Referendum in Egitto Salafiti spaccati sulla nuova Costituzione Marco Di Donato 13/01/2014 |
Se la questi ultimi appaiono compatti sul fronte del boicottaggio, i salafiti si presentano invece meno compatti al referendum con il quale, il 14 e il 15, si approverà il nuovo testo.
Generalmente presentato come un gruppo omogeneo, raccolto intorno al partito Al-Nour, il salafismo egiziano è invece una realtà ricca di contraddizioni e differenze. I contrasti, già esistenti, fra i diversi soggetti che lo compongono si sono approfondite proprio in seguito alla redazione dell'ultimo testo costituzionale.
Sostenitori
I mass media hanno sottolineato il parere positivo espresso dai salafiti egiziani sulla proposta di costituzione stilata dall'assemblea costituente dove la presenza di islamisti è ridotta all’osso. Tali affermazioni trovano in effetti pieno riscontro nella posizione espressa da uno shaykh del calibro di Yasser Burhami che in più occasioni ha invitato i propri seguaci a votare “sì”.
Dalle pagine del quotidiano di Al-Shourouk, il 17 dicembre 2013, Burhami ha difeso la nuova Costituzione, asserendo che in nessun modo la si può definire contraria ai dettami della legge islamica e che le accuse di empietà mosse da alcuni movimenti e partiti islamisti sono del tutto infondate.
Burhami è fra le voci più autorevoli di Da'wa Salafiyya, organizzazione sociale salafita il cui braccio politico, Al-Nour, è oggi fra i principali attori della scena politica egiziana. In linea con le dichiarazioni di Burhami, Al-Nour si è schierato per il “sì”, avviando una convinta e decisa campagna per indurre il proprio elettorato a sostenere gli sforzi dei nuovi “padri costituenti”. Questo anche se Al-Nour, per bocca del suo leader Younes Makhioun, si è detto insoddisfatto del contenuto di alcuni articoli.
Oppositori
Del tutto opposta la posizione dei salafiti di Bina'a wa al-Tanmiyya che, il 22 dicembre 2013, hanno preso la decisione di boicottare il referendum del 14 e 15 gennaio. I rappresentanti di questo partito denunciano che con il colpo di stato del 3 luglio scorso è stato esclusa dal processo costituente una delle maggiori componenti sociali e politiche della nazione - la Fratellanza - rendendo di fatto impossibile l’elaborazione di una Costituzione realmente condiviso. Per questo il partito definisce la nuova Costituzione dustur inqilabi (una costituzione golpista) e invita i propri seguaci al boicottaggio.
Secondo un sondaggio presente sul sito ufficiale di Bina'a wa al-Tanmiyya, l'87% dei suoi elettori concorda con la linea ufficiale stabilita del partito. Una posizione analoga è stata espressa dall’altro partito salafita Al-Asala.
La tesi di Al-Asala è simile a quella di Bina'a wa al-Tanmiyya: dopo il colpo di stato non è possibile riconoscere alcuna legittimità all'assemblea costituente e al presidente ad interim Adly Mansour.
A sostenere il boicottaggio è anche Al-Watan, partito nato da una sezione dissidente di Al-Nour.
Tendenze settarie
Le motivazioni della frattura del fronte salafita sono politiche. Lo scontro interno si è acuito in seguito alla deposizione da parte dei militari del presidente, democraticamente eletto, Muhammad Morsi, leader dei Fratelli Musulmani. L'attività di Al-Nour sembra essere divenuta inseparabile da quella dell’esercito e questo atteggiamento, secondo alcuni analisti, come Heba Saleh, rischia di minare fortemente la sua credibilità agli occhi del suo elettorato.
Come reagirà la base ai contraddittori messaggi che arrivano da diversi esponenti salafiti e quale sostegno riuscirà a conquistare Al-Nour dopo aver assunto un atteggiamento collaborazionista nei confronti del potere costituito?
Nel 2011 il patto tra Fratelli Musulmani e militari consentì ai primi di conquistare una sempre maggiore popolarità. Anche in quel caso la popolazione era chiamata a votare su alcune modifiche al testo costituzionale e la vittoria della Fratellanza e dei militari fece ben comprendere il loro tasso di influenza sull'elettorato locale. A due anni di distanza tale logica riconfermerà la sua correttezza?
La capacità di Al-Nour e dei suoi avversari di mobilitare il proprio corpo elettorale potrebbe essere una prima indicazione rispetto al numero di preferenze che il partito riuscirà ad ottenere alla prossime legislative.
Tuttavia la capacità di ottenere sostegno elettorale fra i suoi simpatizzanti non è chiara.
Il salafismo egiziano ha d’altronde uno spiccato carattere settario. Più che il partito o il movimento, conta il singolo shaykh che presiede la moschea. È soprattutto lui che è in grado di fidelizzare il rapporto con la base popolare e di influenzarne gli orientamenti e gli umori.
Marco Di Donato è Dottore di Ricerca in Scienze Politiche e presidente del Centro Italiano di Studi sull'Islam Politico (CISIP).
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