Massimo Dionisi
Per comprendere di cosa parliamo, occorre inquadrare il Paese e attraverso
alcune informazioni generali, scendere più nel dettaglio al fine di dare una
chiave di lettura alla situazione geopolitica del continente africano. La
Nigeria (ufficialmente Repubblica Federale della Nigeria) è uno Stato federale
dell'Africa occidentale, il più popolato del continente africano. Comprende 36
Stati, si estende per 923.768 km² ed ha una popolazione di
215.548.400[1]
che si articola in 250 gruppi etnici con grande varietà di lingue, costumi e
tradizioni. Il gruppo etnico dominante nel Nord è quello degli Hausa-Fulani, la
maggioranza dei quali è di religione islamica. Il Nord della Nigeria è
prevalentemente di religione islamica (sunnita), che per diversi secoli ha
avuto una storia totalmente scollegata dal Sud. Nel Sud-ovest predomina la
popolazione Yoruba prevalentemente di religione cristiana come la maggior parte
del meridione. La popolazione Igbo si trova a Sud-est del paese e anch’essa è
di credo cristiano-romano. Yoruba, Hausa-Fulani e Igbo formano i cosiddetti Big
Three che hanno caratterizzato la conflittualità politica e militare di tutta
la storia indipendente nigeriana, a partire dal 1960. La questione fondamentale
riguarda l'allocazione delle risorse e la suddivisione dei poteri a livello
politico-militare tra il Settentrione e il Mezzogiorno, questione che ha sempre
visto uno squilibrio favorevole al Nord musulmano, in contrasto con la maggior
produttività, emancipazione culturale e imprenditoriale del Sud cristiano. Se
per un verso il nord della Nigeria ha vissuto la colonizzazione e la schiavitù,
da essa è recepito il progresso. Il sud del Paese invece pur ricco di materie
prime di fatto è rimasto prevalentemente agricolo e a tratti arretrato. L'allocazione
ineguale delle risorse a livello regionale ha portato al conflitto civile più
sanguinoso e turbolento della storia della Nigeria[2].
Il tentativo di fornire
maggior rappresentanza politica e potere economico a ogni singola etnia
presente in Nigeria, ha portato ad una frammentazione tale che dai Big Three si
è giunti agli attuali 36 Stati odierni. La Nigeria sta attraversando uno dei periodi economici e politici più
complessi degli ultimi 30 anni, dovuti alla crisi internazionale del mercato
del petrolio, alla carenza di business alternativi e ad una politica
discutibile sul piano della programmazione e controllo. Se vogliamo capire come operano questi gruppi
e le loro motivazioni, dobbiamo dissociarci dal pensiero che comunemente
abbiamo relativo al concetto di stato così come lo conosciamo in Europa. La
Nigeria deriva principalmente dall’unione forzata di tre grandi regni
indipendenti con un’antica storia alle spalle: la civiltà Nok nata intorno al
2500 AC nel Nord del paese comprendente anche aree del Niger e Cameroon poi
diventato califfato di Sokoto sotto il controllo Fulani; il regno Yoruba di Oyo
nato intorno al 1300 DC nel sud est del paese fino all’attuale Togo; il Regno
del Benin nato intorno al 1500 DC.
Per un Europeo può diventare comprensibile se proviamo ad immaginare un’ipotetica
unificazione dell’Italia con Germania e Iugoslavia, in un processo coercitivo e
durato circa 60 anni. Seppur la situazione stia velocemente cambiando negli
ultimi 10 anni, con l’avvento delle tecnologie e una maggiore mobilità sia via
terra che via cielo, il paese era ed è ancora fortemente suddiviso nelle stesse
macroregioni con differenze tribali, di lingua e abitudinali. Macroregioni che
storicamente si scontrano per ragioni politiche ed economiche. Yoruba,
Hausa-Fulani e Igbo formano i cosiddetti Big Three che hanno caratterizzato la
conflittualità politica e militare di tutta la storia indipendente nigeriana. La
conclusione è quindi una nazione che coinvolge più di 250 gruppi tribali con
più di 500 dialetti o vere e proprie lingue locali. Comprendere la storia del
paese (soprattutto quella moderna) ci può aiutare a capire come è strutturata
l’attale politica nazionale e quali sono le differenze tra i vari gruppi
terroristici/criminali. Quando sentiamo parlare della Nigeria spesso associamo
le violenze e gli atti terroristici ad una guerra civile. In realtà però, non è
così infatti, seppure il numero di incidenti sia simile, o addirittura
superiore, a quello di quasi tutte le guerre attuali, nel paese non è in corso
un conflitto in senso stretto. Tralasciando le attività criminali (comuni o di
organizzazioni), si presentano tre attori principali:
1.
