Lotta al traffico di uomini Eunavfor Med guarda alla Libia Alessandro Ungaro 15/10/2015 |
Il suo obiettivo è di interdire il network delle reti criminali associato al traffico e sfruttamento di migranti attraverso il Mediterraneo e ridurre il flusso migratorio via mare in conformità al diritto internazionale applicabile.
Essa dovrebbe concludersi entro 12 mesi a partire dalla piena capacità operativa (Full Operational Capability, Foc) conseguita il 27 luglio; questo non esclude tuttavia una sua estensione, come accaduto altresì per altre missioni navali, ad esempio Atalanta.
Il controllo politico della missione è nelle mani del Comitato politico e di sicurezza (Cops) dell’Ue mentre il quello operativo è affidato all’European Operational Headquarter (IT EU-Ohq) presso la sede del Comando Operativo di vertice Interforze (Coi) a Roma guidato dall’Ammiraglio Credendino che proprio l’8 ottobre, all’indomani dell’inizio della seconda fase, ha tenuto una prima audizione al Parlamento per fare il punto sugli ultimi sviluppi.
Da fase 1 a fase 2…guardando la Libia
Dopo la prima fase di raccolta e analisi di informazioni e intelligence, valutata positivamente dal Consiglio dell’Ue lo scorso settembre, si è passati alla seconda, certamente più muscolare e robusta.
Questa, denominata “fase 2 alpha”, prevede la possibilità di procedere a fermi, ispezioni, sequestri e dirottamenti in alto mare di imbarcazioni sospettate di essere usate per il traffico e la tratta di esseri umani.
Al momento è pertanto escluso che il dispositivo aeronavale possa operare nelle acque territoriali libiche (“fase 2 bravo”), a meno di una risoluzione Onu e di una richiesta esplicita di un eventuale governo libico.
In modo analogo, anche la terza fase - che si configura come quella più “cinetica” in termini militari - richiederebbe gli stessi presupposti giuridici e, sul piano militare, una collaborazione con gli stessi libici.
Il passaggio da una fase all’altra è proposto dal Comando Operativo dopo aver valutato la situazione in mare. Nella fattispecie, il passaggio dalla fase 1 alla fase 2 è stato approvato sulla base delle informazioni che dimostravano -con prove alla mano - l’attività illegale degli scafisti nella tratta e nel traffico di essere umani nell’arco dei 108 giorni di operazioni di Eunavfor Med.
Il contributo dell’Italia e degli altri Paesi europei
Insieme all’Italia, altri 21 Paesi contribuiscono sulla carta e in diversa misura all’operazione, sia in termini finanziari, sia fornendo assetti e/o personale militare.
A luglio 2015 erano 14 le nazioni che avevano concretizzato la loro volontà di partecipare alla missione fornendo personale per lo staff del quartier generale o contribuendo al dispositivo aeronavale.
Al momento, l’operazione può contare su 13 assetti, sette unità navali e sei tra velivoli e elicotteri, come il Falcon 50 della Marina francese o l’EH-101 di Marina italiana: la portaerei italiana Cavour - già operativa dalla prima fase dell’operazione - è la nave comando (flagship) della missione, supportata da una fregata e un rifornitore tedeschi, da una nave ausiliaria britannica e da tre ulteriori fregate messe a disposizione da Francia, Belgio e Spagna.
Per quanto riguarda il bilancio della missione, l’Unione europea ha stanziato quasi 12 milioni di euro per coprire, nel corso dei primi 12 mesi dal conseguimento della Foc, le spese comuni dell’operazione attraverso il meccanismo Athena.
A questi si aggiungono gli stanziamenti dei singoli Paesi che coprono i rispettivi costi associati al contributo nazionale. L’Italia, ad esempio, il 30 luglio 2015 ha approvato il decreto legge n. 99 che autorizza la partecipazione del Paese alla missione navale stanziando 26 milioni di euro, reperiti dal fondo missioni per 19 milioni e di rimborsi Onu per 7 milioni, per la partecipazione di 1.020 unità di personale militare e per l’impiego di mezzi aeronavali.
Mare Sicuro, Triton e Eunavfor Med
Attualmente le principali operazioni in corso nel Mediterraneo sono Mare Sicuro, Triton e - appunto - Eunavfor Med. Sebbene le rispettive aree operative siano in parte sovrapposte, tutti e tre i dispositivi interagiscono attraverso uno stretto scambio di informazioni e di personale con l’obiettivo di mantenere le attività delle navi impegnate nelle differenti missioni nell’ambio dei rispettivi mandati.
Questo è vero soprattutto per Mare Sicuro ed Eunavfor Med che potrebbero, a prima vista, sembrare due operazioni molti simili, soprattutto ora che il dispositivo europeo è entrato nella seconda fase.
Tuttavia è bene ricordare che Mare Sicuro è un’operazione italiana a tutela degli interessi nazionali (come ad esempio il presidio delle zone di pesca e la protezione delle piattaforme energetiche off-shore), mentre Eunavfor Med è innanzitutto un’iniziativa europea il cui mandato è ben limitato e circoscritto.
Questo non esula però le unità appartenenti a tutti e tre i dispositivi di eseguire missioni Sar (Search and Rescue) in caso di necessità. Non a caso, anche gli assetti di Eunavfor Med sono stati più volte coinvolti in attività di ricerca e soccorso, contribuendo al salvataggio di oltre tremila migranti.
Alessandro R. Ungaro è ricercatore del Programma Sicurezza e Difesa dello IAI (Twitter: @AleRUnga).
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