.

Cerca nel blog

Per la traduzione in una lingua diversa dall'Italiano.For translation into a language other than.

Il presente blog è scritto in Italiano, lingua base. Chi desiderasse tradurre in un altra lingua, può avvalersi della opportunità della funzione di "Traduzione", che è riporta nella pagina in fondo al presente blog.

This blog is written in Italian, a language base. Those who wish to translate into another language, may use the opportunity of the function of "Translation", which is reported in the pages.


Powered By Blogger

Metodo di Ricerca ed analisi adottato


Il medoto di ricerca ed analisi adottato è riportato suwww.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com

Vds. post in data 30 dicembre 2009 seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al medesimo blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

lunedì 29 aprile 2024

La Nigeria, il terrorismo e le prospettive di futuro tra BRICS e risorse preziose

 

 

 Massimo Dionisi

Per comprendere di cosa parliamo, occorre inquadrare il Paese e attraverso alcune informazioni generali, scendere più nel dettaglio al fine di dare una chiave di lettura alla situazione geopolitica del continente africano. La Nigeria (ufficialmente Repubblica Federale della Nigeria) è uno Stato federale dell'Africa occidentale, il più popolato del continente africano. Comprende 36 Stati, si estende per 923.768 km² ed ha una popolazione di 215.548.400[1] che si articola in 250 gruppi etnici con grande varietà di lingue, costumi e tradizioni. Il gruppo etnico dominante nel Nord è quello degli Hausa-Fulani, la maggioranza dei quali è di religione islamica. Il Nord della Nigeria è prevalentemente di religione islamica (sunnita), che per diversi secoli ha avuto una storia totalmente scollegata dal Sud. Nel Sud-ovest predomina la popolazione Yoruba prevalentemente di religione cristiana come la maggior parte del meridione. La popolazione Igbo si trova a Sud-est del paese e anch’essa è di credo cristiano-romano. Yoruba, Hausa-Fulani e Igbo formano i cosiddetti Big Three che hanno caratterizzato la conflittualità politica e militare di tutta la storia indipendente nigeriana, a partire dal 1960. La questione fondamentale riguarda l'allocazione delle risorse e la suddivisione dei poteri a livello politico-militare tra il Settentrione e il Mezzogiorno, questione che ha sempre visto uno squilibrio favorevole al Nord musulmano, in contrasto con la maggior produttività, emancipazione culturale e imprenditoriale del Sud cristiano. Se per un verso il nord della Nigeria ha vissuto la colonizzazione e la schiavitù, da essa è recepito il progresso. Il sud del Paese invece pur ricco di materie prime di fatto è rimasto prevalentemente agricolo e a tratti arretrato. L'allocazione ineguale delle risorse a livello regionale ha portato al conflitto civile più sanguinoso e turbolento della storia della Nigeria[2].



 

Il tentativo di fornire maggior rappresentanza politica e potere economico a ogni singola etnia presente in Nigeria, ha portato ad una frammentazione tale che dai Big Three si è giunti agli attuali 36 Stati odierni. La Nigeria sta attraversando uno dei periodi economici e politici più complessi degli ultimi 30 anni, dovuti alla crisi internazionale del mercato del petrolio, alla carenza di business alternativi e ad una politica discutibile sul piano della programmazione e controllo.  Se vogliamo capire come operano questi gruppi e le loro motivazioni, dobbiamo dissociarci dal pensiero che comunemente abbiamo relativo al concetto di stato così come lo conosciamo in Europa. La Nigeria deriva principalmente dall’unione forzata di tre grandi regni indipendenti con un’antica storia alle spalle: la civiltà Nok nata intorno al 2500 AC nel Nord del paese comprendente anche aree del Niger e Cameroon poi diventato califfato di Sokoto sotto il controllo Fulani; il regno Yoruba di Oyo nato intorno al 1300 DC nel sud est del paese fino all’attuale Togo; il Regno del Benin nato intorno al 1500 DC.

