto è legato alle milizie con un legame più economico
che politico, di convenienza, in quanto l’unico posto dove ha effettivamente
potere è la base navale in cui ha sede.
Le personalità che godono
di maggiore fama e seguito sono tre: Haftar l‟uomo forte del parlamento di
Tobruk, Ghwell primo ministro fino al 2017 e autore di un tentato golpe e forte
di una base clientelare con varie milizie, infine una figura molto conosciuta
in Libia ma poco acclamata dalla stampa occidentale ovvero il secondogenito di
Gheddafi, Saif Al-Islam.
Ha senso continuare a
giocare a fondo perduto su Al-Serraji o ha più senso puntare su un leader più
carismatico e incisivo?
* Dottore, Ricercatore CESVAM
venerdì 12 aprile 2019
Libia: una situazione in evoluzione
Il Governo di Alleanza
Nazionale di Fayez Al-Serraji: da chi è sostenuto?
(Bortolani)
In Tripolitania ha sede il GNA, presieduto da Fayez
Al-Serraji che formalmente controlla la regione, in realtà la Libia è un
mosaico di milizie e l‟assetto tribale è fondamentale per capire chi sta da una
parte e chi dall‟altra. Infatti il governo di accordo nazionale si appoggia su
varie milizie che controllano il territorio e dovrebbero rispondere al GNC,
questo appoggio deriva più da un fattore economico poiché vengono stipendiate
dalla banca centrale libica e dai fondi garantiti dalle risorse dei terminal
petroliferi e dei gasdotti.
Il premier Al-Serraji è caldamente sostenuto
dall‟Italia e dall‟ONU, ma ha un peso politico bassissimo e non ha il reale
controllo nemmeno della sua città Tripoli, che è sotto il controllo di più
milizie.
Il braccio armato più forte del GNC è formato dalle
milizie di Misurata, con 40.000 uomini è la forza militare più forte nel quadro
della Tripolitania, ha sostenuto la battaglia per scacciare lo Stato Islamico
da Sirte e ne può vantare la vittoria. Inoltre sul suo fondamentale supporto è
stata lanciata l‟operazione Alba libica e su di essa vertono le sicurezze del
governo di Fayez Al-Serraji.
Altre milizie che compongono l‟ombrello sotto il GNC,
combattono le milizie di Haithem alTajouri (Tripoli defence Brigade), Abdul
Ghani al-Kikli (central security authority), Abdel Rauf Kara (RADA, deterrence
forces, o la Nawasi Brigade a Tripoli ne
quartiere Suq alJouma e numerose altre milizie di Misurata che operano nella
capitale.
L‟Italia sostiene il premier Al-Serraji e ha sul campo
l‟operazione Ippocrate, Nell‟ambito della collaborazione e del supporto fornito
dalle autorità italiane a quelle del governo di accordo nazionale libico nel
processo di stabilizzazione del paese e a seguito di specifica richiesta libica
al governo italiano, il Parlamento autorizzò nel 2016 lo schieramento di una
struttura ospedaliera campale nell‟area di Misurata a partire dal 2017.
L‟intervento si inseriva nell‟ambito del supporto
umanitario e sanitario che l‟Italia forniva al popolo libico con il trasporto e
ricovero in Italia di feriti libici e la spedizione di farmaci e di supporti
sanitari (3 voli per trasporto feriti e
4 spedizioni di farmaci).
L‟operazione, dal 1° gennaio 2018, è stata riconfigurata
nell‟ambito delle attività di supporto sanitario e umanitario previste dalla
“Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia”.36
venerdì 29 marzo 2019
SOMALIA. si aggrava la crisi umanitaria
Gli Stati Uniti hanno avviato una campagna di bombardamenti aerei in Somalia che è diventata più intensa dopo l'arrivo alla Presidenza di Donald TRump. Nel 2018 sono state almeno 2326 le vittime di 47 raid aerei statunitensi . Dall'inizio del 2019 i bombardamenti sono stati 24 con 225 vittime . I raid secondo fonti di Al Shabaab causano la morte di molti civili. In ogni caso, secondo fonti del New York Times, i bombardamenti hanno aggravato la crisi umanitaria in Somalia
domenica 24 marzo 2019
ALGERIA: le proteste continuano
Da 22 Febbraio 2019 sono in corso in Algeria proteste popolari sempre più massicce contro la candidatura ad un quinto mandato di Abedelaziz Bouteflika, al potere del 1999. . Dalla Svizzera dove è ricoverato per cure Bouteflika ha mandanto una lettera al popolo algerino in cui promette in caso di rielezione il 18 aprile di indire le elezioni presidenziali libere ed anticipate.
La lettera è stata accolta in modo negativo, quasi come benzina sul fuoco e le proteste sono aumentate. Secondo i commentatori il sistema algerino sta raccogliendo frutti di quello che ha seminato . LO scontento deriva da anni di corruzione dilagante e fragilità istituzionale, minate dalla concentrazione del potere nelle mani di pochi. Tutto questo da inevitabilmente portando il paese al disastro.
