
Il progressivo deterioramento delle condizioni di sicurezza rappresenta una questione di primo ordine per il governo libico che, a quasi un anno dalle prime ! elezioni del post-Gheddafi dello scorso luglio, non sembra essere ancora in grado di farsi garante della stabilità interna al Paese. La presenza di milizie e gruppi armati, che avevano partecipato alla Rivoluzione del 2011 contro l’ex Rais e sono rimasti tuttora operativi, aggrava ulteriormente la percezione di questa precarietà. Nonostante alcune di esse siano gruppi ben organizzati, spesso su base regionale o locale, le milizie rimangono un elemento di instabilità per la sicurezza della popolazione, soprattutto in mancanza di una Forza Armata nazionale più strutturata. In proposito, significativo è l’incidente dello scorso 8 giugno, quando la manifestazione a Bengasi contro la sede della Libya Shield Forces – brigata dipendente dal Ministero della Difesa - è degenerata in un violento scontro armato con i miliziani, che ha provocato la morte di 31 persone e le conseguenti dimissioni del capo di Stato Maggiore Youssef al-Mangoush. Il governo ha annunciato l’implementazione di un piano per lo smantellamento dei gruppi irregolari e l’integrazione nelle Forze di Sicurezza libiche delle milizie operative sotto l’egida del Ministero degli Interni e della Difesa, da realizzarsi entro la fine del 2013.
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