.

Cerca nel blog

Per la traduzione in una lingua diversa dall'Italiano.For translation into a language other than.

Il presente blog è scritto in Italiano, lingua base. Chi desiderasse tradurre in un altra lingua, può avvalersi della opportunità della funzione di "Traduzione", che è riporta nella pagina in fondo al presente blog.

This blog is written in Italian, a language base. Those who wish to translate into another language, may use the opportunity of the function of "Translation", which is reported in the pages.


Powered By Blogger

Metodo di Ricerca ed analisi adottato


Il medoto di ricerca ed analisi adottato è riportato suwww.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com

Vds. post in data 30 dicembre 2009 seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al medesimo blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

lunedì 29 aprile 2024

La Nigeria, il terrorismo e le prospettive di futuro tra BRICS e risorse preziose

 

 

 Massimo Dionisi

Per comprendere di cosa parliamo, occorre inquadrare il Paese e attraverso alcune informazioni generali, scendere più nel dettaglio al fine di dare una chiave di lettura alla situazione geopolitica del continente africano. La Nigeria (ufficialmente Repubblica Federale della Nigeria) è uno Stato federale dell'Africa occidentale, il più popolato del continente africano. Comprende 36 Stati, si estende per 923.768 km² ed ha una popolazione di 215.548.400[1] che si articola in 250 gruppi etnici con grande varietà di lingue, costumi e tradizioni. Il gruppo etnico dominante nel Nord è quello degli Hausa-Fulani, la maggioranza dei quali è di religione islamica. Il Nord della Nigeria è prevalentemente di religione islamica (sunnita), che per diversi secoli ha avuto una storia totalmente scollegata dal Sud. Nel Sud-ovest predomina la popolazione Yoruba prevalentemente di religione cristiana come la maggior parte del meridione. La popolazione Igbo si trova a Sud-est del paese e anch’essa è di credo cristiano-romano. Yoruba, Hausa-Fulani e Igbo formano i cosiddetti Big Three che hanno caratterizzato la conflittualità politica e militare di tutta la storia indipendente nigeriana, a partire dal 1960. La questione fondamentale riguarda l'allocazione delle risorse e la suddivisione dei poteri a livello politico-militare tra il Settentrione e il Mezzogiorno, questione che ha sempre visto uno squilibrio favorevole al Nord musulmano, in contrasto con la maggior produttività, emancipazione culturale e imprenditoriale del Sud cristiano. Se per un verso il nord della Nigeria ha vissuto la colonizzazione e la schiavitù, da essa è recepito il progresso. Il sud del Paese invece pur ricco di materie prime di fatto è rimasto prevalentemente agricolo e a tratti arretrato. L'allocazione ineguale delle risorse a livello regionale ha portato al conflitto civile più sanguinoso e turbolento della storia della Nigeria[2].



 

Il tentativo di fornire maggior rappresentanza politica e potere economico a ogni singola etnia presente in Nigeria, ha portato ad una frammentazione tale che dai Big Three si è giunti agli attuali 36 Stati odierni. La Nigeria sta attraversando uno dei periodi economici e politici più complessi degli ultimi 30 anni, dovuti alla crisi internazionale del mercato del petrolio, alla carenza di business alternativi e ad una politica discutibile sul piano della programmazione e controllo.  Se vogliamo capire come operano questi gruppi e le loro motivazioni, dobbiamo dissociarci dal pensiero che comunemente abbiamo relativo al concetto di stato così come lo conosciamo in Europa. La Nigeria deriva principalmente dall’unione forzata di tre grandi regni indipendenti con un’antica storia alle spalle: la civiltà Nok nata intorno al 2500 AC nel Nord del paese comprendente anche aree del Niger e Cameroon poi diventato califfato di Sokoto sotto il controllo Fulani; il regno Yoruba di Oyo nato intorno al 1300 DC nel sud est del paese fino all’attuale Togo; il Regno del Benin nato intorno al 1500 DC.

Per un Europeo può diventare comprensibile se proviamo ad immaginare un’ipotetica unificazione dell’Italia con Germania e Iugoslavia, in un processo coercitivo e durato circa 60 anni. Seppur la situazione stia velocemente cambiando negli ultimi 10 anni, con l’avvento delle tecnologie e una maggiore mobilità sia via terra che via cielo, il paese era ed è ancora fortemente suddiviso nelle stesse macroregioni con differenze tribali, di lingua e abitudinali. Macroregioni che storicamente si scontrano per ragioni politiche ed economiche. Yoruba, Hausa-Fulani e Igbo formano i cosiddetti Big Three che hanno caratterizzato la conflittualità politica e militare di tutta la storia indipendente nigeriana. La conclusione è quindi una nazione che coinvolge più di 250 gruppi tribali con più di 500 dialetti o vere e proprie lingue locali. Comprendere la storia del paese (soprattutto quella moderna) ci può aiutare a capire come è strutturata l’attale politica nazionale e quali sono le differenze tra i vari gruppi terroristici/criminali. Quando sentiamo parlare della Nigeria spesso associamo le violenze e gli atti terroristici ad una guerra civile. In realtà però, non è così infatti, seppure il numero di incidenti sia simile, o addirittura superiore, a quello di quasi tutte le guerre attuali, nel paese non è in corso un conflitto in senso stretto. Tralasciando le attività criminali (comuni o di organizzazioni), si presentano tre attori principali:

1.       Conflitti Pastorali, indicanti scontri tra pastori nomadi Fulani e agricoltori;

2.       Gruppi militanti, coinvolti in attività criminali e di disturbo delle operazioni collegate ai giacimenti di petrolio e gas presenti gas nello stato del Delta;

3.       Boko Haram, attività terroristiche concentrate nel Nord Est del paese.

La presenza inglese per circa 100 anni di storia Nigeriana lascia un paese prevalentemente spaccato in due, un sud (che seppure abbia sofferto della deportazione schiavista) apprende dal colonizzatore un nuovo modello di sviluppo economico e sociale e un nord ancora arretrato e basato su un modello agricolo quasi medioevale. La differenza inoltre tra il Nord più conservatore, Musulmano e legato al mondo militare ed un Sud Cristiano, progressista e ricco di risolse petrolifere, incancrenisce una rivalità sempre più aspra.











