Il progressivo deterioramento delle condizioni di sicurezza rappresenta una questione di primo ordine per il governo libico che, a quasi un anno dalle prime ! elezioni del post-Gheddafi dello scorso luglio, non sembra essere ancora in grado di farsi garante della stabilità interna al Paese. La presenza di milizie e gruppi armati, che avevano partecipato alla Rivoluzione del 2011 contro l’ex Rais e sono rimasti tuttora operativi, aggrava ulteriormente la percezione di questa precarietà. Nonostante alcune di esse siano gruppi ben organizzati, spesso su base regionale o locale, le milizie rimangono un elemento di instabilità per la sicurezza della popolazione, soprattutto in mancanza di una Forza Armata nazionale più strutturata. In proposito, significativo è l’incidente dello scorso 8 giugno, quando la manifestazione a Bengasi contro la sede della Libya Shield Forces – brigata dipendente dal Ministero della Difesa - è degenerata in un violento scontro armato con i miliziani, che ha provocato la morte di 31 persone e le conseguenti dimissioni del capo di Stato Maggiore Youssef al-Mangoush. Il governo ha annunciato l’implementazione di un piano per lo smantellamento dei gruppi irregolari e l’integrazione nelle Forze di Sicurezza libiche delle milizie operative sotto l’egida del Ministero degli Interni e della Difesa, da realizzarsi entro la fine del 2013.
sabato 15 giugno 2013
Libia: attacco alle legazioni occindetali
Un’auto dell’ambasciata italiana è stata fatta esplodere a Tripoli, nel distretto di Zawiat al-Dahmanim nel pomeriggio dell’11 giugno. L’esplosione non ha causato vittime: il personale diplomatico, accortosi della possibile manomissione, aveva infatti abbandonato il veicolo e allertato le forze di polizia, facendo mettere in sicurezza l’area. L’episodio non è il primo attacco portato a termine contro le delegazioni occidentali. Lo scorso 23 aprile, un’autobomba era stata fatta esplodere davanti all’ambasciata francese, ferendo gravemente due persone; risale, invece a gennaio l’attentato - fallito - contro il Console Generale italiano a Bengasi, Guido de Sanctis, in seguito al quale l’Italia aveva deciso di chiudere la propria missione nella città della Cirenaica.
Il progressivo deterioramento delle condizioni di sicurezza rappresenta una questione di primo ordine per il governo libico che, a quasi un anno dalle prime ! elezioni del post-Gheddafi dello scorso luglio, non sembra essere ancora in grado di farsi garante della stabilità interna al Paese. La presenza di milizie e gruppi armati, che avevano partecipato alla Rivoluzione del 2011 contro l’ex Rais e sono rimasti tuttora operativi, aggrava ulteriormente la percezione di questa precarietà. Nonostante alcune di esse siano gruppi ben organizzati, spesso su base regionale o locale, le milizie rimangono un elemento di instabilità per la sicurezza della popolazione, soprattutto in mancanza di una Forza Armata nazionale più strutturata. In proposito, significativo è l’incidente dello scorso 8 giugno, quando la manifestazione a Bengasi contro la sede della Libya Shield Forces – brigata dipendente dal Ministero della Difesa - è degenerata in un violento scontro armato con i miliziani, che ha provocato la morte di 31 persone e le conseguenti dimissioni del capo di Stato Maggiore Youssef al-Mangoush. Il governo ha annunciato l’implementazione di un piano per lo smantellamento dei gruppi irregolari e l’integrazione nelle Forze di Sicurezza libiche delle milizie operative sotto l’egida del Ministero degli Interni e della Difesa, da realizzarsi entro la fine del 2013.
Il progressivo deterioramento delle condizioni di sicurezza rappresenta una questione di primo ordine per il governo libico che, a quasi un anno dalle prime ! elezioni del post-Gheddafi dello scorso luglio, non sembra essere ancora in grado di farsi garante della stabilità interna al Paese. La presenza di milizie e gruppi armati, che avevano partecipato alla Rivoluzione del 2011 contro l’ex Rais e sono rimasti tuttora operativi, aggrava ulteriormente la percezione di questa precarietà. Nonostante alcune di esse siano gruppi ben organizzati, spesso su base regionale o locale, le milizie rimangono un elemento di instabilità per la sicurezza della popolazione, soprattutto in mancanza di una Forza Armata nazionale più strutturata. In proposito, significativo è l’incidente dello scorso 8 giugno, quando la manifestazione a Bengasi contro la sede della Libya Shield Forces – brigata dipendente dal Ministero della Difesa - è degenerata in un violento scontro armato con i miliziani, che ha provocato la morte di 31 persone e le conseguenti dimissioni del capo di Stato Maggiore Youssef al-Mangoush. Il governo ha annunciato l’implementazione di un piano per lo smantellamento dei gruppi irregolari e l’integrazione nelle Forze di Sicurezza libiche delle milizie operative sotto l’egida del Ministero degli Interni e della Difesa, da realizzarsi entro la fine del 2013.
(Fonte Cesi)
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