Per un Europeo può diventare comprensibile se proviamo ad immaginare un’ipotetica unificazione dell’Italia con Germania e Iugoslavia, in un processo coercitivo e durato circa 60 anni. Seppur la situazione stia velocemente cambiando negli ultimi 10 anni, con l’avvento delle tecnologie e una maggiore mobilità sia via terra che via cielo, il paese era ed è ancora fortemente suddiviso nelle stesse macroregioni con differenze tribali, di lingua e abitudinali. Macroregioni che storicamente si scontrano per ragioni politiche ed economiche. Yoruba, Hausa-Fulani e Igbo formano i cosiddetti Big Three che hanno caratterizzato la conflittualità politica e militare di tutta la storia indipendente nigeriana. La conclusione è quindi una nazione che coinvolge più di 250 gruppi tribali con più di 500 dialetti o vere e proprie lingue locali. Comprendere la storia del paese (soprattutto quella moderna) ci può aiutare a capire come è strutturata l’attale politica nazionale e quali sono le differenze tra i vari gruppi terroristici/criminali. Quando sentiamo parlare della Nigeria spesso associamo le violenze e gli atti terroristici ad una guerra civile. In realtà però, non è così infatti, seppure il numero di incidenti sia simile, o addirittura superiore, a quello di quasi tutte le guerre attuali, nel paese non è in corso un conflitto in senso stretto. Tralasciando le attività criminali (comuni o di organizzazioni), si presentano tre attori principali:

1.       Conflitti Pastorali, indicanti scontri tra pastori nomadi Fulani e agricoltori;

2.       Gruppi militanti, coinvolti in attività criminali e di disturbo delle operazioni collegate ai giacimenti di petrolio e gas presenti gas nello stato del Delta;

3.       Boko Haram, attività terroristiche concentrate nel Nord Est del paese.

La presenza inglese per circa 100 anni di storia Nigeriana lascia un paese prevalentemente spaccato in due, un sud (che seppure abbia sofferto della deportazione schiavista) apprende dal colonizzatore un nuovo modello di sviluppo economico e sociale e un nord ancora arretrato e basato su un modello agricolo quasi medioevale. La differenza inoltre tra il Nord più conservatore, Musulmano e legato al mondo militare ed un Sud Cristiano, progressista e ricco di risolse petrolifere, incancrenisce una rivalità sempre più aspra.











Mappa: Attività terroristiche di Boko Haram in Enciclopedia Britannica,

aggiornamento settembre 2023

 i crea quindi una legge non scritta per cui il governo viene lasciato per due mandati ad un presidente del nord e successivamente, altri 8 anni ad un appartenente del partito del sud, creando in sostanza una politica bipolare. Sull’onda di queste differenze nel 2002 nasce Boko Haram da una secessione del “Group of the People of Sunnah for Preaching and Jihad” con lo scopo di purificare l’Islam in Nigeria principalmente combattendo filosoficamente la cultura occidentale[3]. Dal 2009 il mondo comincia a conoscere Boko Haram, quando il leader Mohamed Yusuf viene arrestato e ucciso senza un formale processo da parte delle autorità nigeriane. La guida va nelle mani di Musab al-Barnawi poi leader dello stato Islamico occidentale ma è con l’avvento del un nuovo ed enigmatico Abubakar Shekau che Boko Haram si trasforma lentamente nell’organizzazione che oggi conosciamo. A Shekau viene attribuita la capacità di organizzare il gruppo su base gerarchica e di avvicinarla sempre di più ad altre organizzazioni come Al-Quaeda e ISIS successivamente. I combattenti di BH vengono stimati intorno ai mille, ma è difficile calcolarne le forze in quanto i combattenti vengono reclutati all’uso e poi ritornano ai loro villaggi; ne deriva una forza fluida e flessibile che può passare da piccole cellule di pochi adepti a veri e propri gruppi combattenti di qualche centinaio di persone. Dal 2009 al 2014 si contano alti 5.000 morti e un numero indefinito di feriti.

Dal 2007 al 2009 la Nigeria è sotto il controllo del presidente Yar’adua proveniente da Katsina, e appoggiato dai “cabals” del nord del paese. Come Vicepresidenza troviamo Jonathan Goodluck di Bayelsa del partito contrapposto. Yar’adua muore nel 2009 e Goodluck sale al potere, determinando di fatto una prevaricazione della legge non scritta legata ai due mandati presidenziali allo stesso partito. Goodluck vence le elezioni successive, con grande disappunto dei votanti del nord che rivendicano il diritto ad un secondo mandato. Cova quindi un malcontento che Boko Haram cavalca quando I fondi statali vengono dedicati al sud (specialmente River State e Delta). Ipotizzare che il terrorismo Nigeriano sia esclusivamente su base religiosa è un errore; Boko Haram è un fenomeno sociale, politico ed economico, seppur si ispiri a movimenti islamici. Per chi vive nel nord del mondo è difficile immaginare quanto remoti siano alcuni villaggi, con famiglie che arrivano a 20 figli e che si basano su strettissime gerarchie patriarcali. Ed è qui che i leaders del gruppo terroristico ne approfittano per reclutare tra le masse, di giovani esclusi dal mondo sociale, dal lavoro e da qualsiasi livello di istruzione[4].

La volontà di superare queste situazioni di instabilità c’è ed è per questo che la Nigeria ha assunto degli impegni con il GAFI[5] per affrontare le carenze strategiche dei loro regimi per contrastare il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo e il finanziamento della proliferazione. Quando il GAFI sottopone una giurisdizione a un monitoraggio rafforzato, significa che il Paese si è impegnato a risolvere rapidamente le carenze strategiche individuate entro tempi concordati ed è soggetto a un monitoraggio rafforzato. Questo elenco viene spesso definito esternamente “lista grigia”.

Nel febbraio 2023, la Nigeria ha assunto un impegno politico di alto livello a collaborare con il GAFI e la GIABA per rafforzare l’efficacia del suo regime AML/CFT[6]. Dall'adozione del MER nell'agosto 2021, la Nigeria ha compiuto progressi su alcune delle azioni raccomandate dal MER per migliorare il proprio sistema, tra cui il miglioramento del quadro legislativo AML/CFT, l'aggiornamento della valutazione dei rischi inerenti ML/TF/PF e il rafforzamento della sua attuazione di sanzioni finanziarie mirate. La Nigeria si adopererà per attuare il proprio piano d'azione GAFI[7].

 

I sindacati nigeriani sono sul piede di guerra contro Bola Tinubu, presidente della ex colonia britannica, eletto lo scorso febbraio. National Labour Congress (NLC) e Trade Union Congress (TUC), due delle più grandi associazioni di lavoratori, hanno indetto uno sciopero a tempo indeterminato a partire dal prossimo 3 ottobre per protestare contro il caro vita. Anche lo storico traffico caotico e gli infiniti ingorghi di Lagos, capitale economica del Paese, stanno scomparendo. La circolazione è ridotta, perché i prezzi sono lievitati a dismisura dopo la rimozione dei sussidi sul prezzo del carburante e il controllo sulla valuta estera, riforme apportate dal governo di Abuja.

Tinubu ha dichiarato che le riforme sono necessarie per attrarre nuovi investimenti e rilanciare le finanze dello Stato. Ma la popolazione non ci sta. Moltissime famiglie fanno fatica a portare in tavola anche un solo pasto al giorno, per non parlare delle rette scolastiche per mandare i figli a scuola.

Recentemente le autorità di Abuja hanno chiuso diversi campi per sfollati nel Borno State (nord-est del Paese), dove vivevano da anni decine di migliaia di persone dopo essere scappate dalla furia dei terroristi di Boko Haram e ISWAP (acronimo per Islamic State West Africa Province).

