giovedì 25 aprile 2019
Libia. Gli attori esterni
Chi sono gli sponsor di Haftar?
Il triangolo tra Europa, Africa e Medio Oriente
Il grande passo fatto da Haftar a inizio
aprile è, oltre all'inizio di una nuova guerra civile, una nuova fonte di
preoccupazione per l'Italia, che traeva benefici e sicurezza da un'apparente
“tregua” in vigore dal 2016, riaperta a inizio 2019 dall'offensiva (vittoriosa)
nel Fezzan contro i gruppi islamisti e l'IS.
Un conflitto congelato, dal cui status quo
beneficiava in primis dal nostro paese che ha più interessi nell'ex colonia,
tra cui il terminal del gasdotto Green Stream dell'ENI a Melitha, in
Tripolitania, inoltre il controllo della
temuta ondata di potenziali profughi, le cui mete non possono che essere i
porti italiani. Controllo garantito dal patrocinio dell'Italia al GNA di
Al-Serraji.
Ma l'unificazione libica da parte di Haftar
può essere avvenuta senza il consenso dei suoi sponsor? Difficile da credere e
impossibile pensarlo. In particolare dopo l'avanzata nel Fezzan, con
l'onnipresente slogan della “lotta al terrorismo”, di cui in effetti è sempre
stato uno dei fautori.
Chi sono questi sponsor da cui il generale
ottiene l'appoggio e senza i quali non avrebbe mosso un dito?
Primo tra tutti come sponsor regionale
abbiamo l'Egitto di Al-Sisi, grande sostenitore del vicino della Cirenaica, il
cui appoggio politico e logistico è fondamentale, Abdel Fattah al-Sisi che
si è apertamente schierato con lui. In un comunicato: l'Egitto "conferma
il sostegno agli sforzi per combattere il terrorismo, i gruppi estremisti e le
milizie per ottenere la sicurezza e la stabilità per i cittadini libici e per
consentire la creazione di uno stato civile, stabile e sovrano", ha fatto
sapere la presidenza egiziana in una nota stringata ma inequivocabile.
Chi sostiene economicamente e militarmente
il LNA sono gli EAU (Emirati arabi Uniti), che con ingenti finanziamenti
sostengono l'avanzata verso Tripoli e in particolare fornisce anche i piloti
mercenari con elicotteri e aerei d'attacco, con i quali l'aviazione del
generale stabilisce una supremazia aerea.
La Russia non ha mai nascosto l'amicizia
con il generale e finanzia la campagna di Haftar in cambio di una base militare
e interessi delle compagnie petrolifere statali interessate al petrolio libico,
oltre che alle oscillazioni che questo determina. The Sun riporta fonti non
citate di Downing Street, che ufficiali dell'ex KGB e soldati delle forze
speciali russe, in qualità di trainer e addestratori delle forze dell'LNA si
sono visti in Cirenaica. Altre fonti non confermate sostengono anche di un
coinvolgimento di almeno 300 contractors russi della compagnia Wagner in
sostegno della rapida avanzata nel Fezzan, prima della battaglia di Tripoli a
inizio anno.
Ciò che ha invece fatto irritare il governo
italiano è il sostegno francese all'impresa di Haftar, sostegno mal celato e
volutamente profuso, causando anche lo scontro diplomatico con il nostro paese.
Un mercenario egiziano, catturato ad Ain Zara,
secondo quanto riferisce «Libya Observer», avrebbe confessato che si era
imbarcato su un volo in partenza da Benina, l’aeroporto di Bengasi e diretto a
Jufra. «Lo stesso dove erano a bordo 14 libici, 30 egiziani e sei consiglieri
militari francesi». La notizia, se trovasse riscontri, spazzerebbe via ogni
dubbio sul comportamento di Parigi, sconfessandone le reiterate dichiarazioni
in sede ONU sulla totale estraneità all’offensiva del generale del 4 aprile.
Quindi Haftar prima di
negoziare con Roma ha avuto il placet per l'impresa 4 giorni prima a Parigi,
fornendo così un'idea su chi sia il reale problema del caos libico e quale sia
la scala gerarchica seguita dal generale. La questione passa all'Italia, che ha
scelto la via diplomatica in via principale, e la via manu militari in via
secondaria, tutto questo finchè l'urto viene retto dalle milizie di Misurata e
le altre milizie che sostengono il GNA, ma se queste dovessero cedere? Quali
saranno i possibili sviluppi? In vista dell'enorme rischio di un flusso
migratorio incontrollato dovrebbe anche l'Italia alzare il tiro?
* Il Dott. Matteo Bortolami ha conseguito un Master di 1° LIvello in Terrorismo ed Antiterrorismo Internazionale, Unicusano, 2018.
24 aprile 2019
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento