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Metodo di Ricerca ed analisi adottato


Il medoto di ricerca ed analisi adottato è riportato suwww.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com

Vds. post in data 30 dicembre 2009 seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al medesimo blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

domenica 3 gennaio 2016

Egitto: rapporti difficili con L'Arabia Saudita

Medio Oriente
Se l'Arabia Saudita scarica l'Egitto 
Azzurra Meringolo
24/12/2015
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La stampella che tiene in piedi l’Egitto starebbe vacillando. E i petrodollari che hanno garantito ad Abdel Fattah Al-Sisi l’ossigeno necessario per la nascita del “nuovo” regime egiziano potrebbero non essere più dati per scontati.

Con la morte di re Abdallah, i rapporti tra il Cairo e Riad si sono infatti raffreddati e, anche se re Salman e il presidente Al-Sisi sfruttano ogni foto per mostrarsi amici di lunga data, la crescente tensione traspare anche in diversi dossier.

Fratelli Musulmani e Iran
La prima questione è certamente quella relativa alla Fratellanza. Le paure saudite rispetto al ritorno dell’Iran sulla scena internazionale hanno portato gli Al-Saud a riconsiderare la loro posizione nei confronti dei Fratelli Musulmani, gli islamisti egiziani deposti nel luglio 2013 dai militari di Al-Sisi che, dopo averli dichiarati un’organizzazione terroristica, li ha nuovamente confinati alla clandestinità.

Riad, storicamente vicina ai salafiti (cugini dei Fratelli, ma su posizioni più estremiste) si è per anni battuta contro la Confraternita e i suoi finanziatori.

Temendo il ritorno alla ribalta di Teheran, gli Al-Saud stanno però cercando di serrare le fila del fronte sunnita. Re Salman sta tessendo una tela in cui, partendo dal tradizionale asse amministrato da Arabia Saudita ed Egitto, si possano intrecciare anche Turchia, Qatar e le varie diramazioni regionali della Fratellanza, dai palestinesi di Hamas agli yemeniti di Al-Islah.

A confermarlo è stato non solo il rilascio di molti Fratelli e attivisti egiziani imprigionati in Arabia Saudita durante il regno di Abdallah e la normalizzazione saudita nei confronti del Qatar, ma anche la fine delle pressioni che Riad ha a lungo esercitato sulla Gran Bretagna affinché questa definisse la Fratellanza un’organizzazione terroristica.

Ma se il Cairo è turbato dalla mano tesa dei sauditi verso la Fratellanza, Riad guarda con sospetto l’avvicinamento tra il Cairo e Teheran, più volte confermato dal Ministro degli Esteri egiziano che ha anche incontrato il suo omologo iraniano a latere dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

In questa occasione, oltre a parlare dei possibili rapporti commerciali derivanti dall’accordo sul nucleare, i due avevano discusso soprattutto della crisi siriana, dossier su cui si concentrano molte delle differenze tra Egitto e Arabia Saudita.

Le guerre in Siria e Yemen
Sostanziale è la divergenza dei due Paesi sul destino di Bashar Al-Assad. Mentre l’Egitto si allinea sulla posizione della Russia, alleato strategico del presidente siriano, l’Arabia Saudita ritiene che Assad sia la causa scatenante non solo della guerra in corso, ma anche dell’avanzata dell’autoproclamatosi “stato islamico”.

Al-Sisi, inoltre, si sente vicino ad Assad perché rappresentante di un regime - autoritario - che, come l’Egitto, conta principalmente sul suo esercito. In tale ottica, il presidente siriano è un rappresentante della vecchia guardia regionale che tanto piace ai restauratori egiziani.

A minare le relazioni tra Egitto e Arabia Saudita vi è anche la guerra in Yemen, conflitto nel quale Riad si è schierata contro gli Huthi e i sostenitori del presidente estromesso ‘Ali ‘Abdallah Saleh.

Anche se inizialmente l’Egitto sembrava voler cooperare con Riad (aveva infatti inviato forze aeree e navali a unirsi alla coalizione guidata dai sauditi contro gli Huthi), con il passare del tempo, la distanza tra i due paesi è diventata sempre più evidente. Una vera e propria frattura, sottolineata anche dalla decisione egiziana di non inviare truppe di terra in Yemen, distanziandosi da quanto fatto da altri membri della coalizione (Emirati Arabi, Sudan e Mauritania).

L’Arabia Saudita è quindi rimasta delusa dagli aiuti dell’Egitto che, pur considerando lo stretto di Bab al Mandeb una porta di accesso al Mar Rosso da tutelare, non vuole assumere un ruolo più attivo nell’operazione.

Ai ricordi della guerra fallita proprio in questo paese negli anni ’60, si sommano i timori derivanti dal cambio di marcia saudita nei confronti di Al-Islah, alleato locale della Fratellanza Musulmana che il Cairo non si vuole trovare a sostenere.

La Nato araba che non decolla
C’è infine un’altra questione che contribuisce a raffreddare la relazione tra il Cairo e Riad: l’evoluzione della cosiddetta Nato araba. Lanciato da Al-Sisi dopo la decapitazione dei copti egiziani in Libia e autorizzato dalla Lega araba, questo progetto fatica a decollare anche a causa di una serie di ostacoli posti proprio dall’Arabia Saudita.

È quindi evidente che tutti questi attriti stiano allontanando l’Egitto dal suo storico alleato. Non è però altrettanto chiaro fino a che punto queste frizioni condizioneranno il generoso sostegno - vitale per la sopravvivenza di Al-Sisi- che il Cairo riceve da Riad. Sulla stampa saudita sono già comparsi numerosi articoli che invitano gli Al-Saud a scaricare Al-Sisi.

Il “nuovo” regime può ancora contare sui petrodollari? I tempi sono maturi per raccogliere scommesse. Per chi scrive Al-Sisi potrà contarci meno di quanto fece Mubarak.

Azzurra Meringolo è ricercatrice presso lo IAI e caporedattrice di Affarinternazionali. Coordinatrice scientifica di Arab Media Report. Potete seguirla sul suo blog e su twitter a @ragazzitahrir.
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