Conflitti
Pastorali, indicanti scontri tra pastori nomadi Fulani e agricoltori;
2.
Gruppi
militanti, coinvolti in attività criminali e di disturbo delle operazioni collegate
ai giacimenti di petrolio e gas presenti gas nello stato del Delta;
3.
Boko Haram,
attività terroristiche concentrate nel Nord Est del paese.
La presenza inglese per circa 100 anni di storia Nigeriana lascia un paese
prevalentemente spaccato in due, un sud (che seppure abbia sofferto della
deportazione schiavista) apprende dal colonizzatore un nuovo modello di
sviluppo economico e sociale e un nord ancora arretrato e basato su un modello
agricolo quasi medioevale. La differenza inoltre tra il Nord più conservatore,
Musulmano e legato al mondo militare ed un Sud Cristiano, progressista e ricco
di risolse petrolifere, incancrenisce una rivalità sempre più aspra.
Mappa: Attività terroristiche di
Boko Haram in Enciclopedia Britannica,
aggiornamento settembre 2023
Dal 2007 al 2009 la Nigeria è sotto il controllo del presidente Yar’adua
proveniente da Katsina, e appoggiato dai “cabals” del nord del paese. Come
Vicepresidenza troviamo Jonathan Goodluck di Bayelsa del partito contrapposto. Yar’adua
muore nel 2009 e Goodluck sale al potere, determinando di fatto una
prevaricazione della legge non scritta legata ai due mandati presidenziali allo
stesso partito. Goodluck vence le elezioni successive, con grande disappunto
dei votanti del nord che rivendicano il diritto ad un secondo mandato. Cova
quindi un malcontento che Boko Haram cavalca quando I fondi statali vengono
dedicati al sud (specialmente River State e Delta). Ipotizzare che il
terrorismo Nigeriano sia esclusivamente su base religiosa è un errore; Boko
Haram è un fenomeno sociale, politico ed economico, seppur si ispiri a
movimenti islamici. Per chi vive nel nord del mondo è difficile immaginare
quanto remoti siano alcuni villaggi, con famiglie che arrivano a 20 figli e che
si basano su strettissime gerarchie patriarcali. Ed è qui che i leaders del
gruppo terroristico ne approfittano per reclutare tra le masse, di giovani
esclusi dal mondo sociale, dal lavoro e da qualsiasi livello di istruzione[4].
La volontà di superare queste situazioni di instabilità c’è ed è per questo
che la Nigeria ha assunto degli impegni con il GAFI[5] per
affrontare le carenze strategiche dei loro regimi per contrastare il
riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo e il finanziamento della
proliferazione. Quando il GAFI sottopone una giurisdizione a un monitoraggio
rafforzato, significa che il Paese si è impegnato a risolvere rapidamente le
carenze strategiche individuate entro tempi concordati ed è soggetto a un
monitoraggio rafforzato. Questo elenco viene spesso definito esternamente
“lista grigia”.
Nel febbraio 2023, la Nigeria ha assunto un impegno politico di alto
livello a collaborare con il GAFI e la GIABA per rafforzare l’efficacia del suo
regime AML/CFT[6].
Dall'adozione del MER nell'agosto 2021, la Nigeria ha compiuto progressi su
alcune delle azioni raccomandate dal MER per migliorare il proprio sistema, tra
cui il miglioramento del quadro legislativo AML/CFT, l'aggiornamento della
valutazione dei rischi inerenti ML/TF/PF e il rafforzamento della sua
attuazione di sanzioni finanziarie mirate. La Nigeria si adopererà per attuare
il proprio piano d'azione GAFI[7].
I sindacati nigeriani sono sul piede di guerra contro Bola
Tinubu, presidente della ex colonia britannica, eletto lo scorso febbraio.
