LA FRANCIA UMILIATA NEL SAHEL”.
Il bilancio delle Operazioni “Serval” e “Barkhane” e del successivo tentativo di coinvolgere gli Stati africani (G5 Sahel) nella gestione della loro sicurezza, ha evidenziato risultati caratterizzati da forti tinte in chiaroscuro. Le operazioni militari, nel loro insieme, possono essere sostanzialmente considerate positive, a parte la struttura il G5 Sahel (Comunità di cooperazione politico, economica e militare fra i 5 paesi del Sahel coinvolti) che non esiste più, mentre la parte politica, che avrebbe dovuto necessariamente accompagnare e sostituire la fase militare delle operazioni sul terreno, é stata un vero fallimento per la Francia. Questa, tra gli altri, ha dovuto subire anche l'umiliazione delle recriminazioni, del risentimento e delle accuse di tradimento da parte del Mali all'Assemblea Generale dell'ONU. I dirigenti francesi, che hanno affiancato politicamente la missione militare, mossi più da motivazioni ideologiche, (ossessionati dalla promozione del “processo democratico” a tutti i costi), molto spesso non coerenti con l'ambiente in questione ed anche da insufficiente conoscenza geo-storica della regione (incredibile per una nazione coloniale che ha dominato l'area per oltre un secolo !!), hanno fatto adottare una serie di scelte funeste che hanno spinto i ribelli, in lotta fra di loro, ad unirsi e cooperare contro il comune nemico.
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