Mappa: Attività terroristiche di Boko Haram in Enciclopedia Britannica,

aggiornamento settembre 2023

 i crea quindi una legge non scritta per cui il governo viene lasciato per due mandati ad un presidente del nord e successivamente, altri 8 anni ad un appartenente del partito del sud, creando in sostanza una politica bipolare. Sull’onda di queste differenze nel 2002 nasce Boko Haram da una secessione del “Group of the People of Sunnah for Preaching and Jihad” con lo scopo di purificare l’Islam in Nigeria principalmente combattendo filosoficamente la cultura occidentale[3]. Dal 2009 il mondo comincia a conoscere Boko Haram, quando il leader Mohamed Yusuf viene arrestato e ucciso senza un formale processo da parte delle autorità nigeriane. La guida va nelle mani di Musab al-Barnawi poi leader dello stato Islamico occidentale ma è con l’avvento del un nuovo ed enigmatico Abubakar Shekau che Boko Haram si trasforma lentamente nell’organizzazione che oggi conosciamo. A Shekau viene attribuita la capacità di organizzare il gruppo su base gerarchica e di avvicinarla sempre di più ad altre organizzazioni come Al-Quaeda e ISIS successivamente. I combattenti di BH vengono stimati intorno ai mille, ma è difficile calcolarne le forze in quanto i combattenti vengono reclutati all’uso e poi ritornano ai loro villaggi; ne deriva una forza fluida e flessibile che può passare da piccole cellule di pochi adepti a veri e propri gruppi combattenti di qualche centinaio di persone. Dal 2009 al 2014 si contano alti 5.000 morti e un numero indefinito di feriti.

Dal 2007 al 2009 la Nigeria è sotto il controllo del presidente Yar’adua proveniente da Katsina, e appoggiato dai “cabals” del nord del paese. Come Vicepresidenza troviamo Jonathan Goodluck di Bayelsa del partito contrapposto. Yar’adua muore nel 2009 e Goodluck sale al potere, determinando di fatto una prevaricazione della legge non scritta legata ai due mandati presidenziali allo stesso partito. Goodluck vence le elezioni successive, con grande disappunto dei votanti del nord che rivendicano il diritto ad un secondo mandato. Cova quindi un malcontento che Boko Haram cavalca quando I fondi statali vengono dedicati al sud (specialmente River State e Delta). Ipotizzare che il terrorismo Nigeriano sia esclusivamente su base religiosa è un errore; Boko Haram è un fenomeno sociale, politico ed economico, seppur si ispiri a movimenti islamici. Per chi vive nel nord del mondo è difficile immaginare quanto remoti siano alcuni villaggi, con famiglie che arrivano a 20 figli e che si basano su strettissime gerarchie patriarcali. Ed è qui che i leaders del gruppo terroristico ne approfittano per reclutare tra le masse, di giovani esclusi dal mondo sociale, dal lavoro e da qualsiasi livello di istruzione[4].

La volontà di superare queste situazioni di instabilità c’è ed è per questo che la Nigeria ha assunto degli impegni con il GAFI[5] per affrontare le carenze strategiche dei loro regimi per contrastare il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo e il finanziamento della proliferazione. Quando il GAFI sottopone una giurisdizione a un monitoraggio rafforzato, significa che il Paese si è impegnato a risolvere rapidamente le carenze strategiche individuate entro tempi concordati ed è soggetto a un monitoraggio rafforzato. Questo elenco viene spesso definito esternamente “lista grigia”.

Nel febbraio 2023, la Nigeria ha assunto un impegno politico di alto livello a collaborare con il GAFI e la GIABA per rafforzare l’efficacia del suo regime AML/CFT[6]. Dall'adozione del MER nell'agosto 2021, la Nigeria ha compiuto progressi su alcune delle azioni raccomandate dal MER per migliorare il proprio sistema, tra cui il miglioramento del quadro legislativo AML/CFT, l'aggiornamento della valutazione dei rischi inerenti ML/TF/PF e il rafforzamento della sua attuazione di sanzioni finanziarie mirate. La Nigeria si adopererà per attuare il proprio piano d'azione GAFI[7].

 

I sindacati nigeriani sono sul piede di guerra contro Bola Tinubu, presidente della ex colonia britannica, eletto lo scorso febbraio. National Labour Congress (NLC) e Trade Union Congress (TUC), due delle più grandi associazioni di lavoratori, hanno indetto uno sciopero a tempo indeterminato a partire dal prossimo 3 ottobre per protestare contro il caro vita. Anche lo storico traffico caotico e gli infiniti ingorghi di Lagos, capitale economica del Paese, stanno scomparendo. La circolazione è ridotta, perché i prezzi sono lievitati a dismisura dopo la rimozione dei sussidi sul prezzo del carburante e il controllo sulla valuta estera, riforme apportate dal governo di Abuja.

Tinubu ha dichiarato che le riforme sono necessarie per attrarre nuovi investimenti e rilanciare le finanze dello Stato. Ma la popolazione non ci sta. Moltissime famiglie fanno fatica a portare in tavola anche un solo pasto al giorno, per non parlare delle rette scolastiche per mandare i figli a scuola.

Recentemente le autorità di Abuja hanno chiuso diversi campi per sfollati nel Borno State (nord-est del Paese), dove vivevano da anni decine di migliaia di persone dopo essere scappate dalla furia dei terroristi di Boko Haram e ISWAP (acronimo per Islamic State West Africa Province).

Molte famiglie si trovano attualmente in cosiddetti campi di reinsediamento. Gran parte dei sussidi sono stati tagliati. Fanno fatica a sopravvivere. Trovare un lavoro è un’impresa ardua, se non impossibile. Ma i problemi del presidente nigeriano non finiscono qui. Bola Tinubu, durante la campagna elettorale aveva promesso di risolvere quanto prima lo stato di insicurezza che da anni affligge molte zone della ex colonia britannica. Anche Muhammadu Buhari, dello stesso partito di Tinubu, All Progressives Congress (APC), appena salito al potere nel 2015, aveva dichiarato che in 6 mesi avrebbe sconfitto i terroristi Boko Haram.

Da anni lo Zamfara state, nel nord-ovest della Nigeria, è l’hot spot dei sequestri di persone a scopo di lucro. Dopo il pagamento di lauti riscatti, generalmente gli ostaggi vengono liberati.

I sequestri di massa nelle scuole/università continuano anche con questo governo. Si ritiene che le “bande di criminali” siano formate per lo più da fulani, tra loro molti pastori, ma anche mercenari provenienti da Ciad e Niger. La loro attività è concentrata sui sequestri di persona in diversi Stati della Federazione, Sokoto, Kebbi, Katsina, Kaduna e altri. Colpiscono non solo scuole, studenti e insegnati. Anche politici, commercianti, religiosi (imam, pastori, predicatori, sacerdoti), cittadini di tutti ceti della società. Secondo il Centre for Democracy and Development (l’organizzazione non profit con sede a Abuja, che mira a promuovere i valori della democrazia, della pace e dei diritti umani in Africa, in particolare nella parte occidentale del continente, ndr), dal 2011 al 2022, 12.000 mila persone sono state brutalmente ammazzate da queste bande, mentre, a causa degli incessanti sequestri, centinaia di migliaia sono fuggite dalle proprie case. Le autorità, come sempre, promettono di prendere provvedimenti, di controllare scuole e università. Ma gran parte delle forze armate sono impegnate da anni a dare la caccia ai terroristi di Boko Haram (legati a al quaeda) e ISWAP (Islamic State’s West Africa Province) nel nord-est del Paese, dove entrambi i gruppi sono sempre molto attivi e non danno tregua alla popolazione  ragion del fatto che la stagione del raccolto si avvicina e, come è già successo in passato, i terroristi vogliono costringere i contadini a lasciare le fattorie per potersi appropriare dei loro beni e di quanto prodotto nei campi.

Altri attacchi dei sanguinari Boko Haram sono stati segnalati in questi giorni in altre aree del Borno State. A tutt’oggi gli sfollati sono oltre 3,5 milioni. Tra loro 270.000 hanno chiesto protezione in Paesi limitrofi. Finora il neo-presidente non ha ancora chiarito come intende affrontare la questione della diffusa insicurezza[8].

La Nigeria è uno Stato caratterizzato da una vastissima corruzione; nel corso degli anni sono scomparse tra gli approvvigionamenti dell’esercito diversi armamenti e cannoni anti-aerei, che probabilmente sono stati scambiati o venduto con i terroristi. Ai finanziamenti da parte dell’esercito si aggiungono anche quelli di persone più o meno potenti, tra questi anche diversi politici locali. Dichiarandosi apertamente come oppositori del Governo centrali, Boko Haram ha ottenuto anche il supporto del governatore di Kano, Ibrahim Shekaraue e dal governatore di Bauchi, Alhaji Isa Yuguda, entrambi in contrasto con lo Stato nigeriano. Gli oppositori politici sono malvisti in Nigeria, lottano insieme alle minoranze etniche e gli indigeni contro le compagnie petrolifere straniere e la corruzione del Paese che avalla le attività occidentali illecite nella nazione. Tra gli altri finanziatori di Boko Haram ci sono le organizzazioni islamiche, ma molti dei proventi del gruppo vengono dalle rapine, la presa di ostaggi, le estorsioni, i rapimenti e le tassazioni imposte nei villaggi che gli islamisti controllano. Il problema maggiore tuttavia resta il finanziamento da parte dell’esercito, che, oltre a privarsi di armi e munizioni, vanifica ogni azione intrapresa per fermare l’avanzata e la violenza di questo gruppo che semina il terrore tra i villaggi e le città della Nigeria. Uno dei casi più eclatanti ha riguardato gli scorsi anni un generale traditore, che è riuscito a sottrarre all’esercito nigeriano 24 milioni di dollari (circa 20 milioni di euro), destinati al pagamento dei soldati, per finanziare la costruzione di un centro commerciale.

Di rilievo per lo sviluppo della Nigeria è il divenendo BRICS è un acronimo che rappresenta un gruppo di cinque importanti economie emergenti: Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. Queste nazioni sono unite da obiettivi comuni di sviluppo economico, cooperazione politica e sociale. Negli ultimi anni, il BRICS ha ampliato il suo ruolo e la sua influenza a livello globale e uno dei continenti che potrebbe trarre maggior beneficio da questa collaborazione è l'Africa, in particolare la Nigeria. In questo articolo, esamineremo il rapporto tra questo gruppo nel suo insieme, l'Africa e la Nigeria, e come questa relazione potrebbe influenzare il futuro del continente africano. Fondato nel 2006 è composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, e dal I gennaio 2024, includerà anche Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti[9]., i Paesi che ne fanno e faranno parte rappresentano quasi la metà della popolazione mondiale[10] e dell'economia globale, infatti esso abbraccia una popolazione di oltre 3,5 miliardi di persone. Rappresenta anche il 20% del PIL mondiale (basti pensare che la Cina, da sola, è la seconda economia più grande al mondo, mentre l'India è la settima). Queste nazioni lavorano insieme per promuovere il commercio internazionale, l'investimento e lo sviluppo economico ed in questa visione, hanno creato anche istituzioni finanziarie come la Banca dei BRICS e il Fondo di Riserva con l'obiettivo di fornire assistenza finanziaria ai membri in caso di crisi economiche. Infine, sotto profilo generale possiamo occorre dire che esso rappresenta anche il 25% dell’estensione della Terra[11]. Questo gruppo è stato creato per rappresentare le economie emergenti e fornire un'alternativa al G7. La Nigeria, con una popolazione di oltre 200 milioni di persone e uno dei PIL più alti del continente, svolge un ruolo centrale in questa dinamica economica. Il BRICS, e in particolare la Cina, hanno dimostrato un forte interesse per la Nigeria, investendo in una serie di settori chiave.

Il settore energetico è uno degli ambiti principali di cooperazione. La Nigeria è uno dei principali produttori di petrolio e gas naturale, e la Cina è uno dei maggiori consumatori mondiali di energia.



[1] https://www.worldometers.info/world-population/nigeria-population/

[2] Ricordiamo la guerra del Biafra del 1967, tentativo di secessione della regione sud-orientale abitata dall'etnia Igbo.

[3] da una locuzione hausa che letteralmente significa «l'istruzione occidentale è proibita»

[4] Analysis: Understanding Nigeria's Boko Haram radicals, su irinnews.org, IRIN, 18 luglio 2011. Eric Guttschuss (Human Rights Watch) racconta che Yusuf attirava con successo seguaci tra i giovani disoccupati "parlando male della polizia e della corruzione politica". Abdulkarim Mohammed, studioso di Boko Haram, ha aggiunto che le insurrezioni violente in Nigeria sono dovute "alla frustrazione per la corruzione e al malessere sociale sulla povertà e la disoccupazione"

[5] Costituito nel 1989 in occasione del G7 di Parigi, il Gruppo d’azione finanziaria Internazionale (Gafi) Financial Action Task Force (Fatf) è un organismo intergovernativo che ha per scopo l’elaborazione e lo sviluppo di strategie di lotta al riciclaggio dei capitali di origine illecita e, dal 2001, anche di prevenzione del finanziamento al terrorismo. Nel 2008, il mandato del Gafi è stato esteso anche al contrasto del finanziamento della proliferazione di armi di distruzione di massa, fonte Ministero dell’Economia e Finanze, Dipartimento del Tesoro.