National Labour Congress (NLC) e Trade Union Congress (TUC), due delle più
grandi associazioni di lavoratori, hanno indetto uno sciopero a tempo
indeterminato a partire dal prossimo 3 ottobre per protestare contro il caro
vita. Anche lo storico traffico caotico e gli infiniti ingorghi di Lagos,
capitale economica del Paese, stanno scomparendo. La circolazione è ridotta,
perché i prezzi sono lievitati a dismisura dopo la rimozione dei sussidi sul
prezzo del carburante e il controllo sulla valuta estera, riforme apportate dal
governo di Abuja.
Tinubu ha dichiarato che le riforme sono necessarie per attrarre
nuovi investimenti e rilanciare le finanze dello Stato. Ma la popolazione non
ci sta. Moltissime famiglie fanno fatica a portare in tavola anche un solo
pasto al giorno, per non parlare delle rette scolastiche per mandare i figli a
scuola.
Recentemente le autorità di Abuja hanno chiuso diversi campi
per sfollati nel Borno State (nord-est del Paese), dove vivevano da anni decine
di migliaia di persone dopo essere scappate dalla furia dei terroristi di Boko
Haram e ISWAP (acronimo per Islamic State West Africa Province).
Molte famiglie si trovano attualmente in cosiddetti campi di
reinsediamento. Gran parte dei sussidi sono stati tagliati. Fanno fatica a
sopravvivere. Trovare un lavoro è un’impresa ardua, se non impossibile. Ma i
problemi del presidente nigeriano non finiscono qui. Bola Tinubu, durante la
campagna elettorale aveva promesso di risolvere quanto prima lo stato di
insicurezza che da anni affligge molte zone della ex colonia britannica. Anche
Muhammadu Buhari, dello stesso partito di Tinubu, All Progressives Congress
(APC), appena salito al potere nel 2015, aveva dichiarato che in 6 mesi avrebbe
sconfitto i terroristi Boko Haram.
Da anni lo Zamfara state, nel nord-ovest della Nigeria, è
l’hot spot dei sequestri di persone a scopo di lucro. Dopo il pagamento di
lauti riscatti, generalmente gli ostaggi vengono liberati.
I sequestri di massa nelle scuole/università continuano
anche con questo governo. Si ritiene che le “bande di criminali” siano formate
per lo più da fulani, tra loro molti pastori, ma anche mercenari provenienti da
Ciad e Niger. La loro attività è concentrata sui sequestri di persona in
diversi Stati della Federazione, Sokoto, Kebbi, Katsina, Kaduna e altri.
Colpiscono non solo scuole, studenti e insegnati. Anche politici, commercianti,
religiosi (imam, pastori, predicatori, sacerdoti), cittadini di tutti ceti
della società. Secondo il Centre for Democracy and Development
(l’organizzazione non profit con sede a Abuja, che mira a promuovere i valori
della democrazia, della pace e dei diritti umani in Africa, in particolare
nella parte occidentale del continente, ndr), dal 2011 al 2022, 12.000 mila
persone sono state brutalmente ammazzate da queste bande, mentre, a causa degli
incessanti sequestri, centinaia di migliaia sono fuggite dalle proprie case. Le
autorità, come sempre, promettono di prendere provvedimenti, di controllare
scuole e università. Ma gran parte delle forze armate sono impegnate da anni a
dare la caccia ai terroristi di Boko Haram (legati a al quaeda) e ISWAP (Islamic
State’s West Africa Province) nel nord-est del Paese, dove entrambi i gruppi
sono sempre molto attivi e non danno tregua alla popolazione ragion del fatto che la stagione del raccolto
si avvicina e, come è già successo in passato, i terroristi vogliono costringere
i contadini a lasciare le fattorie per potersi appropriare dei loro beni e di
quanto prodotto nei campi.
Altri attacchi dei sanguinari Boko Haram sono stati
segnalati in questi giorni in altre aree del Borno State. A tutt’oggi gli
sfollati sono oltre 3,5 milioni. Tra loro 270.000 hanno chiesto protezione in
Paesi limitrofi. Finora il neo-presidente non ha ancora chiarito come intende
affrontare la questione della diffusa insicurezza[8].
La Nigeria è uno Stato caratterizzato da una vastissima
corruzione; nel corso degli anni sono scomparse tra gli approvvigionamenti
dell’esercito diversi armamenti e cannoni anti-aerei, che probabilmente sono
stati scambiati o venduto con i terroristi. Ai finanziamenti da parte
dell’esercito si aggiungono anche quelli di persone più o meno potenti, tra
questi anche diversi politici locali. Dichiarandosi apertamente come oppositori
del Governo centrali, Boko Haram ha ottenuto anche il supporto del governatore
di Kano, Ibrahim Shekaraue e dal governatore di Bauchi, Alhaji Isa Yuguda,
entrambi in contrasto con lo Stato nigeriano. Gli oppositori politici sono
malvisti in Nigeria, lottano insieme alle minoranze etniche e gli indigeni
contro le compagnie petrolifere straniere e la corruzione del Paese che avalla
le attività occidentali illecite nella nazione. Tra gli altri finanziatori di
Boko Haram ci sono le organizzazioni islamiche, ma molti dei proventi del
gruppo vengono dalle rapine, la presa di ostaggi, le estorsioni, i rapimenti e
le tassazioni imposte nei villaggi che gli islamisti controllano. Il problema
maggiore tuttavia resta il finanziamento da parte dell’esercito, che, oltre a
privarsi di armi e munizioni, vanifica ogni azione intrapresa per fermare l’avanzata
e la violenza di questo gruppo che semina il terrore tra i villaggi e le città
della Nigeria. Uno dei casi più eclatanti ha riguardato gli scorsi anni un
generale traditore, che è riuscito a sottrarre all’esercito nigeriano 24
milioni di dollari (circa 20 milioni di euro), destinati al pagamento dei
soldati, per finanziare la costruzione di un centro commerciale.
Di rilievo per lo sviluppo della Nigeria è il divenendo
BRICS è un acronimo che rappresenta un gruppo di cinque importanti economie
emergenti: Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. Queste nazioni sono unite
da obiettivi comuni di sviluppo economico, cooperazione politica e sociale.
Negli ultimi anni, il BRICS ha ampliato il suo ruolo e la sua influenza a
livello globale e uno dei continenti che potrebbe trarre maggior beneficio da
questa collaborazione è l'Africa, in particolare la Nigeria. In questo
articolo, esamineremo il rapporto tra questo gruppo nel suo insieme, l'Africa e
la Nigeria, e come questa relazione potrebbe influenzare il futuro del
continente africano. Fondato nel 2006 è composto da Brasile, Russia, India,
Cina e Sudafrica, e dal I gennaio 2024, includerà anche Argentina, Egitto,
Etiopia, Iran, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti[9].,
i Paesi che ne fanno e faranno parte rappresentano quasi la metà della
popolazione mondiale[10]
e dell'economia globale, infatti esso abbraccia una popolazione di oltre 3,5
miliardi di persone. Rappresenta anche il 20% del PIL mondiale (basti pensare
che la Cina, da sola, è la seconda economia più grande al mondo, mentre l'India
è la settima). Queste nazioni lavorano insieme per promuovere il commercio
internazionale, l'investimento e lo sviluppo economico ed in questa visione,
hanno creato anche istituzioni finanziarie come la Banca dei BRICS e il Fondo
di Riserva con l'obiettivo di fornire assistenza finanziaria ai membri in caso
di crisi economiche. Infine, sotto profilo generale possiamo occorre dire che
esso rappresenta anche il 25% dell’estensione della Terra[11].
Questo gruppo è stato creato per rappresentare le economie emergenti e fornire
un'alternativa al G7. La Nigeria, con una popolazione di oltre 200 milioni di
persone e uno dei PIL più alti del continente, svolge un ruolo centrale in
questa dinamica economica. Il BRICS, e in particolare la Cina, hanno dimostrato
un forte interesse per la Nigeria, investendo in una serie di settori chiave.
Il settore energetico è uno degli ambiti principali di
cooperazione. La Nigeria è uno dei principali produttori di petrolio e gas
naturale, e la Cina è uno dei maggiori consumatori mondiali di energia.
[1]
https://www.worldometers.info/world-population/nigeria-population/
[2] Ricordiamo la guerra del Biafra
del 1967, tentativo di secessione della regione sud-orientale abitata
dall'etnia Igbo.
