Master
in
“Terrorismo
e Antiterrorismo Internazionale. Obiettivi, Piani e Mezzi”
Anno Accademico 2022 2023
“IL MOVIMENTO DI AL SHABAAB IN SOMALIA:
TRA JIHADISMO INTERNAZIONALE E DINAMICHE LOCALI”
3 La politica dei
clan di Al-Shabaab
L’organizzazione
primaria di Al-Shabaab era mirata inizialmente nel creare una leadership che
eguagliasse la società somala trasformandola e mettendo da parte i tradizionali
leader dei clan[1]. Ad ogni modo, il
movimento notò fin da subito che la lealtà dei clan era molto profonda
trasformandolo. Infatti, nel 2009, a seguito di un duro scontro avuto con la
resistenza delle milizie dei clan, AS ha iniziato a instaurare un processo di
pacificazione e costruzione dei rapporti con gli anziani degli stessi clan, rendendoli
parte integrante e fondamentale per nuovi reclutamenti. Questi anziani sono
gestiti dal ministero degli interni, diretto da Hussein Ali Fidow, membro
esecutivo del Consiglio del movimento e vengono utilizzati anche per gestire e
controllare la popolazione locale, risolvere controversie, riscuotere le tasse
ed aumentare gli eserciti; se da un lato, questa manipolazione del sistema dei
clan da parte di AS, risulta essere molto vantaggiosa, dall’ altro non è riuscito
ad eguagliare la sua struttura organizzativa.
I clan non vengono
trattati allo stesso modo, alcuni vengono costretti a pagare per la formazione
degli Istituti islamici[2]
utilizzati per il reclutamento, altri sono stati interamente finanziati nella
formazione di Istituti mirati nelle operazioni di polizia/intelligence nella
regione di Mudug, (Hawiye) dove AS cerca di creare buoni rapporti con la
popolazione in quanto la sua presenza risulta essere molto debole. Questo ha provocato
dei risentimenti da parte di alcuni clan importanti che ricoprono incarichi a
livello amministrativo-distrettuale, regionale e nazionale, rafforzando in loro
una percezione di diserzione. Gli organi di sicurezza sono controllati
principalmente dai membri Hawiye; altre posizioni di leadership invece, sono
assegnate a membri di altri clan per garantire un’immagine più efficace. Molti anziani
sono nominati direttamente da Al-Shabaab, altri sono veri e propri anziani
riconosciuti dai vari clan. Essi godono di uno stipendio e di un trattamento
economico più oneroso rispetto a quelli nominati, ricevendo dei bonus ogni
qualvolta si hanno sessioni di indottrinamento. Gli impieghi degli anziani dei clan sono a livello distrettuale
o regionale, ognuno di essi ha dei rappresentati a entrambi i livelli
amministrativi. Ogni volta che i governatori di AS hanno bisogno di tasse e
raccogliere fondi gli anziani vengono convocati. Altro compito ricoperto riguarda
l’incontro con funzionari regionali di AS per discutere dei maltrattamenti e liberazione
di prigionieri. A volte riescono nel loro intento tranne quando gli arresti
sono dovuti da episodi di ribellione o spionaggio. Gli anziani vengono chiamati anche per mobilitare
i clan adulti nella campagna di reclutamento e indottrinamento tenutasi nei
vari seminari religiosi (dawrah); essi hanno, anche, il compito di
indirizzare i bambini a frequentare gli istituti e le scuole di AS. Una volta l’anno
vengono convocati i 245 anziani appartenenti alle 10 regioni somale in cui
Al-Shabaab ha piena presenza amministrativa, per partecipare a seminari religiosi
della durata anche di mesi con lo scopo di rinnovare gli impegni di fedeltà. In
questi incontri gli obiettivi fondamentali sono: valutare le posizioni ideologiche
degli anziani e rimuovere chi non è in linea con le idee del movimento. L’organizzazione
degli anziani è a livello regionale; ogni regione ha a capo un anziano, a loro
volta tutti i capi anziani sono comandati dall’attuale capo di AS, Sheikh
Ibrahim Shaa’irul Islam (il poeta islamico). Una volta informati gli
anziani regionali, il capo ha il potere di organizzare riunioni speciali. L’incontro
avviene in luoghi particolari, segreti ed ogni capo di regione viene privato
persino del proprio cellulare. Nel tempo, Al-Shabaab ha punito interi clan per
essersi opposti alle ideologie politiche del movimento. Nel 2008-9 scoppiò una
guerra con una coalizione di clan della Somalia centrale (Hawadle[3]),
terminata con un trattato di pace a seguito di spargimento di sangue e numerose
perdite da parte dello stesso AS. La forma
più comune di sovversione da parte dei clan è il rifiuto di pagare le tasse imposte
dal movimento. Tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017, Al-Shabaab ha condotto
numerose guerre per punire questa ribellione, in particolare ricordiamo la
guerra contro i Saleban/Habargindir con il Fusan (polizia speciale) e il
Jabha (ala militare). Il villaggio di Dumaye è stato completamente
distrutto, il clan ha avuto circa 30 morti ed i capi di bestiame sono stati massacrati.
L’azione devastante di AS ne ha scaturito il ritiro immediato, il pagamento di una
multa di 70 AK-47 ed il ripristino del pagamento della tassa (Zakah[4]).
Al-Shabaab non accetta che nessun’altra entità eserciti violenza sul territorio
di sua competenza, se si infrangono le leggi gli anziani dei clan sono
maltrattati allo stesso modo in cui maltratterebbe un criminale. La sua dura
politica ha dato vita ad una cultura di paura e risentimento, è stato in grado
di piegare i clan alla sua totale volontà manipolando il sistema a proprio
vantaggio. Alcuni clan vedono in AS un custode della pace, gestendo alcuni conflitti
tra clan nelle aree controllate evitando che possano originare delle guerriglie
molto più violente. Come detto in precedenza, la fetta dominante della sua
politica interna è gestita e garantita da individui Hawiye, occupando posizioni
di medio alto livello. Questo spiegherebbe in parte l’ascesa dell’ISIS in
territorio somalo, composta da numerosi disertori contrari al movimento. Nel 2010
è stato pubblicato un report ha descritto l’amministrazione della società da
parte di Al-Shabaab nei territori occupati, come rigidissima; il gruppo
proibisce ogni tipo di assembramento di persone, (perfino in occasione di
matrimoni), l’utilizzo delle suonerie dei cellulari, i film occidentali, la
musica. Le punizioni sono molto dure, come la confisca dei beni, amputazioni,
taglio di capelli e frustate. Le donne hanno l’obbligo di indossare l’abaya,
un velo che copre tutto il corpo, non possono viaggiare da sole e non posso
prendere parte a nessuna attività legata al commercio.
[1] Fonte: Estratto ripreso da
un’intervista del maggio 2006 con un ex membro esecutivo di Al-Shabaab.
[2] Fonte: The Fighters Factory: Inside Al-Shabab’s Education
System, Institute Hiraal, Maggio 2018 - https://www.hiraalinstitute.org/wp-content/uploads/2018/05/Education-in-Al-Shabab.
[3] “Al-Shabaab raggiunge l’accordo
con Hawadle”, 12 settembre 2009. Fonte: https://www.hiiraan.com/news/2009/sept/wararka_maanta12-7483.htm.
[4] Dipartimento di Stato
degli Stati Uniti, Ufficio per la libertà religiosa internazionale, Rapporto
sulla libertà religiosa internazionale 2019: Somalia, op. cit.
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