Il giorno successivo, gli altri due ingegneri italiani ostaggio dei miliziani libici, Gino Tullicardo e Filippo Calcagno, sono stati rilasciati e presi in consegna dalle autorità italiane.
I tragici avvenimenti di Sabratah non solo confermano il grado di instabilità e insicurezza che caratterizza la Libia, ma anche l’estrema frammentazione del mosaico delle milizie e la graduale espansione del network dello Stato Islamico nel Paese. Infatti, il movimento jihadista, grazie alla propria capacità di cooptare ed assorbire le istanze tribali e miliziane, è riuscito a porre sotto il proprio ombrello un ampio ventaglio di formazioni armate, non necessariamente estremiste ma consapevoli dei benefici logistici, mediatici e propagandistici ottenibili mediante l’affiliazione, seppur formale, allo Stato Islamico.
Desta particolare preoccupazione la presenza di un alto numero di miliziani tunisini a Sabratah, città ormai diventata sia la testa di ponte di Daesh nell’ovest del Paese sia il punto di raccolta e passaggio per i combattenti provenienti dal nord Africa. Tale tendenza testimonia l’estrema concretezza del rischio di internazionalizzazione del conflitto libico e di trasformazione del Paese in un nuovo ed attrattivo fronte del jihad globale.
Fonte CESI
Nessun commento:
Posta un commento