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Metodo di Ricerca ed analisi adottato


Il medoto di ricerca ed analisi adottato è riportato suwww.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com

Vds. post in data 30 dicembre 2009 seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al medesimo blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

venerdì 13 marzo 2015

Egitto: manca il potere legislativo

Sentenza della Corte del Cairo
Elezioni rinviate, Egitto ancora senza Parlamento
Azzurra Meringolo
07/03/2015
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Da due anni privo di Parlamento, l’Egitto rischia di restare senza potere legislativo ancora per un po’. Le elezioni che avrebbero dovuto eleggere il Parlamento, previste per marzo, sono infatti destinate a slittare.

Questo è quanto ha confermato la Corte amministrativa del Cairo, con una decisione che non lascia presagire strade alternative.

Definendo come incostituzionale l’articolo 3 della legge sulla divisione delle circoscrizioni, la Corte ha di fatto bocciato il regolamento elettorale che doveva essere usato per il terzo e ultimo passaggio della road map indicata nel luglio 2013 dai militari, dopo la deposizione del presidente islamista Mohammed Morsi.

Tempi incerti sul rinvio
Impegnandosi a rispettare le sentenze della Corte, la commissione elettorale, che già da mesi era al lavoro per organizzare le imminenti elezioni, si è pubblicamente impegnata a obbedire alla magistratura, mostrandosi pronta a riprendere in mano in calendario per decidere una nuova data.

Analoga la posizione del presidente Abdel Fattah al-Sisi, che in un comunicato ha però premuto il piede sull’acceleratore, chiedendo al governo di apportare gli emendamenti necessari nel giro di massimo un mese.

Su queste tempistiche restano però dubbi. Basteranno trenta giorni per mettere la pezza a un testo che è stato attaccato sin dalla sua genesi o serviranno - come si vocifera - almeno sei mesi?

Quando lo scorso anno la legge era stata approvata per decreto, numerose voci vi si erano opposte, puntando il dito soprattutto contro il sistema di ditribuzione dei seggi. Queste critiche erano confluite in tre ricorsi presentati davanti alla Corte costituzionale.

Il primo metteva in dubbio la costituzionalità della legge sui diritti politici, il secondo quella del regolamento per le elezioni parlamentari e l’ultimo - l’unico accolto dalla Corte - si concentrava sulla legge che definiva le circoscrizioni.

Così come è scritta, la norma bocciata non garantirebbe infatti agli elettori delle diverse circoscrizioni un’equa rappresentanza: è l’aspetto che ha messo la legge in contraddizione con l’articolo 102 della Costituzione, posto a tutela di questo basilare principio.

Il potere legislativo nelle mani di Al-Sisi
L’Egitto dovrà quindi aspettare un altro po’ prima di eleggere il suo organo legislativo, praticamente inesistente dal gennaio 2011.

Dopo la caduta di Hosni Mubarak, il Consiglio Supremo delle Forze Armate decise infatti di sciogliere il Parlamento.

Una nuova assemblea è stato poi eletta tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, ma nel giugno del 2012 la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale il regolamento elettorale con il quale si erano svolte le elezioni parlamentari, dissolvendo di fatto la Camera bassa e lasciando a quella Alta il compito di redigere un nuovo testo.

Da allora in Egitto a legiferare è stato esclusivamente il potere esecutivo, che si è servito dello strumento del decreto per arrivare anche alla stesura della nuova legge elettorale. A firmarla è stato Adly Al-Mansour, il presidente ad interim che ha traghettato l’Egitto nelle mani di Al-Sisi.

Come ben dimostrato da un progetto di monitoraggio del Tahrir Institute for Middle East Policy, da quando è diventato capo dello Stato, l’ex generale esercita non solo il potere esecutivo - come previsto dal suo mandato - ma anche quello legislativo, che è ancora formalmente nella mani di nessuno.

Questo spinge alcuni analisti a guardare con sospetto anche la recente sentenza sul rinvio delle consultazioni. Posticipando ulteriormente il giorno in cui Al-Sisi dovrà confrontarsi con il potere dell’Assemblea legislativa, la magistratura finirebbe per fare il gioco del presidente.

Se da una parte è però chiaro che la sentenza della Corte non pone limiti precisi al ruolo di Al-Sisi, dall’altra è anche evidente che il pronunciamento della Corte rischia di mettere i bastoni tra le ruote al progetto di lifting cosmetico che da mesi il “nuovo” regime porta avanti, facendo il possibile per mostrare al mondo intero il suo volto democratico.

Il rispetto delle tempistiche della road map è stato infatti un pilastro della retorica che ha accompagnato Al-Sisi in tutti i suoi incontri internazionali, l’amo che il presidente ha più volte gettato per convincere molti leader occidentali a partecipare all’imminente conferenza di Sharm El-Sheikh per la ripresa economica dell’Egitto.

Per evitare di perdere credibilità, il regime dirà ora che il rispetto della sentenza di domenica da parte delle autorità in carica mostra che la magistratura egiziana è un potere realmente indipendente - cosa molto discutibile visti i continui verdetti che colpiscono l’opposizione al “nuovo” regime militare.

Retorica a parte, nei fatti il risultato non cambia. Se prima della sentenza di domenica il rischio era la creazione di un Parlamento acquiescente che si limitava a timbrare e avallare le decisioni del raìs, ora che nessun legislativo sarà eletto continuerà a mancare un formale contrappeso all’esecutivo.

Corsi e ricorsi storici nella giurisprudenza egiziana
Nulla di nuovo, se si osserva la sentenza in un’ottica storica. Questa è infatti in linea con il corso seguito dalla giurisprudenza egiziana.

Pur con tempistiche molto più dilatate, già nel 1987 la Corte Costituzionale aveva sciolto con motivazioni simili il Parlamento eletto nel 1984, e nel 1990 quello insediatosi nel 1987.

Lasciando ampi margini discrezionali al presidente della Repubblica per sciogliere il Parlamento, anche l’ultima Costituzione segue questo sentiero. I costituenti che hanno redatto l’ultimo testo hanno infatti fatto il possibile per mantenere in piedi un sistema politico che, sin dagli anni ’50, si basa sulla supremazia del presidente. Ieri come oggi, le redini del potere politico sono nelle sue mani.

Visti nel loro complesso, gli eventi più recenti immortalano un Egitto privo di una genuina volontà politica per realizzare i cambiamenti auspicati da più parti. Un paese dove manca un progetto reale per intraprendere le riforme che sarebbero necessarie per evitare un semplice ritorno al passato.

Azzurra Meringolo è ricercatrice presso lo IAI e caporedattrice di Affarinternazionali. Coordinatrice scientifica di Arab Media Report. Potete seguirla sul suo blog e su twitter a @ragazzitahrir.
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