[6] Il GAFI, al termine delle riunioni tenutesi il 21, 22 e 23 giugno 2023, ha pubblicato, tra l’altro, la lista dei Paesi con deficienze strategiche nei sistemi AML/CFT sottoposti ad intenso monitoraggio (c.d. grey list). Per quanto concerne la Nigeria. Il GAFI e gli organi regionali stile GAFI (FSRB) continuano a collaborare con le giurisdizioni sottostanti mentre riferiscono sui progressi compiuti nell’affrontare le loro carenze strategiche. Il GAFI invita queste giurisdizioni a completare i loro piani d’azione rapidamente ed entro i tempi concordati. Il GAFI accoglie con favore il loro impegno e ne seguirà da vicino i progressi. Il GAFI non richiede l’applicazione di misure rafforzate di due diligence a queste giurisdizioni. Gli standard GAFI non prevedono la riduzione del rischio o l’esclusione di intere classi di clienti, ma richiedono l’applicazione di un approccio basato sul rischio. Pertanto, il GAFI incoraggia i suoi membri e tutte le giurisdizioni a tenere conto delle informazioni presentate di seguito nella loro analisi dei rischi. Il GAFI identifica costantemente ulteriori giurisdizioni che presentano carenze strategiche nei loro regimi per contrastare il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo e il finanziamento della proliferazione. Un certo numero di giurisdizioni non sono ancora state esaminate dal GAFI o dai relativi FSRB, ma lo saranno a tempo debito.

[7] completando la valutazione del rischio residuo ML/TF e aggiornando la propria strategia nazionale AML/CFT per garantire l'allineamento con altre strategie nazionali relative ai reati presupposto ad alto rischio; (2) rafforzare la cooperazione internazionale formale e informale in linea con i rischi ML/TF; (3) migliorare la vigilanza basata sul rischio AML/CFT degli intermediari finanziari e dei DNFBP e potenziare l'attuazione delle misure preventive per i settori ad alto rischio; (4) garantire che le autorità competenti abbiano accesso tempestivo a informazioni accurate e aggiornate sui BO sulle persone giuridiche e applicare sanzioni in caso di violazione degli obblighi dei BO; (5) dimostrare un aumento nella diffusione dell’intelligence finanziaria da parte della FIU e il suo utilizzo da parte delle LEA; (6) dimostrare un aumento sostenuto delle indagini e dei procedimenti penali in linea con i rischi di riciclaggio; (7) individuare in modo proattivo le violazioni degli obblighi di dichiarazione valutaria e applicare sanzioni adeguate e conservare dati completi sui beni congelati, sequestrati, confiscati e alienati; (8) dimostrare un aumento sostenuto delle indagini e dei procedimenti giudiziari relativi a diversi tipi di attività del TF in linea con il rischio e rafforzare la cooperazione tra agenzie sulle indagini del TF; e (9) condurre un'attività di sensibilizzazione mirata e basata sul rischio verso le NPO a rischio di abuso del TF e attuare un monitoraggio basato sul rischio per il sottoinsieme di NPO a rischio di abuso del TF senza interrompere o scoraggiare le attività legittime delle NPO.

[8] Cornelia I. Toelgyes, in Speciale per l’Africa ExPress, quotidiano online, 27 settembre 2023

venerdì 19 aprile 2024

Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica. Nota. L'Africa

 

La Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza della Repubblica, che ogni anno entro il 28 febbraio, deve essere presentata al Parlamento e quindi ai cittadini italiani  riflette diversificata gamma alla sicurezza nazionale, che dalla prospettiva dell’intelligence, sono state alla prioritaria attenzione nel corso del 2023. La Relazione poi evidenzia le principali direttive di intervento lungo le quali gli Organismi informativi  hanno operato a tutela degli interesse nazionali in aderenza ai principi costituzionali.

Si indicano quindi i punti sviluppati nella prima parte della Relazione.

Il Paragrafo 1.4 tratta dell'Africa e dei vari risvolti in cui il nostro interesse nazionale è in essere. (pag 14-15). Segue poi un ampia gamma di informazioni infografiche.

La Relazione è disponibile sui siti governativi e può essere chiesta alla Emeroteca del CESVAM alla email: centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

martedì 9 aprile 2024

Egitto. Lineamenti di Geografia fisica

 


 

L'Egitto, naturale ponte fra il Continente africano e l'asia, si estende per 1.001.449 kmq, dei quali 59.202 in territorio asiatico (Sinai).

Bagnato a N. dal Mar Mediterraneo, dove sviluppa circa 1.000 km di coste, l'Egitto, che si affaccia ad oriente per quasi 2.000 km sul Mar Rosso, confina a N.E. con Israele, a S. con il Sudan e ad occidente con la Libia.

 

Principale caratteristica della struttura geografica dell'Egitto è l'esiguità della zona abitabile, che si riduce in effetti ai soli 35.577 kmq – pari al 4% dell'intero territorio nazionale – della valle del Nilo e del suo delta. Ad ocidente e ad oriente si estendono rispettivamente il deserto Libico e quello Arabico.

Sono configurabili pertanto quattro principali regioni naturali:

- la valle ed il delta del Nilo, costituita dalla foce del grande fiume e da due strette fasce di terra fertile, dalla profondità di 10-15 km, che costeggiano il Nilo attraversando da S. a N. l'intero Paese;

- la regione orientale, caratterizzata principalmente dal deserto Libico che si estende, a S. dell'omonimo rialto e della depressione di El-Qattara (137 m. al disotto del livello del mare), per oltre due terzi dell'intera superficie del paese, e che presenta nella sua parte meridionale, alla confluenza dei confini con la Libia ed il Sudan, un vasto altipiano culminante nel massiccio dell'Auenat di poco inferiore ai 2.000 metri;

- il deserto Arabico che, situato tra il Nilo ed il Mar Rosso, è considerato il naturale prolungamento delle distese della penisola Arabica. Tale deserto è separato dal mare da una serie di sistemi montuosi, generalmente paralleli alla costa, che superano i 2.000 m. (monte Shayib);

- la penisola del Sinai che, divisa dal resto del Paese dal canale artificiale di Suez, è costituita da una zona pianeggiante lungo le coste del Mediterraneo, del Golfo di Suez e di quello di Aqaba, e da un massiccio montagnoso meridionale, con vette che superano i 2.600 m., che va lentamente degradando verso settentrione.

