domenica 17 marzo 2019
Africa centrale: una evoluzione non auspicabile
Lo
Stato Islamico nel Sahel è una possibile nuova minaccia?
Ci sono rischi concreti
di un nuovo Stato Islamico nel Sahel?
Ciò che preoccupa
l‟intelligence occidentale è l‟annuncio della creazione dell‟ISBS “Grande Stato
Islamico del Sahara”, la terra in cui si sta sviluppando è il confine tra
Libia, Niger e Mali, dove il controllo statale è assente e i traffici illegali
prosperano. La cosa che preoccupa di più è la probabile alleanza tra i gruppi
Quaedisti della zona e gli uomini vicini allo Stato Islamico, tra cui molti
jihadisti scappati da Derna e Sirte.
Quali sono questi gruppi?
Il gruppo jihadista della regione è Al-Mourabitoun “Le sentinelle” capeggiato
da Adnan Al Saharawi, ora è il fondatore dell‟ISGS.
Adnan al-Sahrawi era l'ex
portavoce e autoproclamato emiro (leader) del gruppo di al-Qaeda al-Mourabitoun
("Le sentinelle") basato sul Sahara. Nel maggio 2015, Sahrawi ha
promesso la fedeltà di Mourabitoun all'ISIS e al suo califfo Abu Bakr
al-Baghdadi, che esorta "altri gruppi jihadisti a fare altrettanto".
Il Sahrawi si è quindi separato da al-Mourabitoun per formare il proprio
gruppo, lo Stato islamico affiliato all'ISIS nel Grande Sahara (ISGS) , alias
Stato islamico del Sahel. Si sospetta che attualmente operi al di fuori del
Mali.
Sembra esserci il suo
gruppo dietro l‟uccisione di 4 soldati americani nel deserto ed è guardato con
preoccupazione non tanto per le sue azioni in questo momento, finora poco
rilevanti, ma per le capacità espansive che potrebbe avere nella zona.
Il territorio in cui si
sta espandendo è il confine tra Niger e Mali, una terra di nessuno dove
prosperano i traffici illegali, dal contrabbando al traffico di migranti, in
questo territorio passano infatti l‟80% dei migranti che si dirigono verso
l‟Europa, non solo, è lo snodo che poi porta i migranti nel Fezzan, e quindi
nella costa libica per imbarcarsi verso l‟Europa. Il territorio è da tempo a
rischio radicalizzazione e da tempo le formazioni jihadiste fanno molti
proseliti tra queste popolazioni nomadi.
La cosa che preoccupa di
più è la sospetta ma non confermata alleanza tra l‟ISBS e l‟AQIM (Al Qaeda nel
Maghreb islamico) di Belmokhtar,
un fantasma, l‟” imprendibile” francesi, se non è chiara l‟effettiva alleanza
tra i 2 teorici rivali, è certa la connivenza e sospetta radicalizzazione con i
Tuareg di Ansar Dine e altri gruppi nomadi del deserto, oltre che il legame
lato con Boko Haram che opera in Nigeria.
Lo scopo è la lotta contro il G5 (Niger, Mali,
Burkina Faso, Mauritania e Ciad), e le forze internazionali che qui vi operano,
tra cui la Francia con l‟operazione Barkhane (circa 4000 uomini) e forse nei
prossimi mesi del 2018 anche l‟Italia, che deve superare l‟ostruzionismo
francese che opera nelle sue ex colonie. È necessario un intervento italiano?
Quanto è rischioso? Quanto è rischioso non intervenire?
Ricercatore Cesvam,
Dott. Matteo Bortolami
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento