* Dottore, Ricercatore CESVAM
mercoledì 24 aprile 2019
Libia. Parigi rafforza la sua influenza in Africa
La
mossa francese per mettere le mani sulla Libia
E
l’Italia?
di Matteo Bortolani*
La risoluzione 1973 ONU
che ha legittimato l‟intervento militare che garantisse una no-fly zone sui
cieli libici a scopi “umanitari” ovvero preservando i ribelli dai bombardamenti
del raìs, non solo, la no-fly-zone è stato il primo passo, si è passati molto
presto al diretto supporto delle milizie ribelli, con azioni anche aria-terra e
non solo aria-aria. La frettolosa campagna aerea condotta dalle nazioni unite
senza una exit strategy o un obbiettivo politico anche a medio termine, ha
portato ad una seconda guerra civile, l‟inserimento dell‟Isis e la
frammentazione politica attuale.
L‟intervento francese si
è dimostrato disastroso, se non per lo scopo principe, ovvero l‟eliminazione di
Gheddafi. Ora il governo francese si è spostato in un‟asse diverso rispetto a
quello delle Nazioni Unite, ovvero supporta il generale Haftar in
controtendenza e in alcuni casi anche di scontro con i suoi partner europei,
tra cui l‟Italia.
Come gestì il quadro libico
l‟Italia? Quale futuro si prospetta?
In Italia, l‟allora
presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si mostrò scettico nell‟abbattere il
colonnello, con cui mesi prima aveva concluso vantaggiosi accordi economici e
si trovò in grande difficoltà a fornire basi e aerei per il bombardamento del
suolo libico. Ciò che la Francia ha cominciato l‟Italia deve finire, per questo
è importante ridefinire in termini più massicci l‟influenza italiana in Libia,
necessario è scrollarsi di dosso quel decennale servilismo che danneggia gli
interessi italiani proprio sulla sua ex colonia.
Come’è intervenuta
l’Italia e quali sono gli interlocutori?
L’Italia sostiene il
premier Al Serraji, pur considerato un interlocutore legittimo dall’ONU, non ha
i mezzi ne l’influenza politica necessaria per poter governare, non tanto per
il sostegno internazionale, ma per l’effettivo potere che ha a disposizione,
non essendo molto conosciuto è legato alle milizie con un legame più economico
che politico, di convenienza, in quanto l’unico posto dove ha effettivamente
potere è la base navale in cui ha sede.
Le personalità che godono
di maggiore fama e seguito sono tre: Haftar l‟uomo forte del parlamento di
Tobruk, Ghwell primo ministro fino al 2017 e autore di un tentato golpe e forte
di una base clientelare con varie milizie, infine una figura molto conosciuta
in Libia ma poco acclamata dalla stampa occidentale ovvero il secondogenito di
Gheddafi, Saif Al-Islam.
Ha senso continuare a
giocare a fondo perduto su Al-Serraji o ha più senso puntare su un leader più
carismatico e incisivo?
* Dottore, Ricercatore CESVAM
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