 

La rete idrica dell'Egitto è composta oltre che dal Nilo, che dal grande lago artificiale Nasser, si snoda fino al Mare Mediterraneo per oltre 1.200 km, dal suo articolato complesso deltizio che ha inizio a soli 25 km a N. del Cairo, dove si diramano le due principali branche: quella occidentale di Rosetta e quella orientale di damietta.

 

Il clima delle regioni abitate è fondamentalmente del tipo mediterraneo, mentre quello dell'interno è di tipo sahariano con temperature molto elevate, scarsissime precipitazioni e forti escursioni termiche.

 

Caratteri demografici

 

Secondo la teoria più diffusa il popolo egiziano sarebbe fondamentale di origine camitica, anche se nel corso dei secoli rilevanti sono stati, da un punto di vista etnico, gli apporti di altri popoli del Mediterraneo e del Vicino Oriente.

Fatto storico fondamentale per la formazione dell'attuale cultura egiziana deve essere considerata l'invasione araba del VII secolo d.C. che ha determinato il carattere arabo ed islamico del Paese.

L'arabo è la lingua ufficiale dell'Egitto anche se continuano ad essere commercialmente diffusi l'inglese ed il francese.

Nonostante un'importante minoranza cristiana di fede copta (7%), la religione musulmana è professata dalla stragrande maggioranza degli egiziani.

 

La quasi totalità della popolazione egiziana, stimata nel 1973 a 35.619.000 unità, vive nelle regioni della valle e del delta del Nilo, dove si raggiunge l'elevatissima densità di circa 1.000 ab. per kmq. Considerando invece l'intero territorio nazionale la densità scende a 35,6 ab. per kmq.

Basandosi sul censimento del 1966, che contava 30.083.419 abitanti, l'incremento demografico annuo si aggira intorno ai 2,1%.

Nonostante la caratteristica essenzialmente rurale del paese, molto elevato risulta il tasso di urbanizzazione, essendo concentrato nelle sole due maggiori città quasi il 25% dell'intera popolazione.

Oltre la capitale. Il Cairo (El-Qahira) che, contando con il suo agglomerato urbano circa 5.800.000 abitanti, è di gran lunga la più popolosa città del Continente africano, vanno menzionate le citta di:

 

Alessandria         2.200.000 ab.                                    Damanhur                            175.000 ab.

El-Giza                  680.000 ab.                                    El-Fayyum                           155.000 ab.

Imbaba                  410.000 ab.                                    Aswan                                   150.000 ab.

El-Mahalla            325.000 ab.                                    Ismaila                                  144.00   ab.

Tanta                     290.000 ab.                                    El-Minya                               135.000 ab.

Port Said               283.000 ab.                                    Gaza                                      118.000 ab.

Suez                      264.000 ab.                                    Asyut                                     110.000 ab.

El-Mansura           235.000 ab.                                    Sohag                                    102.000 ab.

Zagazig                 180.000 ab.

domenica 31 marzo 2024

Mauritania: Lineamenti di Geografia fisica

 

La Repubblica Islamica di Mauritania, che si estende su di una superficie di 1.120.700 kmq, si affaccia ad occidente sull'Oceano Atlantico e confina a S. con il Senegal, a S. e ad E. con il Mali, a N.E. con l'Algeria ed a N.O. con il Marocco.

 

La Mauritania è formata da due principali ragioni nettamente distinte:

- la zona del fiume Senegal, comunemente chiamata Sahel, che, territorialmente esigua, comprende una fertile fascia della larghezza di 25-30 km lungo l'ominimo fiume.;

- la regione sahariana, che costituisce la quasi totalità della Mauritania, con vaste distese sabbiose, che coprono oltre il 40% del territorio nazionale, ed isolati massicci rocciosi come quelli dell'Adrar e del Tagant che non superano rispettivamente i 500 ed i 300 m.

 

Unico corso d'acqua a carattere non stagionale della Mauritania è il fiume Senegal che segna il confine con l'omonimo Repubblica.

Nelle regioni centro-settentrionali del Paese sono numerosi i bacini paludosi di acque salmastre, localmente chiamati sebkha, dove confluiscono i pochi e poveri corsi d'acqua a carattere stagionale (wadi o uadi).

Nella regione del fiume Senegal si trovano invece i laghi R'kizn ed Aleg.

 

Dal punto di vista climatico si possono riconoscere tre zone:

- la regione costiera, compresa tra la capitale ed il confine marocchino, dove grazie all'influenza del mare e dei venti alisei le temperature sono molto meno elevate che non all'interno;

- la regione del fiume Senegal con una temperatura media quasi costante che si aggira sui 24°;

- la regione sahariana interna, a carattere torrido con forti escursioni termiche e rarissime  precipitazioni atmosferiche.

 

Caratteri demografici

 

Circa l'80% della popolazione mauritania è formata da Mauri, di origine arabo-berbera e di tradizione nomade-pastorale. Lungo il corso dl fiume Senegal sono invece concentrati consistenti nuclei negri di Toucouleur, Sarakollè, Woloff e Fulbe.

Lingua ufficiale e "nazionale" è l'arabo classico, anche se i Mauri parlano un dialetto arabo (l'hassanya) e le popolazioni del fiume Senegal loro idiomi locali.

Il francese, ancora molto diffuso nel paese, resta accanto all'arabo lingua ufficiale.

La religione della quasi totalità dei mauritani è la musulmana, comune sia ai Mauri che alle popolazioni del fiume Senegal.

 

La Mauritania, a causa delle sue vaste distese desertiche, è uno degli Stati meno popolati dell'intera Africa.

Secondo una stima del 1973, il Paese conta solo 1.257.000 abitanti con una densità di poco superiore ad un abitante per kmq.

La maggioranza della popolazione èm concentrata nella capitale e nella regione del fiume Senegal, mentre una consistente percentuale vive ancora allo stato nomade all'interno del paese.

Il tasso di urbanizzazione, benchè in aumento, è ancora molto basso a causa del diffuso nomadismo. Oltre alla capitale Nouakchott, che con i suoi 102.000 abitanti rappresenta il maggior centro abitato del Paese, vanno ricordate le città di:

 

Nouadhibou      22.000 ab.                               Rosso       15.000 ab.

