mercoledì 30 gennaio 2019
Africa Centrale. L'epicentro del traffico degli emigranti
Controllare
il Fezzan per controllare il rubinetto dei migranti
Il passaggio dei migranti
dall’ Africa centrale alle coste mediterranee attraversa due direttrici una dal
corno d’ Africa (Somalia, Eritrea ed Etiopia) e l’ altra dal golfo di Guinea
(soprattutto Nigeriani oltre che dai paesi limitrofi), queste passano attraverso
il confine tra Niger e Mali, zona semidesertica in nella più completa anarchia,
dove lo stato è assente e dove ogni organismo è senza giurisdizione.
La terra di nessuno si canalizza
attraverso il Fezzan, fino alla città di Sabha, lo snodo dove i migranti
vengono rivenduti come schiavi e portati verso nord dai gruppi criminali sulla
costa dove vengono messi suoi barconi per l’ Italia. La gestione di questi
traffici è in mano alle tribù del sud libico che guadagnano sullo sfruttamento
dei migranti, e tra questi ci guadagnano anche le formazioni jihadiste.
L’Italia mantiene gli
assetti sulla costa con legami più o meno noti con vari enti tribali della zona
costiera, in particolare quelle nell’ibrida galassia del GNC, dove il legame è
più forte. Quindi il freno italiano è stato azionato sulla punta della
direttrice, mentre ciò che più preoccupa è il rafforzamento di tutte quelle
formazioni di jihadisti e trafficanti nella loro orbita.
Il Fezzan necessita delle
attenzioni italiane e dovrà entrarci ancora di più, anche se l’ingerenza
implicherebbe il conflitto di interessi con i francesi che mantengono l’ influenza
sul Niger e Mali (dove combattono con l’operazione Serval contro i vari gruppi
jihadisti nella zona), come ben visto dal freno all’intervento italiano nel
Niger.
Il traffico dei migranti
ha il suo epicentro nell’ alto Sahel, il controllo anche diretto del Fezzan è
fondamentale se si vuole agire sulla tratta dei migranti, e su un maggiore
controllo del suolo libico, conquistarsi la fiducia, non solo economica delle
tribù locali, sarebbe fondamentale per arrivare a creare quel principio di
controllo che tanto ci serve.
Ricercatore Cesvam dott.
Matteo Bortolami
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