Ennahda sembra aver pagato l’ambiguità del proprio rapporto con le realtà salafite attive nel Paese. Una di queste, il gruppo! Ansar al-Sharia, è considerato dalle autorità responsabile sia della morte del leader dell’opposizione Chokri Belaid, ucciso nel febbraio scorso presso la propria abitazione, che di quella dello stesso Brahmi. Le proteste popolari scatenatesi per la morte di Belaid avevano portato a un rimpasto governativo volto a rendere più intransigente l’azione dell’esecutivo contro i gruppi legati all’Islam radicale. Quelle per l’omicidio di Brahmi, più costanti, hanno invece dato ulteriore dimostrazione di come il movimento Ennahda, in netto calo di consensi negli ultimi mesi, sia profondamente influenzabile dalle pressioni della popolazione.
I prossimi mesi appaiono decisivi per capire quale direzione intraprenderà ora il Paese. Soprattutto, importante è vedere quale percorso seguiranno le principali forze politiche, alle prese con sfide complesse e questioni irrisolte. All’opposizione occorrerà trovare un’inedita coesione, tale da permettere alle forze laiche! dello spettro politico tunisino di presentare un fronte competitivo in occasione delle prossime elezioni. Ennahda potrebbe invece approfittare di un possibile periodo di stabilità per meglio definire la propria identità, rimasta negli ultimi mesi nascosta dietro un difficile gioco di equilibrismo politico. CESI Weekly 123
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