Fort-Derick       20.000 ab.                               Atar          12.000 ab.

Kaedi                15.000 ab.                               Boghè       10.000 ab.

martedì 19 marzo 2024

Marocco: Lineamenti di geografica fisica

 


Il Regno del Marocco che si estende su di una superficie di 634.730 kmq., è situato all'estremo margine nord-occidentale del Continente africano, confiando a N. con il Mare Mediterraneo e con i possedimenti spagnoli di Ceuta, Melilla e dipendneze, ad O. ed a N. O. con l'Ocenao Atlantico, a S. E. con la Mauritiana ed a E. con l'Algeria.

 

Nel paesesi distinguono varie regioni naturali:

- la zona montagnosa settentrionale, dominata dalla catena montuosa del Rif che si sviluppa parallelamente alla costa e che raggiunge quasi i 2.500 m.;

- il bacino del fiume Sebou, che separa la catena del Rif da quelle dell'Atlante, e che costituisce la regione più fertile del Paese;

- la zona montuosa del Medio e dell'Alto Atlante, che, snodandosi da S. O. a N. E., rappresenta per le regioni costiere la più importante protezione dai venti sahariani e che supera con il monte Toubkal i 4.000 m.;

- la fascia litoranea atlantica centro-settentrionale che è la regione più densamente popolata del Marocco;

- la regione orinetale, arida e stepposa, compresa tra i monti dell'Atlante ed il confine algerino;

- la regione centro-meridionale, dominata dal sistema montuoso dell'Anti-Atlante;

- il vasto sud, costituito dalle regioni desertiche e sassose dell'ex-Marocco Meridionale spagnolo e dai territori di recente acquisizione del Seguiet el-Hamra e del Wadi el-Dhahab.

 

La rete idrica marocchina, poverissima ed a carattere stagionale nelle zone sahariane ed orientali, risulta essere, invece, nella parte nord-occidentale del Paese, relativamente densa di fiumi, che come il Sebou, l'Oum-el-Rbia ed i rispettivi affluenti defluiscono dall'Atlante fino all'Oceano. La regione nord-orientale è attraversata dal Moulouya che nascendo ugualmente dalla catena dell'Atlante sfocia nel Mediterraneo.

 

Il clima, che è temperato e di tipo mediterraneo nella fascia litorale settentrionale e nord-occidentale, nonchè nel bacino del sebou, assume, a partire dalle zone a sud dell'Atlante, caratteristiche via via più marcatamente sahariane con elevate temperature e precipitazioni irrilevanti.

 

Caratteri demografici

 

Etnicamente predominante nel Marocco è l'elemento berbero, al quale si è venuto a sovrapporre successivamente quello arabioo,. Quest'ultimo, benchè numericamente esiguo, ha così incisivamente influito sui costumi e la lingua locali da caratterizzare profondamente l'intera società marocchina. Attualmente, sebbene siano ancora diffusi idiomi berberi, l'arabo è l'unica lingua ufficiale del Paese, mentre diffuso è il francese soprattutto come lingua commerciale.

La religione comune a quasi la totalità dei marocchini è la musulmana.

L'ultimo censimento del 1971 faceva ammontare la popolazione del Regno sceriffano del Marocco a 15.379.259 abitanti. Secondo una più recente stima del 1975 i marocchini sarebbero più di 17 milioni.

Il Marocco, che possiede uno dei più alti tassi mondiali d'incremento demografico (3,3% annuo), ha una densità di circa 26,7 abitanti per kmq, anche se la stragrande maggioranza della popolazione è concentrata nelle regioni comprese tra l'Atlante e le coste mediterranea ed atlantica.

Il tasso di urbanizzazione è notevolmente aumentato nell'ultimo decennio,.

Tra i maggiori centri urbani, oltre la capitale Rabat, il cui agglomerato supera i 550.000 abitanti, vanno menzionati.

 

Casablanca (Daer-el-Beida) 1.700.000 ab.

Marrakech                             350.000   ab.

Fès                                         346.000   ab.

Méknes                                  272.000   ab.

Tangeri                                  202.000   ab.

Oujda                                    190.000   ab.

Kénitra                                  153.000   ab.

Tetuan                                   144.000   ab.

Safi                                       142.000   ab.

domenica 10 marzo 2024

La LIbia: lineamento di geografia fisica

 


La Libia, dalla caratteristica forma quadrangolare, si estende su di una superficie di 1.759.540 kmq, ed è costituita per oltre l'85% da zone desertiche.

Il Paese, che si affaccia a N. per circa 2.000 km sul Mar Mediterraneo, confina ad O. con la Tunisia e l'Algeria, a S. con il Niger ed il Ciad, a S.E. con il Sudan e ad oriente con l'Egitto.

 

La Tripolitania, la Cirenaica, il Fezzan ed il Deserto Libico sono le quattro grandi regioni naturali in cui si articola la Libia:

- la Tripolitania, che è costituita dalla Tripolitania propriamente deta ed a oriente dalla città più inospitale Sirtica, comprende la parte nord-occidentale dello Stato, estendendosi dalla bassa e sabbiosa costa mediterranea all'altopiano del Nefusa, la cui altitudine varia tra gli 800 ed i 900 metri.

- la Cirenaica, situata nella parte nord-orientale del paese, è caratterizzato dall'omonimo altopiano che si spinge fino al mare con alte e ripide coste degradando ad oriente verso il confine egiziano nella regione della Marmarica.

- il Fezzan, che comprende le vaste estensioni desertiche sud-occidentali, alterna, tra le sperse oasi, formazioni sabbiose ad aridi altipiani rocciosi.

- il Deserto Libico, praticamente privo di vegetazione, quasi del tutto spopolato, ad eccezione dell'oasi di Cufra con il piccolo nucleo abitato di El-Giof, si estende ad oriente del Fezzan ed a sud della Cirenaica penetrando in profondità nell'Egitto occidentale.

 

La Libia è priva di corsi d'acqua a carattere permanente, essendo i pochi esistenti di tipo stagionale (wadi o uadi).

Il clima libico, che risente dovunque dell'influenza sahariana, è caratterizzato da bassissime precipitazioni e da una rilevante escursione termica, e la temperatura, che si aggira sui 20° di media nelle regioni litoranee, raggiunge i 40/50° verso l'interno.

Gran parte del Paese è soggetto al ghibli, caratteristico vento caldo secco, che soffia dal Sahara verso le zone costiere.

 

Caratteri demografici

 

La popolazione della Libia è pr la maggior parte araba o profondamente arabizzata, sebbene sussistano ancor oggi piccoli nuclei berberi.

Omogenea e compatta risulta essere la popolazione sia dal punto di vista religioso che linguistico, esseno la quasi totalità dei libici di religione musulmana di rito sunnita e di lingua araba nelle sue varie forme regionali.

 

Nonostante il suo alto tasso d'incremento demografico (3,0%) e le forti correnti immigratorie provenienti soprattutto dai vicini Stati arabi, la Libia è, con i suoi abitanti, uno dei Paesi africani meno densamente popolati (1,3 abitanti per kmq).

La stragrande maggioranza dei libci è concentrata lungo la costa tripolitana e sul suo altopiano, e lungo il litorale cirenaico.

Oltre ai tradizionali villaggi delle oasi dell'entroterra cirenaico, del Fezzan e del Deserto Libico, si stanno recentemente sviluppando nella Sirte, conseguentemente allo sfruttamento petrolifero della regione, nuovi nuclei abitati.

Le due uniche città libiche di una certa importanza sono, la capitale Tripoli che ha da poco raggiunto i 300.000 abitanti, e Bengasi (190.000 ab.), mentre la città di Misurata e di El-Beida superano di poco i 50.000. Tra i centri che contano più di 10.000 abitanti vanno menzionati: Derna, Tobruch, Agedabia, Homs, Zuara, El-Marj e Iefren.

mercoledì 28 febbraio 2024

La Russia in Africa - Può con la guerra di logoramento in Ucraina e la rivolta dei Wagner continuare la sua politica?


Fonte LIMES, Rivista Italiana di geopolitica, 3/2023

La Federazione Russa ha intrapreso una penetrazione in Africa volta a ristabilire il ruolo di potenza globale  dopo il crollo della Unione Sovietica in Africa. Questa penetrazione nel Continente Nero non è stata contrastata da nessuno e fino al 2022 non era un problema per il mondo occidentale.

 Con l’Invasione della Ucraina l’Europa e gli Stati Uniti si sono accorti che la Federazione non è più quel patner  innocuo, anzi utile ai propri commerci, ma un competitor per non dire un vero e proprio nemico. Quindi  sono emerse diverse interpretazioni da quelle correnti sulla Russia. Una di queste è proprio l’Africa. Il primo dato della Carta (Fonte Limes, Rivista Italiana di Geopolitica) mostra quali paesi hanno espresso un voto di condanna alla invasione dell’Ucraina del febbraio 2022: in grigio quelli che lo hanno espresso, ma la sopresa è stata quelli che si sono astenuti (in arancione) per arrivare ad un contrario, ovvero alla approvazione della invasione, L’Eritrea. Un successo strategico per Mosca.

Attraverso le milizie “Wagner” ed altri gruppi  Libia, Mali, Repubblica Centroafricana Repubblica Democratica del Congo, Sierra Leone, Guinea, Sudan, Magadascar, Zimbawe, Angola Mozambico sono controllate da Mosca o nell’orbita politica russa. La Russia vende ai paesi africani quasi il 38 % del totale delle Armi vendute in Africa. Attraverso questo canale Nigeria, Camerum, Sud Suda, Algeria ed Etiopia sono legate a Mosca.

In pratica Mosca controlla oltre al metà dei paesi africani. Se aggiungiamo che sembra probabile che Porto Sudan ospiti infrastrutture militari russe, si può già dire che Mosca finalmente è riuscita a mettere le mani sui traffici che passano per Suez, ma la estromissione della Francia ed il suo ritiro stanno dimostrando il contrario.

 

Dopo la ribellione del Gruppo Wagner, giugno 2023, rimane il dilemma che venendo meno questo strumento il potere di controllo di Mosca sia diminuito.

Permanendo la guerra di logoramento in Ucraina, le sanzioni in atto, il confronto con la Cina, la Russia rimane il quesito se Mosca riuscirà nel breve periodo a sostenere le sue politiche in Africa, accollando tutti i pesi di Stati che sono praticamente sull’orlo del fallimento e del collasso, a cui potrebbe non essere sufficiente il drenaggio delle loro materie prime strategiche.

 

lunedì 19 febbraio 2024

Erros La Rocca Foreingn Fighter

 


 

I Foreign Fighter sono combattenti transnazionali appartenenti politicamente a Nazioni terze, che partecipano ad un conflitto armato in atto in territorio diverso dal proprio, e che si uniscono a insorti appartenenti a quest’ultimo Stato durante un conflitto civile, confluendo e operando entro i margini di un insorgenza[1], provocata da un vasto e profondo vuoto sociale, avendo legami con le fazioni in lotta, però senza un affiliazione diretta ad un organizzazione militare e senza ricevere una remunerazione.

I primi a parlare dei foreign fighters in ambito internazionale sono stati i membri dello ICCT[2] nel settembre del 2012 mostrando come il numero dei combattenti subisse un incremento nel conflitto siriano, e come questo fenomeno apportava un processo di radicalizzazione più veloce sui combattenti locali anti-governativi.

Nel giro di un anno, nel febbraio del 2013, l’ICSR[3] completa uno studio[4] nel quale sottolinea che il fenomeno si stava estendendo a sempre più paesi occidentali, e sarebbe continuato a crescere, diventando in futuro una grave problematica che avrebbe colpito gli stessi paesi dai quali provenivano i combattenti.

Il Segretario di Stato Britannico per gli Esteri e per gli Affari del Commonwealth, William Hague, evidenziava il pericolo potenziale di quello che stava accadendo, poiché riteneva che questi individui addestrati in Siria, avrebbero tentato, una volta terminato il conflitto medio-orientale, la condotta di attacchi su obiettivi di interesse occidentale in medio-oriente, o negli stessi Stati d’origine.

Nel dicembre del 2013 l’ICSR pubblica un secondo studio[5] nel quale era riportato che il numero dei “FF” aveva raggiunto le 11.000 unità, confermando la provenienza dai paesi Occidentali.

Nel giugno 2014 un rapporto[6] del “Soufan Group[7] aveva rivelato che altri 12.000 combattenti avevano raggiunto la Siria, e che 3.000 di questi in seguito avevano fatto ritorno nei paesi occidentali.

La cosa più allarmante è che, una volta tornati dal conflitto, questi combattenti avrebbero tentato di unirsi a gruppi che ostentavano una propensione alla violenza e all’estremismo.