[4] Analysis: Understanding
Nigeria's Boko Haram radicals, su irinnews.org, IRIN, 18 luglio 2011. Eric
Guttschuss (Human Rights Watch) racconta che Yusuf attirava con successo
seguaci tra i giovani disoccupati "parlando male della polizia e della
corruzione politica". Abdulkarim Mohammed, studioso di Boko Haram, ha
aggiunto che le insurrezioni violente in Nigeria sono dovute "alla
frustrazione per la corruzione e al malessere sociale sulla povertà e la
disoccupazione"
[5] Costituito nel 1989 in occasione
del G7 di Parigi, il Gruppo d’azione finanziaria Internazionale (Gafi)
Financial Action Task Force (Fatf) è un organismo intergovernativo che ha per
scopo l’elaborazione e lo sviluppo di strategie di lotta al riciclaggio dei capitali
di origine illecita e, dal 2001, anche di prevenzione del finanziamento al
terrorismo. Nel 2008, il mandato del Gafi è stato esteso anche al contrasto del
finanziamento della proliferazione di armi di distruzione di massa, fonte
Ministero dell’Economia e Finanze, Dipartimento del Tesoro.
[6] Il GAFI, al
termine delle riunioni tenutesi il 21, 22 e 23 giugno 2023, ha pubblicato, tra
l’altro, la lista dei Paesi con deficienze strategiche nei sistemi AML/CFT
sottoposti ad intenso monitoraggio (c.d. grey list). Per quanto concerne la
Nigeria. Il GAFI e
gli organi regionali stile GAFI (FSRB) continuano a collaborare con le
giurisdizioni sottostanti mentre riferiscono sui progressi compiuti
nell’affrontare le loro carenze strategiche. Il GAFI invita queste
giurisdizioni a completare i loro piani d’azione rapidamente ed entro i tempi
concordati. Il GAFI accoglie con favore il loro impegno e ne seguirà da vicino
i progressi. Il GAFI non richiede l’applicazione di misure rafforzate di due
diligence a queste giurisdizioni. Gli standard GAFI non prevedono la riduzione
del rischio o l’esclusione di intere classi di clienti, ma richiedono
l’applicazione di un approccio basato sul rischio. Pertanto, il GAFI incoraggia
i suoi membri e tutte le giurisdizioni a tenere conto delle informazioni
presentate di seguito nella loro analisi dei rischi. Il GAFI identifica
costantemente ulteriori giurisdizioni che presentano carenze strategiche nei
loro regimi per contrastare il riciclaggio di denaro, il finanziamento del
terrorismo e il finanziamento della proliferazione. Un certo numero di
giurisdizioni non sono ancora state esaminate dal GAFI o dai relativi FSRB, ma
lo saranno a tempo debito.
[7] completando la valutazione del
rischio residuo ML/TF e aggiornando la propria strategia nazionale AML/CFT per
garantire l'allineamento con altre strategie nazionali relative ai reati
presupposto ad alto rischio; (2) rafforzare la cooperazione internazionale
formale e informale in linea con i rischi ML/TF; (3) migliorare la vigilanza
basata sul rischio AML/CFT degli intermediari finanziari e dei DNFBP e
potenziare l'attuazione delle misure preventive per i settori ad alto rischio;
(4) garantire che le autorità competenti abbiano accesso tempestivo a
informazioni accurate e aggiornate sui BO sulle persone giuridiche e applicare
sanzioni in caso di violazione degli obblighi dei BO; (5) dimostrare un aumento
nella diffusione dell’intelligence finanziaria da parte della FIU e il suo
utilizzo da parte delle LEA; (6) dimostrare un aumento sostenuto delle indagini
e dei procedimenti penali in linea con i rischi di riciclaggio; (7) individuare
in modo proattivo le violazioni degli obblighi di dichiarazione valutaria e
applicare sanzioni adeguate e conservare dati completi sui beni congelati,
sequestrati, confiscati e alienati; (8) dimostrare un aumento sostenuto delle
indagini e dei procedimenti giudiziari relativi a diversi tipi di attività del
TF in linea con il rischio e rafforzare la cooperazione tra agenzie sulle
indagini del TF; e (9) condurre un'attività di sensibilizzazione mirata e basata
sul rischio verso le NPO a rischio di abuso del TF e attuare un monitoraggio
basato sul rischio per il sottoinsieme di NPO a rischio di abuso del TF senza
interrompere o scoraggiare le attività legittime delle NPO.
[8] Cornelia I. Toelgyes, in Speciale
per l’Africa ExPress, quotidiano online, 27 settembre 2023
[9] https://www.rainews.it/articoli/2023/08/brics-entrano-altri-6-paesi-tra-cui-arabia-saudita-e-iran--21c118dc-b004-47b9-b22a-73110eb1a47b.html