L'Algeria, uno dei pochi stati ancora stabili nell'Africa settentrionale rischia di diventare instabile se la classe dirigente non prende atto della situazione ed indice nuove elezioni libere e portare al governo una nuova classe dirigente.
L'esercito scarica Nouteflika" uno dei tanti titoli apparsi sulla stampa algerina dopo le dichiarazioni del capo di stato maggiore algerino Ahmed Gaid Salh che in una dichiarazione ha detto che intende ricorrere all'articolo 102 della costituzione che dichiara il presidente "inadatto" alla carica di presidente.
domenica 17 marzo 2019
Africa centrale: una evoluzione non auspicabile
Lo
Stato Islamico nel Sahel è una possibile nuova minaccia?
Ci sono rischi concreti
di un nuovo Stato Islamico nel Sahel?
Ciò che preoccupa
l‟intelligence occidentale è l‟annuncio della creazione dell‟ISBS “Grande Stato
Islamico del Sahara”, la terra in cui si sta sviluppando è il confine tra
Libia, Niger e Mali, dove il controllo statale è assente e i traffici illegali
prosperano. La cosa che preoccupa di più è la probabile alleanza tra i gruppi
Quaedisti della zona e gli uomini vicini allo Stato Islamico, tra cui molti
jihadisti scappati da Derna e Sirte.
Quali sono questi gruppi?
Il gruppo jihadista della regione è Al-Mourabitoun “Le sentinelle” capeggiato
da Adnan Al Saharawi, ora è il fondatore dell‟ISGS.
Adnan al-Sahrawi era l'ex
portavoce e autoproclamato emiro (leader) del gruppo di al-Qaeda al-Mourabitoun
("Le sentinelle") basato sul Sahara. Nel maggio 2015, Sahrawi ha
promesso la fedeltà di Mourabitoun all'ISIS e al suo califfo Abu Bakr
al-Baghdadi, che esorta "altri gruppi jihadisti a fare altrettanto".
Il Sahrawi si è quindi separato da al-Mourabitoun per formare il proprio
gruppo, lo Stato islamico affiliato all'ISIS nel Grande Sahara (ISGS) , alias
Stato islamico del Sahel. Si sospetta che attualmente operi al di fuori del
Mali.
Sembra esserci il suo
gruppo dietro l‟uccisione di 4 soldati americani nel deserto ed è guardato con
preoccupazione non tanto per le sue azioni in questo momento, finora poco
rilevanti, ma per le capacità espansive che potrebbe avere nella zona.
Il territorio in cui si
sta espandendo è il confine tra Niger e Mali, una terra di nessuno dove
prosperano i traffici illegali, dal contrabbando al traffico di migranti, in
questo territorio passano infatti l‟80% dei migranti che si dirigono verso
l‟Europa, non solo, è lo snodo che poi porta i migranti nel Fezzan, e quindi
nella costa libica per imbarcarsi verso l‟Europa. Il territorio è da tempo a
rischio radicalizzazione e da tempo le formazioni jihadiste fanno molti
proseliti tra queste popolazioni nomadi.
La cosa che preoccupa di
più è la sospetta ma non confermata alleanza tra l‟ISBS e l‟AQIM (Al Qaeda nel
Maghreb islamico) di Belmokhtar,
un fantasma, l‟” imprendibile” francesi, se non è chiara l‟effettiva alleanza
tra i 2 teorici rivali, è certa la connivenza e sospetta radicalizzazione con i
Tuareg di Ansar Dine e altri gruppi nomadi del deserto, oltre che il legame
lato con Boko Haram che opera in Nigeria.
Lo scopo è la lotta contro il G5 (Niger, Mali,
Burkina Faso, Mauritania e Ciad), e le forze internazionali che qui vi operano,
tra cui la Francia con l‟operazione Barkhane (circa 4000 uomini) e forse nei
prossimi mesi del 2018 anche l‟Italia, che deve superare l‟ostruzionismo
francese che opera nelle sue ex colonie. È necessario un intervento italiano?
Quanto è rischioso? Quanto è rischioso non intervenire?
Ricercatore Cesvam,
Dott. Matteo Bortolamigiovedì 14 marzo 2019
Libia ed iniziative altrui
La
mossa francese per mettere le mani sulla Libia
E
l’Italia?
La risoluzione 1973 ONU
che ha legittimato l‟intervento militare che garantisse una no-fly zone sui
cieli libici a scopi “umanitari” ovvero preservando i ribelli dai bombardamenti
del raìs, non solo, la no-fly-zone è stato il primo passo, si è passati molto
presto al diretto supporto delle milizie ribelli, con azioni anche aria-terra e
non solo aria-aria. La frettolosa campagna aerea condotta dalle nazioni unite
senza una exit strategy o un obbiettivo politico anche a medio termine, ha
portato ad una seconda guerra civile, l‟inserimento dell‟Isis e la
frammentazione politica attuale.