Capire da che parte del mondo provengano i diversi combattenti stranieri è un compito ostico a causa della tendenza di questi ad offuscare la loro vera identità a causa della natura clandestina della loro attività, e diventa cosi problematico capire le provenienze e lo studio di questo fenomeno. Sono musulmani o neo convertiti, con cultura diversitficata e con legami di vario genere con la regione geografica in conflitto.

Un rapporto iniziale[8] del giungo del 2014 stimava il numero dei “FF” presenti in Siria e unitisi dal 2011 a ISIL, Jabhat al-Nusra e Ahrar al-Sham[9], approssimativamente di 12.000 unità, provenienti da 81 paesi; la stessa fonte stimava a fine del 2015 che questi passavano a 30.000 da 86 paesi, fino a raggiungere il 2016 con 42.000 reclutati, palesando che questo fenomeno non è solo numerico ma anche di natura globale, toccando numeri mai raggiunti da nessun altro conflitto dalla guerra afghana degli anni ’80. La maggior parte di questi sono mediorientali e circa 4.000 europei.

In Russia il fenomeno ha avuto una crescita esponenziale passando da 800 nel 2014, a 3.400 nel settembre 2016; la maggior parte provenienti dalla Cecenia e dal Daghestan; sarebbero 5.300 quelli proveniente dalle ex repubbliche sovietiche.

Tra il Nord-Africa e il Medio-Oriente i numeri aumentano vertiginosamente, si parla di 14.000 combattenti, di cui il maggior contribuito è fornito dalla Tunisia con 4.000, e segue l’Arabia Saudita con 3.200, Giordania 3.000, Marocco 1.500, Libano 900, Libia 600, Egitto 600, Algeria 200.

Anche la Turchia ha contribuito con 2.100 combattenti, di cui molti sono tornati nella madrepatria, e 500 di questi sono stati già arrestati per la loro adesione a ISIL, e 100 per aver combattuto con Jabhat al-Nusra.

Il Sud-Est asiatico non è immune da questo fenomeno, e in accordo con le fonti ufficiali Indonesiane si passerebbe dai 45 combattenti nel 2014 a 700 nel 2015.

Usa e Canada rimarrebbero stabili dal 2014, e secondo fonti dell’FBI sono 150 gli americani che hanno viaggiato fino in Siria, mentre 100 sarebbero stati arrestati nel tentativo, mentre sarebbero 130 i canadesi che avrebbero intrapreso lo stesso viaggio.

Da ricerche effettuate[10] il numero di “FF” proveniente dall’Europa si aggira nel 2015 intorno ai 4.000 soggetti, e di questi 3.000 sono provenienti da soli quattro paesi: Gran Bretagna, Germania, Francia e Belgio. Proprio quest’ultimo paese è un caso anomalo poichè colpito da diversi attentati e quello con un più alto numero di “FF” in rapporto alla popolazione, cioè 41 per milione di abitanti.

Il paese europeo con il più alto numeri di combattenti è con 1000 individui la Francia, di cui 246 ritornati nel paese; dalla Germania 800 di cui 250 tornati; dal Regno Unito 800 e più della metà è rientrata; dal Belgio 450 di cui 100 sono rientrati.

Dall’Austria 300 persone; 300 dalla Svezia; dall’Olanda 220 con 40 ritorni; 204 persone dalla Spagna con 25 rientri; 125 dalla Danimarca, di cui fanno parte anche diversi di origine danesi convertitisi all’Islam; dall’Italia 125 foreign fighters; 70 dalla Finlandia; 30 rispettivamente dall’Irlanda e Polonia; 10 dal Portogallo; 6 rispettivamente dal Lussemburgo e Slovacchia; 5 dalla Bulgaria; 3 dalla Slovenia; 2 dall’Estonia; Lettonia e Croazia 1 persona.

Dei 4.000 foreign fighter europei il 14% sono deceduti in combattimento, il 23% è costituito da neo-convertiti all’Islam, di cui molti inoltre hanno subito una radicalizzazione estremamente rapida, e il 17% sono donne.

Secondo l’Europol i potenziali terroristi rientrati nel 2016 negli Stati adottivi sono da considerarsi una minaccia alla sicurezza e sono il 30%, cioè circa 1.200[11].

Un dato che spicca è che molti di questi provengono dai medesimi quartieri urbani europei, suggerendo cosi che i flussi dei combattenti siano gestiti da network locali pre-esistenti, composti principalmente da cerchie di amici o famigliari, conoscenti radicalizzati che vivono in contesti condivisi.

Un fattore che risalta è che la maggior parte dei provenienti dall’Europa non hanno una base militare pregressa; questi infatti una volta arrivati in Siria vengono sottoposti ad una fase addestrativa della durata di 45 giorni, a differenza dei combattenti provenienti dai paesi arabi, dal Caucaso e dall’Asia che già arriverebbero in possesso di una preparazione di base. Ad alcuni occidentali sarebbe stato impedito di partecipare ai combattimenti esattamente per la loro scarsa preparazione militare, venendo reimpiegati in incarichi di supporto e logistica.

Al fine di integrare queste informazioni bisogna evidenziare il fatto che hanno partecipato al conflitto dei veterani reduci dell’Afghanistan, Pakistan, Iraq, Somalia, Cecenia, Bosnia, Libia e Irlanda, contribuendo fattivamente all’innalzamento dello standard operativo generale.



[1] Combattimento armato entro i confini di un’entità sovrana riconosciuta tra parti soggette a comune autorità all’inizio delle ostilità

[2] International Center for Counter-Terrorism – The Hague. The Foreign Fighters Phenomenon in the European Union

[3] International Centre for the Studi of Radicalization and Political Violence

[4] #Greenbirds: Measuring Importance and Infuence in Syrian Foreign Fighter Networks

[5] Up to 11.000 foreign fighters in Syria; steep rise among Western Europeans-  17th December 2013

[6] Beyond The Caliphate: Foreign Fighters and the Threat of Returnees

[7] Gruppo che fornisce servizi a organizzazioni governative e multinazionali relative a sicurezza strategica e intelligence

[8] Foreign Fighters in Syria -  Richard Barrett,Senior Vice President of The Soufan Group. June 2014

[9] Gruppi armati jihadisti salafiti attivi dal 2012, nel contesto della guerra civile siriana

[10] Centro Studi Internazionali: Identikit Dei Foreign Fighters Europei, 22 Marzo 2017 - Luca Bregantini

[11] Dati forniti dall’ International Center for Counter-Terrorism dell’Aja