Molte famiglie si trovano attualmente in cosiddetti campi di reinsediamento. Gran parte dei sussidi sono stati tagliati. Fanno fatica a sopravvivere. Trovare un lavoro è un’impresa ardua, se non impossibile. Ma i problemi del presidente nigeriano non finiscono qui. Bola Tinubu, durante la campagna elettorale aveva promesso di risolvere quanto prima lo stato di insicurezza che da anni affligge molte zone della ex colonia britannica. Anche Muhammadu Buhari, dello stesso partito di Tinubu, All Progressives Congress (APC), appena salito al potere nel 2015, aveva dichiarato che in 6 mesi avrebbe sconfitto i terroristi Boko Haram.

Da anni lo Zamfara state, nel nord-ovest della Nigeria, è l’hot spot dei sequestri di persone a scopo di lucro. Dopo il pagamento di lauti riscatti, generalmente gli ostaggi vengono liberati.

I sequestri di massa nelle scuole/università continuano anche con questo governo. Si ritiene che le “bande di criminali” siano formate per lo più da fulani, tra loro molti pastori, ma anche mercenari provenienti da Ciad e Niger. La loro attività è concentrata sui sequestri di persona in diversi Stati della Federazione, Sokoto, Kebbi, Katsina, Kaduna e altri. Colpiscono non solo scuole, studenti e insegnati. Anche politici, commercianti, religiosi (imam, pastori, predicatori, sacerdoti), cittadini di tutti ceti della società. Secondo il Centre for Democracy and Development (l’organizzazione non profit con sede a Abuja, che mira a promuovere i valori della democrazia, della pace e dei diritti umani in Africa, in particolare nella parte occidentale del continente, ndr), dal 2011 al 2022, 12.000 mila persone sono state brutalmente ammazzate da queste bande, mentre, a causa degli incessanti sequestri, centinaia di migliaia sono fuggite dalle proprie case. Le autorità, come sempre, promettono di prendere provvedimenti, di controllare scuole e università. Ma gran parte delle forze armate sono impegnate da anni a dare la caccia ai terroristi di Boko Haram (legati a al quaeda) e ISWAP (Islamic State’s West Africa Province) nel nord-est del Paese, dove entrambi i gruppi sono sempre molto attivi e non danno tregua alla popolazione  ragion del fatto che la stagione del raccolto si avvicina e, come è già successo in passato, i terroristi vogliono costringere i contadini a lasciare le fattorie per potersi appropriare dei loro beni e di quanto prodotto nei campi.

Altri attacchi dei sanguinari Boko Haram sono stati segnalati in questi giorni in altre aree del Borno State. A tutt’oggi gli sfollati sono oltre 3,5 milioni. Tra loro 270.000 hanno chiesto protezione in Paesi limitrofi. Finora il neo-presidente non ha ancora chiarito come intende affrontare la questione della diffusa insicurezza[8].

La Nigeria è uno Stato caratterizzato da una vastissima corruzione; nel corso degli anni sono scomparse tra gli approvvigionamenti dell’esercito diversi armamenti e cannoni anti-aerei, che probabilmente sono stati scambiati o venduto con i terroristi. Ai finanziamenti da parte dell’esercito si aggiungono anche quelli di persone più o meno potenti, tra questi anche diversi politici locali. Dichiarandosi apertamente come oppositori del Governo centrali, Boko Haram ha ottenuto anche il supporto del governatore di Kano, Ibrahim Shekaraue e dal governatore di Bauchi, Alhaji Isa Yuguda, entrambi in contrasto con lo Stato nigeriano. Gli oppositori politici sono malvisti in Nigeria, lottano insieme alle minoranze etniche e gli indigeni contro le compagnie petrolifere straniere e la corruzione del Paese che avalla le attività occidentali illecite nella nazione. Tra gli altri finanziatori di Boko Haram ci sono le organizzazioni islamiche, ma molti dei proventi del gruppo vengono dalle rapine, la presa di ostaggi, le estorsioni, i rapimenti e le tassazioni imposte nei villaggi che gli islamisti controllano. Il problema maggiore tuttavia resta il finanziamento da parte dell’esercito, che, oltre a privarsi di armi e munizioni, vanifica ogni azione intrapresa per fermare l’avanzata e la violenza di questo gruppo che semina il terrore tra i villaggi e le città della Nigeria. Uno dei casi più eclatanti ha riguardato gli scorsi anni un generale traditore, che è riuscito a sottrarre all’esercito nigeriano 24 milioni di dollari (circa 20 milioni di euro), destinati al pagamento dei soldati, per finanziare la costruzione di un centro commerciale.