L‟intervento francese si
è dimostrato disastroso, se non per lo scopo principe, ovvero l‟eliminazione di
Gheddafi. Ora il governo francese si è spostato in un‟asse diverso rispetto a
quello delle Nazioni Unite, ovvero supporta il generale Haftar in
controtendenza e in alcuni casi anche di scontro con i suoi partner europei,
tra cui l‟Italia.
Come gestì il quadro libico
l‟Italia? Quale futuro si prospetta?
In Italia, l‟allora
presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si mostrò scettico nell‟abbattere il
colonnello, con cui mesi prima aveva concluso vantaggiosi accordi economici e
si trovò in grande difficoltà a fornire basi e aerei per il bombardamento del
suolo libico. Ciò che la Francia ha cominciato l‟Italia deve finire, per questo
è importante ridefinire in termini più massicci l‟influenza italiana in Libia,
necessario è scrollarsi di dosso quel decennale servilismo che danneggia gli
interessi italiani proprio sulla sua ex colonia.
Come’è intervenuta
l’Italia e quali sono gli interlocutori?
L’Italia sostiene il
premier Al Serraji, pur considerato un interlocutore legittimo dall’ONU, non ha
i mezzi ne l’influenza politica necessaria per poter governare, non tanto per
il sostegno internazionale, ma per l’effettivo potere che ha a disposizione,
non essendo molto conosciuto è legato alle milizie con un legame più economico
che politico, di convenienza, in quanto l’unico posto dove ha effettivamente
potere è la base navale in cui ha sede.
Le personalità che godono
di maggiore fama e seguito sono tre: Haftar l‟uomo forte del parlamento di
Tobruk, Ghwell primo ministro fino al 2017 e autore di un tentato golpe e forte
di una base clientelare con varie milizie, infine una figura molto conosciuta
in Libia ma poco acclamata dalla stampa occidentale ovvero il secondogenito di
Gheddafi, Saif Al-Islam.
Ha senso continuare a
giocare a fondo perduto su Al-Serraji o ha più senso puntare su un leader più
carismatico e incisivo?
venerdì 8 febbraio 2019
mercoledì 30 gennaio 2019
Africa Centrale. L'epicentro del traffico degli emigranti
Controllare
il Fezzan per controllare il rubinetto dei migranti
Il passaggio dei migranti
dall’ Africa centrale alle coste mediterranee attraversa due direttrici una dal
corno d’ Africa (Somalia, Eritrea ed Etiopia) e l’ altra dal golfo di Guinea
(soprattutto Nigeriani oltre che dai paesi limitrofi), queste passano attraverso
il confine tra Niger e Mali, zona semidesertica in nella più completa anarchia,
dove lo stato è assente e dove ogni organismo è senza giurisdizione.
La terra di nessuno si canalizza
attraverso il Fezzan, fino alla città di Sabha, lo snodo dove i migranti
vengono rivenduti come schiavi e portati verso nord dai gruppi criminali sulla
costa dove vengono messi suoi barconi per l’ Italia. La gestione di questi
traffici è in mano alle tribù del sud libico che guadagnano sullo sfruttamento
dei migranti, e tra questi ci guadagnano anche le formazioni jihadiste.
L’Italia mantiene gli
assetti sulla costa con legami più o meno noti con vari enti tribali della zona
costiera, in particolare quelle nell’ibrida galassia del GNC, dove il legame è
più forte. Quindi il freno italiano è stato azionato sulla punta della
direttrice, mentre ciò che più preoccupa è il rafforzamento di tutte quelle
formazioni di jihadisti e trafficanti nella loro orbita.
Il Fezzan necessita delle
attenzioni italiane e dovrà entrarci ancora di più, anche se l’ingerenza
implicherebbe il conflitto di interessi con i francesi che mantengono l’ influenza
sul Niger e Mali (dove combattono con l’operazione Serval contro i vari gruppi
jihadisti nella zona), come ben visto dal freno all’intervento italiano nel
Niger.
Il traffico dei migranti
ha il suo epicentro nell’ alto Sahel, il controllo anche diretto del Fezzan è
fondamentale se si vuole agire sulla tratta dei migranti, e su un maggiore
controllo del suolo libico, conquistarsi la fiducia, non solo economica delle
tribù locali, sarebbe fondamentale per arrivare a creare quel principio di
controllo che tanto ci serve.
Ricercatore Cesvam dott.
Matteo Bortolami
venerdì 18 gennaio 2019
lunedì 14 gennaio 2019
lunedì 7 gennaio 2019
Indici Statistici al 31 dicembre 2018
Aperto nel 2008, ha un totale di
12724 visitatori
con una media mensile che oscilla tra i 300 e
400 visitatori mensili
Sono stati pubblicati 250 post.
Come utenza, sorprende che dalla
Russia
vi sono 215 contatti,
mentre sull’ordine delle unità
sono
i contatti dall’ Italia, Francia
ed altri paesi europei.
(info:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org)
Iscriviti a:
Post (Atom)