Di rilievo per lo sviluppo della Nigeria è il divenendo BRICS è un acronimo che rappresenta un gruppo di cinque importanti economie emergenti: Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. Queste nazioni sono unite da obiettivi comuni di sviluppo economico, cooperazione politica e sociale. Negli ultimi anni, il BRICS ha ampliato il suo ruolo e la sua influenza a livello globale e uno dei continenti che potrebbe trarre maggior beneficio da questa collaborazione è l'Africa, in particolare la Nigeria. In questo articolo, esamineremo il rapporto tra questo gruppo nel suo insieme, l'Africa e la Nigeria, e come questa relazione potrebbe influenzare il futuro del continente africano. Fondato nel 2006 è composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, e dal I gennaio 2024, includerà anche Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti[9]., i Paesi che ne fanno e faranno parte rappresentano quasi la metà della popolazione mondiale[10] e dell'economia globale, infatti esso abbraccia una popolazione di oltre 3,5 miliardi di persone. Rappresenta anche il 20% del PIL mondiale (basti pensare che la Cina, da sola, è la seconda economia più grande al mondo, mentre l'India è la settima). Queste nazioni lavorano insieme per promuovere il commercio internazionale, l'investimento e lo sviluppo economico ed in questa visione, hanno creato anche istituzioni finanziarie come la Banca dei BRICS e il Fondo di Riserva con l'obiettivo di fornire assistenza finanziaria ai membri in caso di crisi economiche. Infine, sotto profilo generale possiamo occorre dire che esso rappresenta anche il 25% dell’estensione della Terra[11]. Questo gruppo è stato creato per rappresentare le economie emergenti e fornire un'alternativa al G7. La Nigeria, con una popolazione di oltre 200 milioni di persone e uno dei PIL più alti del continente, svolge un ruolo centrale in questa dinamica economica. Il BRICS, e in particolare la Cina, hanno dimostrato un forte interesse per la Nigeria, investendo in una serie di settori chiave.

Il settore energetico è uno degli ambiti principali di cooperazione. La Nigeria è uno dei principali produttori di petrolio e gas naturale, e la Cina è uno dei maggiori consumatori mondiali di energia.



[1] https://www.worldometers.info/world-population/nigeria-population/

[2] Ricordiamo la guerra del Biafra del 1967, tentativo di secessione della regione sud-orientale abitata dall'etnia Igbo.

[3] da una locuzione hausa che letteralmente significa «l'istruzione occidentale è proibita»

[4] Analysis: Understanding Nigeria's Boko Haram radicals, su irinnews.org, IRIN, 18 luglio 2011. Eric Guttschuss (Human Rights Watch) racconta che Yusuf attirava con successo seguaci tra i giovani disoccupati "parlando male della polizia e della corruzione politica". Abdulkarim Mohammed, studioso di Boko Haram, ha aggiunto che le insurrezioni violente in Nigeria sono dovute "alla frustrazione per la corruzione e al malessere sociale sulla povertà e la disoccupazione"

[5] Costituito nel 1989 in occasione del G7 di Parigi, il Gruppo d’azione finanziaria Internazionale (Gafi) Financial Action Task Force (Fatf) è un organismo intergovernativo che ha per scopo l’elaborazione e lo sviluppo di strategie di lotta al riciclaggio dei capitali di origine illecita e, dal 2001, anche di prevenzione del finanziamento al terrorismo. Nel 2008, il mandato del Gafi è stato esteso anche al contrasto del finanziamento della proliferazione di armi di distruzione di massa, fonte Ministero dell’Economia e Finanze, Dipartimento del Tesoro.

[6] Il GAFI, al termine delle riunioni tenutesi il 21, 22 e 23 giugno 2023, ha pubblicato, tra l’altro, la lista dei Paesi con deficienze strategiche nei sistemi AML/CFT sottoposti ad intenso monitoraggio (c.d. grey list). Per quanto concerne la Nigeria. Il GAFI e gli organi regionali stile GAFI (FSRB) continuano a collaborare con le giurisdizioni sottostanti mentre riferiscono sui progressi compiuti nell’affrontare le loro carenze strategiche. Il GAFI invita queste giurisdizioni a completare i loro piani d’azione rapidamente ed entro i tempi concordati. Il GAFI accoglie con favore il loro impegno e ne seguirà da vicino i progressi. Il GAFI non richiede l’applicazione di misure rafforzate di due diligence a queste giurisdizioni. Gli standard GAFI non prevedono la riduzione del rischio o l’esclusione di intere classi di clienti, ma richiedono l’applicazione di un approccio basato sul rischio. Pertanto, il GAFI incoraggia i suoi membri e tutte le giurisdizioni a tenere conto delle informazioni presentate di seguito nella loro analisi dei rischi. Il GAFI identifica costantemente ulteriori giurisdizioni che presentano carenze strategiche nei loro regimi per contrastare il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo e il finanziamento della proliferazione. Un certo numero di giurisdizioni non sono ancora state esaminate dal GAFI o dai relativi FSRB, ma lo saranno a tempo debito.

[7] completando la valutazione del rischio residuo ML/TF e aggiornando la propria strategia nazionale AML/CFT per garantire l'allineamento con altre strategie nazionali relative ai reati presupposto ad alto rischio; (2) rafforzare la cooperazione internazionale formale e informale in linea con i rischi ML/TF; (3) migliorare la vigilanza basata sul rischio AML/CFT degli intermediari finanziari e dei DNFBP e potenziare l'attuazione delle misure preventive per i settori ad alto rischio; (4) garantire che le autorità competenti abbiano accesso tempestivo a informazioni accurate e aggiornate sui BO sulle persone giuridiche e applicare sanzioni in caso di violazione degli obblighi dei BO; (5) dimostrare un aumento nella diffusione dell’intelligence finanziaria da parte della FIU e il suo utilizzo da parte delle LEA; (6) dimostrare un aumento sostenuto delle indagini e dei procedimenti penali in linea con i rischi di riciclaggio; (7) individuare in modo proattivo le violazioni degli obblighi di dichiarazione valutaria e applicare sanzioni adeguate e conservare dati completi sui beni congelati, sequestrati, confiscati e alienati; (8) dimostrare un aumento sostenuto delle indagini e dei procedimenti giudiziari relativi a diversi tipi di attività del TF in linea con il rischio e rafforzare la cooperazione tra agenzie sulle indagini del TF; e (9) condurre un'attività di sensibilizzazione mirata e basata sul rischio verso le NPO a rischio di abuso del TF e attuare un monitoraggio basato sul rischio per il sottoinsieme di NPO a rischio di abuso del TF senza interrompere o scoraggiare le attività legittime delle NPO.

[8] Cornelia I. Toelgyes, in Speciale per l’Africa ExPress, quotidiano online, 27 settembre 2023

Nessun commento:

Posta un commento